Fai spazio a ciò che sei

Per accettarti devi infatti prima stabilire come sei, ma questo non è possibile, perché sei un essere in perenne mutamento e ridefinizione. Volerti più bene? Essere più libero? Credere di più in te stesso? In questo modo alimenti l’idea che l’autostima sia una questione quantitativa. Ma se pensi di dover ottenere di più, allora dai per scontato di non essere abbastanza, e quindi ti condanni automaticamente alla disistima. Non puoi trovare l’autostima se la cerchi fuori di te. Dagli obiettivi, dalle illusioni (quando crederò di più in me stesso starò bene), dai programmi (devo lavorare su me stesso, devo essere un vincente), tanto più si formerà quel vuoto in cui l’autostima può affiorare e operare. 

Se non sono io a prendere la guida della mia vita, allora qualcosa dal profondo entra in azione e mi porta dove devo andare: mi farà incontrare le persone giuste per me ed estrarrà dal mio interno le mie capacità innate. È il suo compito. L’autostima quindi non è ciò che cerco, ma ciò che arriva. E arriva tutti i giorni, a volte proprio attraverso i disagi o i problemi. Più l’accogliamo e più emergono con facilità i nostri talenti e le nostre inclinazioni naturali. L’autostima è dunque, percepire  se stessi nel presente, le proprie, le proprie emozioni e i propri stati d’animo, senza volerli ingabbiare, spiegare, vivisezionare o cacciare. Non ci sono sforzi da fare, mete da raggiungere, obiettivi da conquistare. Tutto dipende da un rapporto naturale e libero con il nostro mondo interno. Avere autostima significa affidarsi a quel flusso naturale, ma per farlo occorre cambiare prospettiva e sintonizzarci con il nostro nucleo interiore. La fiducia in sé, non è il dirsi tutti i giorni “sei forte, sei bravo, vedrai che ce la fai”. È semplicemente l’affidarsi alla propria essenza, al proprio nucleo, che sa cosa fare di noi e come portarci verso la nostra realizzazione più autentica. Fidarti di te è il primo passo per trovare l’autostima: non giudicarti, accettati come sei, come faresti con un amico. Più vuoi apparire forte, controllarti, somigliare a un ideale di durezza che ti sei messo in testa, più la fragilità tornerà a trovarti quando meno te l’aspetti, facendoti perdere la fiducia in te. Questa idea di autostima consiste nell’indossare continuamente una maschera che nulla ha a che fare con la propria spontaneità. Avere autostima significa in realtà piacersi, andarsi bene così come si è, senza volersi migliorare, cambiare, correggere. È un modo di essere che si conquista stando nel presente e accoglierlo tutti gli stati di cui l’interiorità si colora, istante per istante. Il suo raggiungimento non è rimandabile a quando avremo realizzato certi obiettivi che consideriamo necessari per acquisire una buona opinione di noi stessi. Sprechiamo a volte tutta un’esistenza in attesa che accadono delle cose che poi, anche quando si avverano, spesso ci lasciano più vuoti di prima. Di fatto, siamo prigionieri dei modelli che la realtà ci impone e così facendo passiamo gran parte del nostro tempo a sognare di diventare ciò che non siamo, a fare nostri modi d’essere che riteniamo “vincenti”, “perfetti”, ma che non ci appartengono. Da qui nascono senso di inadeguatezza, senso di colpa, paura del fallimento, delusione, insicurezza, fattori che ci predispongono alla disistima e all’infelicità. L’autostima non corrisponde a uno sforzo per cambiare noi stessi, ma ha a che vedere con un diverso atteggiamento mentale, che si basa sull’accettazione consapevole di ciò che siamo adesso, in questo preciso istante. Stare quindi nel presente, senza rimpianti per gli sforzi che non abbiamo fatto in passato, senza frustrazione per ciò che non abbiamo ancora realizzato. Riportato dai pensieri di Papa Francesco lasciati nell’Udienza del 5.10.2002: Conoscere sé stesso. E questo non è facile. Spesso non sappiamo discernere perché non ci conosciamo abbastanza, e così non sappiamo che cosa veramente vogliamo. Non conosciamo sufficientemente noi stessi, e non vogliamo nemmeno conoscerci per come siamo veramente. Quasi tutti noi ci nascondiamo dietro a una maschera, non solo di fronte agli altri, ma anche quando ci guardiamo allo specchio. Conoscere sé stessi non è difficile, ma è faticoso: indica un paziente lavoro di scavo interiore. Richiede la capacità di fermarsi, di “disattivare il pilota automatico”, per acquistare consapevolezza sul nostro modo di fare, sui sentimenti che ci abitano, sui pensieri ricorrenti che ci condizionano, e spesso a nostra insaputa. “Sento” non è lo stesso di “sono convinto”; “mi sento di” non è lo stesso di “voglio”. Così si arriva a riconoscere che lo sguardo che abbiamo su noi stessi e sulla realtà è talvolta un po’ distorto. È importante conoscersi, conoscere le password del nostro cuore, ciò a cui siamo più sensibili, per proteggerci da chi si presenta con parole suadenti per manipolarci, ma anche per riconoscere ciò che è davvero importante per noi, distinguendolo dalle mode del momento o da slogan appariscenti e superficiali. Sono libero o mi lascio andare ai sentimenti del momento, o alle provocazioni del momento? Rileggere con calma quello che capita nella nostra giornata, riconoscere che cosa sazia il mio cuore. Vedere: cosa è passato oggi? Cosa è successo? Cosa mi ha fatto reagire? Cosa mi ha fatto triste? Cosa mi ha fatto gioioso? Si tratta di vedere il percorso dei sentimenti, delle attrazioni nel mio cuore durante la giornata. 

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