Torna l'appuntamento annuale con la festa in onore della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Quest'anno tutti gli appuntamenti religiosi torneranno nella chiesa del Carmine che, dopo alcuni anni di chiusura a causa di lavori di consolidamento e ristrutturazione, è stata riaperta al culto. Di seguito pubblichiamo il programma religioso dei festeggiamenti.
Nel libro di Città Nuova I giovani non sono una minaccia, anche se fanno di tutto per sembrarlo (2020), lo psicoterapeuta Alberto Rossetti scriveva: «I giovani fanno paura perché non stanno al loro posto. Solo grazie a questo loro movimento, però, una società può progredire ed evolversi».
Se per tutto il corso della vita l’essere umano continua a cambiare, l’adolescenza è la fase che in assoluto è più segnata dai cambiamenti. Quelli più evidenti riguardano il corpo e le sue sembianze esterne, ma i più rilevanti avvengono all’interno della scatola cranica, in quello straordinario organo chiamato cervello.
Durante l'adolescenza si iniziano a sperimentare tanti tipi di relazioni. Quella con i coetanei è sicuramente significativa. Tra i banchi di scuola, in palestra o nella tua band nascono le prime amicizie: in genere ci si aggrega per interessi che possono essere musicali, sportivi, riguardanti la moda o semplicemente i meme e i trend su Istagram e Tik Tok. Poi le relazioni diventano più complesse e articolate e si iniziano a considerare una o poche più persone veramente amici, che potranno esserlo per sempre, o come accade frequentemente saranno solo di passaggio. Nel rapporto con gli altri inizi a modellare anche te stesso.
L'Eucaristia è la presenza di Cristo Risorto in mezzo alla sua Chiesa, perché continui ad essere annuncio efficace di salvezza per il mondo. Come per i discepoli di Emmaus, anche per noi "spezzare il pane" diventa non solo il segno per riconoscere la presenza del Signore, ma anche la presentazione di tutto il suo mistero di salvezza. La passione, la morte e la risurrezione di Cristo non sono stati solo annunciati, ma resi visibili come segno concreto ed efficace della salvezza realizzata.
L'evoluzione delle società, soprattutto quelle occidentali, supportate dalla tecnologia, e l'avvento di una nuova cultura moderna e postmoderna hanno portato una concezione libertaria del corpo. Il corpo umano è stato liberato dal "giogo" di ogni visione. Da un lato, qualsiasi uso del corpo è consentito, tollerato: esibizione, commercializzazione, manipolazione, pornografia, soddisfazione di tutti i suoi bisogni senza una legge o un quadro stabilito, le cosiddette nascite indesiderate, la sessualità, dall'altro dalla visione del Creatore della persona umana.
L'evoluzione delle società, soprattutto quelle occidentali, supportate dalla tecnologia, e l'avvento di una nuova cultura moderna e postmoderna hanno portato una concezione libertaria del corpo. Il corpo umano è stato liberato dal "giogo" di ogni visione. Da un lato, qualsiasi uso del corpo è consentito, tollerato: esibizione, commercializzazione, manipolazione, pornografia, soddisfazione di tutti i suoi bisogni senza una legge o un quadro stabilito, le cosiddette nascite indesiderate, la sessualità, dall'altro dalla visione del Creatore della persona umana.
Possiamo e dobbiamo sfruttare la natura per soddisfare i nostri bisogni ed i nostri desideri ma nel far questo abbiamo anche il dovere di preservare, rispettare ed accrescere la sua bellezza e preservare la sua fecondità per le prossime generazioni.
L’azione umana è creativa non solo perché cambia (in meglio o in peggio) il mondo attorno a noi. L’azione cambia anche noi stessi, l’uomo che la compie, facendone un uomo migliore o peggiore. Ognuno di noi, infatti, attraverso la sua coscienza, interiorizza il mondo in cui vive e crea il suo mondo interiore mentre al tempo stesso contribuisce alla costruzione del mondo della intersoggettività umana, del comune mondo della vita. Anche in questo caso l’uomo è creatore ma non in senso assoluto.
“La Gloria di Dio è l’uomo vivente” diceva sant’Ireneo. La Chiesa di Cristo esiste per l’uomo, è il prolungamento nel tempo del mistero trinitario, perfetto in sé ma che attende che tutti ne siano parte nella gloria eterna. La passione di Dio è dunque l’uomo e la sua piena salvezza, vale a dire, la sua felicità vera, la sua piena realizzazione.
Il Dio di Gesù Cristo è un Dio Trinitario, è un Dio in Tre Persone. Per capire in che modo si possa essere insieme uno e tre, i teologi del IV e V secolo hanno dovuto ripensare il tema della relazione e, di conseguenza, della persona.
Dio si è reso conto che non bastava più la sua parola donata attraverso i profeti, ma che era tempo di rendersi visibile: di farsi carne. In Cristo. Se guardiamo al mondo di oggi, dove Dio è assente, dobbiamo constatare che anch’esso è dominato dalle paure, dalle incertezze: è bene essere uomo o no? È bene vivere o no? È realmente un bene esistere? O forse è tutto negativo? Dio non è lontano da noi, sconosciuto, enigmatico, forse pericoloso. Dio è vicino a noi, così vicino che si fa bambino, e noi possiamo dare del “tu” a questo Dio.
Il personalismo si caratterizza per la sua proposta antropologica che vede nella persona umana una unitotalità di spirito e corpo, che ne fa un essere con valore di soggetto, non di oggetto. Questa dignità singolare si basa sullo spirito (intelligenza e volontà, coscienza e libertà) e comprende anche il corpo. Così, non solo il corpo non è riducibile a pura materia biologica, ma nelle sue manifestazioni è rivelatore e portatore di istanze valoriali e, perciò, di obblighi morali. Il corpo partecipa alla dignità inalienabile della persona: corpo soggetto e non corpo oggetto.
Dio mostra la sua fedeltà anche se l’uomo viene meno alla sua parte. Così la sua fedeltà diviene fedeltà misericordiosa. Non però una misericordia che nasce dalla compassione, ma dalla fedeltà. Dio è fedele a sé stesso e mantiene la sua parola nonostante tutto. Si tratta di una ostinata solidarietà. La pienezza della misericordia di Dio si trova in Cristo. Nel mistero pasquale… Dio ci appare per quello che è: un Padre dal cuore tenero, che non si arrende dinanzi alla gratitudine dei suoi figli ed è sempre disposto al perdono.
Che cosa possiamo sapere della creazione? Certamente ben poco perché nessun testimone era presente quando il mondo non esisteva ancora. I primi testimoni sono apparsi solo dopo la creazione del genere umano. Perciò il narratore che descrive come Dio ha creato l’universo non può essere testimone oculare, specialmente nel caso del primo racconto della creazione (Genesi1,1-2,3), racconto che inizia con le parole ben note: “All’inizio Dio creò il cielo e la terra”. In questo racconto, in effetti, Dio crea la prima coppia umana solo nel sesto giorno.
Pubblichiamo il programma della Settimana Santa 2023. Si avvisano i fedeli che, a partire da oggi e fino a data imprecisata, la chiesa di San Francesco resterà chiusa e conseguentemente le celebrazioni religiose si terranno in sostituzione nella chiesa S. Luigi Orione.
«Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza» (cfr Gv 10,10), dice a tutti noi Gesù. Perché non sentire il grido della umanità che cerca giustizia e amore, e provare a rispondere cominciando da dove siamo, da ciò che già oggi possiamo? L’uomo aspira a grandi cose, a grandi ideali, a progetti che abbiano il respiro dell’eterno e dell’infinito, che facciano raggiungere quella pienezza umana dove la giustizia, l’uguaglianza, la fratellanza, l’amore in una parola, non sono più chimere, ma realtà palpitanti, pezzi di vita che piano piano formano l’unico disegno dell’umanità.
Benedetto XVI diceva: Non v’è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non v’è niente di più bello che conoscere lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui. Siamo consapevoli che ogni giorno le invocazioni risuonano in modo differente dentro di noi, ci sollecitano e suscitano interrogativi diversi, poiché si intrecciano a ciò che abbiamo concretamente vissuto quel giorno, agli incontri fatti, alle gioie provate e alle amarezze subite, agli eventi grandi e piccoli dei quali siamo stati protagonisti o testimoni. Benedetto XVI ha scritto: «Che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore?
Oggi è un mondo post-secolare: un mondo che non si pone nemmeno più il problema di Dio. Il Medioevo in Occidente ha visto l’identità tra Stato e Chiesa: uno stato, una religione. È quello che ancora oggi riscontriamo, soprattutto se lo sguardo si volge verso Oriente. Teocrazie e Chiese di Stato hanno risolto il problema al cittadino: la fede è parte integrante dell’essere membro di quella società. Le guerre di religione che hanno segnato l’Europa con fratture dolorosissime hanno portato alla tolleranza. L’unità dello Stato ammette la pluralità delle religioni.
C’è uno strano pregiudizio che serpeggia in questi ultimi anni, riassumibile più o meno con questo refrain: “i genitori hanno smesso di fare i genitori e fanno gli amici dei figli, così hanno perso di autorità e i figli sono allo sbando, viziati, iperprotetti, onnipotenti!”. Nella mia esperienza di parroco tra i ragazzi e nei gruppi di formazione per genitori riscontro l’esatto opposto: dove non c’è amicizia tra genitori e figli ci sono figli insicuri e genitori in difficoltà, dove c’è amicizia, invece, trovo figli felici e genitori soddisfatti.
Qualcuno si sente colpevolizzato, altri si difendono accusando, qualcuno addomestica la coscienza giustificandosi: son fatto così! Quando invece Dio educa il suo popolo, quando Gesù incontra le persone (i peccatori!) quando un buon educatore esercita il suo compito, fa riferimento a due elementi positivi: libertà e responsabilità. Se pensi: io sono fatto così, faccio quello che fan tutti, regali ad altri la tua persona, la tua libertà, rinunci alla parte migliore di te. La Bibbia dice che al vertice della Creazione (sesto giorno) Dio ha voluto un interlocutore libero di passeggiare con Lui, di amarlo, di offrirgli le primizie del suo vissuto.
Da qualche decina di anni fa, la fede era offerta come consolazione per le vite più sofferte, per i sacrifici e le ingiustizie che sembravano ineluttabili. Oggi non è più così. Per le ingiustizie si cerca un rimedio culturale, politico e sociale. Moltissime persone non credenti lottano per un mondo più giusto, per la salvaguardia del creato, per la liberazione di coloro che sono oppressi, e non poche volte si scandalizzano di credenti che minimizzano le ingiustizie mondiali e la violenza sul creato. Può resistere la fede nel Dio di Gesù, però, senza che la fame e la sete della giustizia impediscano di accontentarsi di spostare a chissà quando la consolazione per chi soffre?
Siamo costantemente richiamati a non cedere alle tentazioni, vale a dire a non lasciare attrarre dal male che ci si presenta sotto un profilo accattivante, ma a evitarlo riconoscendolo proprio in quanto male. È questa infatti l’essenza della tentazione: l’incapacità di riconoscere il male in quanto tale, confondendolo con ciò che solo può dare compimento alla nostra libertà e alla nostra vita: il bene. Interrogarsi sulla tentazione, è un autentico interesse riguardante il senso della nostra vita umana e le condizioni per poter condurre una vita autenticamente e pienamente realizzata.
Non sono gli eventi trascorsi a renderci infelici, ma le opinioni che continuiamo a trascinarci dietro. La famiglia è il campo in cui è stato gettato il seme da cui cresce la pianta che diventeremo, ma un albero lo riconosci dalle sue caratteristiche, non dal terreno in cui è spuntato. La vera origine dei disagi, come sempre, è dentro di noi. Qualsiasi cosa sia accaduta, è accaduta e non c’è più. Ciò che siamo e quello che proviamo non è determinato da come ci hanno trattato i genitori, ma da come noi stessi ci trattiamo, ovvero se rispettiamo le nostre caratteristiche innate e le lasciamo emergere.
Nel Sal 139 lo sguardo di Dio è stupendo e pieno di saggezza e può spingersi nei pensieri, nelle ossa, nelle viscere del credente. «Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie» (139,1-3). Nel libro di Giobbe è ancora il faccia a faccia, come nel salmo, ma qui lo sguardo di Dio è sentito come un peso e una crudeltà: «Fino a quando da me non toglierai lo sguardo e non mi lascerai inghiottire la saliva?» (7,19).
Teologi e psicologi possono crescere insieme, proprio in quanto teologi e psicologi, nel loro specifico. Non è possibile fare a meno del dialogo: la teologia si precluderebbe un ambito del sapere imprescindibile. Il rito non è nulla di meno di un gesto squisitamente umano, e in questo “nulla di meno” la competenza delle scienze umane è una benedizione per la teologia.
Ma la circoncisione è anche la circostanza in cui viene dato il nome al bambino, e così avvenne anche per Gesù: Giuseppe e Maria lo chiamano Jeshu’a. In realtà questo nome - che fa riferimento all’impronunciabile Nome di Dio, JHWH – è dato da Dio stesso (cfr. Lc 1,31), non dagli uomini: Gesù è un bambino che nasce per volontà e azione di Dio e, quindi, dargli il nome spetta a Dio. Jeshu’a è invocazione di salvezza («Signore, salva!)». Egli è la Parola di Dio, il Figlio vivente in Dio dall’eternità: «In principio era la Parola, la Parola era presso Dio e la Parola era Dio… E la Parola si è fatta carne e ha dimorato tra di noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria del Figlio unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità».
Gesù, nato da Maria, è il Figlio di Dio, generato nella potenza dello Spirito santo, è l’uomo che solo Dio ci poteva dare. Il bambino che nascerà sarà dunque chiamato con un Nome che indica la sua totale appartenenza a Dio e, nello stesso tempo, la missione che egli porterà a compimento vivendo a servizio degli uomini suoi fratelli: Gesù, Jeshu’a, che significa «il Signore salva» e, quindi, Salvatore. “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele” (Is 7,14), che significa Dio-con-noi. Sì, «alla pienezza dei tempi» (Gal 4,4), al compimento di tutte le promesse e le alleanze, Dio ha visitato il suo popolo in modo unico e irripetibile: si è fatto Immanu-El, Dio-con-noi, in Gesù, il Figlio della Vergine Maria, il Messia «nato dalla stirpe di David secondo la carne» (Rm 3,3).
È possibile definire Gesù? Ci hanno provato in tanti. Un grande vescovo del IV secolo d.C., Gregorio di Nazianzo, ha messo in fila ben 32 titoli di Cristo: Dio, Figlio, Immagine, Verbo, Sapienza, Verità, Luce, Forza, Amore, Spirazione, Processione, Splendore, Fattore, Re, Legge, Vita, Porta, Fondazione, Pietra, Margherita, Pace, Giustizia, Santificazione, Uomo, Servo, Pastore, Agnello, Pontefice, Ostia. Primogenito di ogni creatura, Primogenito fra i morti, Risurrezione. La storia di questi duemila anni ci presenta una sterminata pinacoteca di ritratti del Nazareno: giovane pastore nell’arte catacombale, trionfante Pantocrator bizantino, il Cristo realistico di Durer, il moribondo pienamente umano di Michel, il Cristo torturato di El Greco, il Gesù alquanto liquoroso del tardo barocco, il Cristo di Rouault, di Matisse, di Chagall.
Il primo libro della Bibbia, Genesi, scritto nel VI-V secolo a.C., inizia con «In principio Dio creò» e riporta poi due racconti della creazione. Genesi non è un libro scientifico e neppure, come pensano i creazionisti americani, un libro di storia. Non è, cioè, un resoconto dell’attività di Dio che viene dato per toglierci la bellezza di scoprire, mediante la scienza, la storia dell’universo. Quello di Genesi è un racconto simbolico che vuole farci conoscere una verità di fede: tutto è stato creato da Dio, per amore dell’uomo, sua creatura privilegiata. Il continuo progredire della scienza mostra che la realtà è molto più grande di noi.
Le emozioni sono una componente innata in ognuno di noi, sono l’espressione di una potente spinta naturale che ha origine nell’istinto di sopravvivenza. Senza queste reazioni immediate non potremmo scappare di fronte a un pericolo, non potremmo coltivare una passione o una relazione. La sorpresa ci spinge a essere curiosi verso le novità e quindi a crescere; la tristezza ci spinge ad andare oltre le esperienze dolorose. La rabbia ci difende dagli attacchi altrui e dalle ingiustizie. L’espressione mimica delle emozioni fondamentali è infatti innata, prescinde dalla cultura e dall’apprendimento per imitazione.
La parola “emozione” viene dal verbo latino “exmovere” o “emovere”, che significa “trasportare fuori” o “smuovere”. Indica un modo che viene dall’anima in risposta a stimoli esterni o interni a noi. Ogni emozione produce diversi tipi di reazione e di cambiamenti in noi, su vari livelli: cambiamenti fisiologici (accelerazione del battito cardiaco o del respiro, stomaco chiuso, sudorazione…); cambiamenti nel modo di pensare e nell’atteggiamento mentale (componente cognitiva dell’emozione); spinta all’azione (componente comportamentale). L’etimologia aiuta a comprendere meglio cosa si intenda per dominio delle proprie emozioni, che non corrisponde né alla repressione né all’annullamento emotivo. Dominio deriva da “dominus” (padrone, signore).
La gioia nasce dal fatto di aver raggiunto un bene che si desidera, un bene che sazia ogni desiderio, in ultima analisi quel bene che è Dio. Più in particolare per il credente la gioia è legata al compimento della sua volontà, o di quel progetto che Dio ha sulla vita dell’uomo. Ma la gioia è e dev’essere anche nel cammino, nella ricerca, nel modo in cui il chiamato risponde al sogno di Dio sulla sua vita, anche se non sarà ancora una gioia piena. Non vi può essere gioia laddove uno si sente costretto o fa le cose per paura o semplicemente si adegua perché… non avrebbe alternative.
La nostra è una società violenta e divisa. Nulla di nuovo. Ci siamo abituati a manomettere le cose, i legami, la nostra stessa interiorità, e a separare, classificare, costruire trincee, formare gruppi e fazioni. Maltrattiamo la natura, la devastiamo e la manipoliamo senza controllo e senza misura. Abbiamo spezzato il filo che lega le cose alla loro origine. La stessa cosa accade con le persone. Nei loro rapporti gli esseri umani si trasformano l’un l’altro in oggetti più o meno manipolabili o temibili, ben poche volte in esseri sacri. Sicché siamo propensi a ferirci, e a farlo nella stessa maniera in cui veniamo feriti.
Quali disposizioni dovremo coltivare nell’interiorità di ogni persona in crescita, per far sì che l’incarnazione del Dio di Gesù trovi un presepe in cui nascere? La fede richiede la capacità di percepire ciò che pulsa oltre ogni oggetto sensibile. Ne segue che dobbiamo aiutare bambini e ragazzi affinché imparino a esplorare il mistero di Dio nel mondo in prima persona, per conto loro. A questo fine va approvata una mistagogia adeguata a ogni tappa evolutiva. Mistagogia, nella terminologia cristiana è ciò che conduce a quell’atteggiamento che permette al credente una retta partecipazione ai misteri cristiani.
Quando c’è perdita dell’energia vitale, come nel caso della depressione, ci ritroviamo dinanzi alla solitudine. A volte è un’esperienza violenta, a volte dolorosa. Come addomesticare questa solitudine interiore, esistenziale, che temiamo tanto? Quali virtù riconoscerle? E che cosa può insegnarci? Quanti di noi non tollerano la solitudine e la concepiscono solo sotto il suo lato peggiore? I fatti sembrano darci ragione perché la solitudine abissale esiste. Dolorosa, genera un vissuto particolare: vuoto interiore, scollamento temporale, paura dell’altro (malgrado il fantasma di un incontro felice), percezione negativa di sé alimentata dal sentimento di essere abbandonati e dimenticati da tutti, soliloqui frequenti (si parla da soli).
Devi avere una grande fiducia in te, non perché sei necessariamente un individuo migliore degli altri, più affidabile, saggio o capace, ma semplicemente perché sei tu, e nessuno meglio di te può esserti alleato, volere il tuo bene, conoscere i tuoi bisogni, essere sempre presente e disponibile. Questo non è un obiettivo ideale da raggiungere, ma già una condizione naturale e fisiologica: così come ogni organo del corpo fa la sua parte perché la salute vinca sulla malattia. Ogni funzione della nostra mente (il pensiero, il giudizio, l’immaginazione, la memoria, le emozioni…) dovrebbe tendere a questo fine.
Per accettarti devi infatti prima stabilire come sei, ma questo non è possibile, perché sei un essere in perenne mutamento e ridefinizione. Volerti più bene? Essere più libero? Credere di più in te stesso? In questo modo alimenti l’idea che l’autostima sia una questione quantitativa. Ma se pensi di dover ottenere di più, allora dai per scontato di non essere abbastanza, e quindi ti condanni automaticamente alla disistima. Non puoi trovare l’autostima se la cerchi fuori di te. Dagli obiettivi, dalle illusioni (quando crederò di più in me stesso starò bene), dai programmi (devo lavorare su me stesso, devo essere un vincente), tanto più si formerà quel vuoto in cui l’autostima può affiorare e operare.
Se sulla terra ha camminato un uomo come Gesù, allora anche a noi può essere dato di «camminare come lui ha camminato» (1Gv 2,6). La sua vita è promessa di senso per la nostra vita. Il vangelo, come annuncio di bene, è in qualche modo l’oggetto per eccellenza della promessa; per analogia, ogni promessa è una forma di vangelo. Ciò nella consapevolezza che il vangelo è Gesù Cristo e la persona di Gesù è il vangelo (cf. Mc 8,35; 10,29). Dunque, Gesù è la promessa di Dio fatta buona notizia, ora e sempre. Chiediamoci perché Gesù amava la compagnia dei peccatori pubblici, preferendola a quella dei pretesi impeccabili, dei «giusti incalliti».
Riscopriamo il potere e la forza della preghiera: Il mio segreto è molto semplice: prego.
Da solo ciascuno di noi può poco, ma quel poco possiamo farlo solo noi: Potremo aggiungere solo una goccia all’oceano, ma l’oceano sarebbe con una goccia in meno senza la nostra piena risposta a Lui.
Gesù ci parla in mille modi diversi, dobbiamo solo ascoltare: Nei momenti di svago Cristo parla attraverso gli altri e nella meditazione ci parla direttamente.
A volte siamo ospiti perfetti per un’invitata che ci ruzzola addosso inopportunamente. Invadente, si insedia in noi spudoratamente; pretenziosa, anticipa il futuro (cupo, necessariamente); intrusiva, investe i nostri organi; menzognera, si fa chiamare «stress» per farci credere che arriva dall’esterno. L’angoscia viene a schiacciarci, a demoralizzarci, a farci sentire la morte… Quando giunge, pronta a impossessarsi di noi, ha come compito di allertarci sul vuoto di cui non avevamo coscienza. Il nostro dovere è dunque quello di affrontarla, senza indugiare troppo: essa si nutre infatti dei nostri dubbi; occupa ancor meglio il terreno quanto più abbiamo la sensazione di essere «svuotati».
La maggior parte della gente considera l’attesa una perdita di tempo. Forse perché la cultura nella quale viviamo fondamentalmente dice: «Su, dài! Fa qualcosa! Dimostra che sei capace di agire! Non stare lì seduto ad aspettare!». Più paura abbiamo, più penoso diventa l’aspettare. Questo è il motivo per cui l’attesa è un atteggiamento tanto impopolare per tanta gente. I personaggi che attendono hanno ricevuto una promessa: hanno ricevuto qualcosa che sta operando in loro, come un seme che ha cominciato a germogliare. Questo è molto importante. Noi possiamo veramente aspettare solo se ciò che stiamo aspettando è già cominciato per noi. Così, aspettare non è mai un movimento da niente a qualcosa.
Sappiamo tutti che bisognerebbe volersi bene. Lo abbiamo sentito dire molte volte dai nostri genitori, dagli insegnanti, da psicologi, psichiatri, maestri, tutor, personaggi televisivi. Raramente però ci è stato spiegato a cosa serve amarsi e ancora meno come si fa a mettere in pratica questo concetto che sembra tanto bello quanto astratto. Talvolta l’idea di volersi bene viene erroneamente interpretata da molte persone come sinonimo di egoismo creando così sensi di colpa per ogni scelta fatta per se stessi vivendola come “qualcosa” che toglie spazio ai doveri e agli impegni rivolti al prossimo.
Tutti nella chiesa siamo chiamati ad assumere lo stesso sguardo di tenerezza ed amore che fu Gesù. Egli, come ci ricorda Papa Francesco: «ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e tenerezza accompagnando i loro passi con verità, pazienza e misericordia, nell’annunciare le esigenze del Regno di Dio» (AL 60 Amoris Laetitia). Inoltre, come sappiamo, nel suo pellegrinare terreno Gesù ha incontrato molta gente.
Si è creata una malattia sociale terribile, forse la più pericolosa che sia mai esistita per gli uomini e le donne. La credenza che la nostra vita sia solo esterna, che l’interiorità sia del tutto secondaria, che non conti nulla, forse che neppure esista. Gli antichi ci avevano avvisato: senza il mondo interiore, se non conosciamo le “sue leggi” il peggio può solo arrivare. Esiste una Guida Interna, un Nucleo che conduce la nostra esistenza verso la sua meta? Se la risposta è sì a questa domanda, il mondo esterno diventa solo lo sfondo.
La vita può cambiare in un attimo. Ansia, tormenti e insicurezze possono svanire, lasciando spazio a un’autentica calma interiore. Tutto questo accade quando riusciamo a fare una cosa fondamentale: cambiare sguardo. Mese di Agosto, mese di vacanza, propongo un breve tratto della meditazione tenuta da Papa Francesco il 27 Marzo 2020 (Vangelo di Marco capitolo 4 versetto 38).
Pubblichiamo il calendario delle celebrazioni eucaristiche in parrocchia durante il mese di Agosto 2022.
Il sociologo Marc Augé (Non luoghi, Elèuthera, Milano 2005), definisce il nostro tempo come l’età surmoderna. Un tempo connotato da quelli che lui chiama i non-luoghi. Oggi quelli che un tempo erano vissuti come nodi di percorrenza, di transito di persone e di circolazione di merci e di veicoli si sono trasformati in spazi di insediamento. Sono questi non-luoghi ad essere diventati paradossalmente i luoghi di residenza. Luoghi di massificazione spersonalizzati e spersonalizzanti, in cui si sfiora senza stabilire relazioni.
Notiamo che giovani, e non solo loro, sentono il bisogno di ricercare strategie per uscire dalla realtà con le varie dipendenze o almeno di sentire la realtà meno gravosa e terribile. Va sottolineato che nessuna delle strategie di moda, dall’alcol alla droga al gioco d’azzardo, sono immuni da effetti collaterali. Quindi va creato un processo culturale, prima che penale, per portare i giovani ad una vita attiva, sana, lontana dai tristi fenomeni delle famiglie distrutte, della disoccupazione, del bullismo, della discriminazione.
La sofferenza nel mondo è naturalmente un grosso ostacolo per poter continuare a credere in un Padre “buono”. Eppure c’è una possibilità per riuscire a convivere con la sofferenza ed essere felici, e continuare a credere nella bontà di Dio. Ci sono così tanti santi che hanno sofferto moltissimo, eppure hanno continuato ad affidarsi a Dio. Hanno creduto che la sofferenza che mettevano nelle mani di Dio portasse frutti, e avesse un senso. La sofferenza è assurda e deve essere combattuta.
Pubblichiamo il programma delle celebrazioni in occasione della Settimana Santa 2022. Dopo due anni di restrizioni determinate dall'insorgenza del Covid-19, quest'anno i riti della Settimana Santa riprenderanno regolarmente. In chiesa non è più richiesto il distanziamento sociale ma permane l'obbligo di indossare la mascherina. Nelle celebrazioni esterne invece è vivamente raccomandato l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
“Sindrome del nido vuoto”, uno stato psicologico caratterizzato da tristezza, sensazione di abbandono e di inutilità, quando i figli “spiccano il volo”. Ne soffrono soprattutto le donne, perché hanno un più stretto legame emotivo coi figli. Per tradizione e necessità sono loro ad occuparsi per più tempo dei figli, anche se sono grandi. Quando se ne vanno di casa, le madri perdono questo compito e in qualche caso se ne sentono sminuite, specialmente se sono casalinghe e non hanno, o non hanno avuto, un ruolo lavorativo.
L’uomo è aggressivo di natura, la storia lo dimostra chiaramente. Non sappiamo cosa succeda al suo interno: possiamo vedere l’azione del lievito nella pasta, ma il lievito non lo vediamo. Ci sono comunque sempre più persone che si domandano concretamente dove stia andando a finire la nostra società. Non sta forse andando verso la rovina, velocemente, come una roccia che si è staccata dalla parete? Perché, dicono, non è che crolli una casa ogni tanto, sono tutte le fondamenta a cadere.
Il gioco è un’attività presente nell’uomo e nell’animale fin dalla nascita, ed ha una funzione specifica: essere piacevole, divertente, gratificante, e cioè capace di facilitare l’acquisizione di importanti capacità personali e sociali. Inoltre favorisce (ad esempio negli sport) la possibilità di sperimentare la propria abilità, di entrare in rapporto con gli altri, di confrontarsi con il rispetto delle regole, di vivere la competitività, l’autoaffermazione, la perdita, la frustrazione
La felicità non è un lusso, è un dovere. Siamo sollecitati alla felicità dalla società attuale, che stimola il nostro desiderio verso qualcosa di nuovo e di bello. La felicità è frutto della gioia interiore. Non sai da dove viene. Te la trovi dentro: la gioia di esistere, di vivere; la gioia di comunicare e di non essere soli; la gioia dell’amore e della pace; la gioia del dovere compiuto e del servizio; la gioia esigente del sacrificio e del successo.
Nicandro. Un uomo. Un marito. Un padre. Un nonno. Un amico. Un diacono. Purtroppo davanti a questi sostantivi dobbiamo utilizzare un verbo al passato. Era un uomo. Era un marito. Era un padre. Era un nonno. Era un amico. Era un diacono. Era perché è venuto a mancare alla nostra comunità domenica 13 febbraio 2022.
Il Parroco don Salvatore Rinaldi e la comunità parrocchiale si uniscono in preghiera alla moglie Nunzia e ai figli Alfredo e Chiara per la dipartita del caro don Nicandro Bagari.
"Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo" (Lc 6,23).
I funerali saranno celebrati dal Vescovo martedì 15 febbraio alle ore 9:30 nella Concattedrale Santa Maria Assunta in Cielo.
Discutere è una cosa assolutamente normale nella vita di coppia e i disaccordi sono una parte inevitabile delle relazioni d’amore solide e di lungo corso. Pertanto non drammatizziamoli e non consideriamoli segni di incompatibilità o di un’imminente rottura. Al contrario, se gestiti efficacemente, aiutano entrambi a riflettere sui possibili errori compiuti, spingendoci ad agire in modo diverso in una eventuale lite futura.
La chiesa come comunità di fede deve domandarsi in modo autocritico perché mai persone interessate alla religione cercano le risposte alle loro domande al di fuori della chiesa. Perché perdiamo l’anticipo di fiducia? La sfida permanente è pertanto la seguente: come possiamo trasmettere nel nostro tempo il messaggio di Gesù agli uomini come un’offerta valida? Ci troviamo di fronte a un bivio.
La posizione di papa Francesco sul tema ambientale appare nel suo pontificato fin dall’adozione del nome, Francesco, in omaggio al santo di Assisi, patrono dell’ecologia, poi con l’enciclica Laudato sì, e infine con la celebrazione del sinodo per l’Amazzonia – il primo sinodo nella storia della chiesa a riferirsi a un ecosistema con probabilmente la maggior quantità di forme di vita sulla terra. L’Amazzonia è il più grande bioma di foreste tropicali del pianeta, con un’impressionante risorsa idrica, dimora ancestrale di molti popoli originari dell’America del Sud e luogo di confluenza di molte culture provenienti da altri continenti.
La posizione di papa Francesco sul tema ambientale appare nel suo pontificato fin dall’adozione del nome, Francesco, in omaggio al santo di Assisi, patrono dell’ecologia, poi con l’enciclica Laudato sì, e infine con la celebrazione del sinodo per l’Amazzonia – il primo sinodo nella storia della chiesa a riferirsi a un ecosistema con probabilmente la maggior quantità di forme di vita sulla terra.
A differenza degli animali, gli uomini non hanno istinti, che sono risposte rigide a uno stimolo, ma solo pulsioni a meta indeterminata, per cui a una pulsione aggressiva possiamo assegnare una meta che si esprime nella violenza, così come possiamo assegnargliene una che si traduce in una seria presa di posizione. Allo stesso modo, a una pulsione erotica possiamo assegnare una meta sessuale, così come possiamo sublimarla e metter capo a una composizione poetica o a un’opera d’arte.
Come si può dire che l’essere umano non vale nulla quando Dio stesso si muove per venire a lui? Gesù ci ha insegnato ad avere un grande rispetto per ognuno, grande o piccolo, sano o malato, donna o uomo. Ciascuno si sente da lui riconosciuto, amato, valorizzato. Così com’è, per se stesso, senza secondi fini. Nulla di ciò che è umano, fino alle incombenze più umili, è stato disprezzato. Sfigurare l’uomo, con qualsiasi pretesto, significa offendere Dio che si porta garante della sua dignità.
Come si può dire che l’essere umano non vale nulla quando Dio stesso si muove per venire a lui? Gesù ci ha insegnato ad avere un grande rispetto per ognuno, grande o piccolo, sano o malato, donna o uomo. Ciascuno si sente da lui riconosciuto, amato, valorizzato. Così com’è, per se stesso, senza secondi fini. Nulla di ciò che è umano, fino alle incombenze più umili, è stato disprezzato. Sfigurare l’uomo, con qualsiasi pretesto, significa offendere Dio che si porta garante della sua dignità.
L’adolescenza, è l’età in cui il mondo esterno entra prepotentemente nella vita psichica di una persona e porta a mettere in discussione le figure di riferimento (per esempio, i genitori). Solo in seguito si arriva a una ridefinizione della propria personalità. Il rischio è che un adolescente si aggrappi a stereotipi scegliendoli solo in virtù delle proprie disposizioni. In mancanza di contenuti, però, non si sentirà realizzato e continuerà a cercare una propria collocazione interna ed esterna.
Dobbiamo adattarci a un ambiente sociale mutevole, una rete estremamente complessa di relazioni interpersonali controllate da diverse forze psicologiche, economiche, sociali e politiche. È difficile stabilire un equilibrio tra il nostro mondo interno e l’ambiente esterno… Quanto più industrializzata, urbanizzata e sofisticata diventa la società umana tanto più cresce il problema dell’adattamento. Avere dei valori aiuta ad adattarsi. Nel contesto dei valori cosiddetti estrinsechi, che risiedono al di fuori della persona, cerchiamo questo adattamento attraverso la manipolazione di fattori esterni umani e materiali.
La speranza ha bisogno della nostra disponibilità a cambiare lo sguardo sulla realtà giovanile e a vedere in essa gli indizi del futuro, di un futuro promettente, purché non sia abbandonato a se stesso; e purché l’accompagnamento non sia volto a ricondurre tutto al passato. Un’immagine nell’ identificare il giovane, penso a quella dell’esploratore: al suo coraggio, alla sua curiosità, alla sua capacità di interpretare gli indizi… alla sua fiducia di trovare!
Arte sacra, formazione e dialogo. Sono i tre assi portanti della nascente Fondazione vaticana Fratelli tutti. La Fondazione è composta da diversi soggetti, anche vaticani, che già si occupano di temi legati a questi grandi ambiti che toccano la vita dell’uomo. Nasce dunque in Vaticano ma si apre verso il mondo.
PAPA FRANCESCO, Giornata mondiale della gioventù, 28.07.2013 dice: Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. […] Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. SANTA TERESA DI CALCUTTA diceva: “Se c’è qualcosa che Gesù mi chiede, è che mi affidi a Lui, confidi in Lui, mi doni a Lui senza riserve. […]
Dobbiamo riconoscere che i giovani molto spesso sono cristiani quasi per caso, perché nati in una famiglia cristiana. I cristiani, afferma un documento biblico classico dei primi secoli, «sono assidui all’insegnamento degli apostoli, vivono nella fraternità, partecipano insieme alla Cena del Signore. Mettono in comune ciò che possiedono e sono ben visti dalla gente» (Atti degli apostoli 2,42-47).
La società democratica si alimenta della partecipazione dei cittadini, che non sono neutrali e non sono monadi. Ognuno di noi si confronta con valori, con principi, con tradizioni, con innovazioni culturali e scientifiche, con le proprie comunità di appartenenza (familiare, religiosa, civile, lavorativa). Dentro questa cornice passano il nostro discernimento e la nostra capacità di scelta. Quindi, laicità non può essere neutralità vuota, ma spazio pieno di confronto.
«Un numero consistente di giovani per le ragioni più diverse, non chiedono nulla alla chiesa perché non la ritengono significativa per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, poiché sentono la sua presenza come fastidiosa e perfino irritante» (Christus vivit, 40). L’opinione nei confronti della chiesa, in quanto istituzione, subisce la sorte di tutte le altre istituzioni, verso le quali i giovani hanno un discreto sospetto. Quando i giovani pensano alla chiesa, la associano a tre temi: il Vaticano, i preti e la morale, soprattutto in ambito sessuale e familiare.
I bambini, forse più imperiosamente, provano dolore per qualcosa che hanno vissuto e che ora non si profila più all’orizzonte, per un oggetto al quale erano legati e che ora è scomparso, per una voce che li ha a lungo accarezzati e che ora tace. Strana parola, però «nostalgia»: dolore del ritorno. La nostalgia è un breve sussulto della memoria che prende dimora nel pensiero, nella carne. Ogni tempo vissuto è fatto di volti, di odori, di suoni, di colori, di percezioni, emozioni provate. Ma perché il “dolore” del ritorno?
Il neonato esprime i suoi bisogni attraverso un linguaggio semplice: se sta bene ed è felice sorride, se sta male e prova qualche disagio piange, non ha necessità di fingere. Ben presto però si accorge che può indirizzare il suo comportamento, rendendolo in parte manipolatorio, piangendo, ad esempio (senza avere una reale necessità), solo al fine di attirare l’attenzione della mamma…
Giovanni Paolo II nel 1991 in Polonia chiarì che il concepito è una persona. Quando scopre di essere incinta, la mamma sa che aspetta un bambino non un grumo di cellule. Uno “stato interessante” che dovrebbe interessare di più alla società. Se la gravidanza si interrompe, sa di aver perso un bambino. E se l’interruzione è volontaria, quel bambino non è finito in un buco nero ma lo ha semplicemente restituito al Mittente. E un giorno lo riabbraccerà.
L’indifferenza è una caratteristica della nostra società. Anche nei confronti di Dio l’atteggiamento più diffuso è proprio la mancanza di presa di posizione. Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.
In Italia si contano oltre 60 milioni di cittadini, di cui grosso modo 50 milioni di adulti. Le ricerche socio-religiose più recenti e affidabili dicono che i cattolici convinti e praticanti sono poco più del 22 per cento. In cifra assoluta, quindi, 11 milioni e rotti. Fare - anche solo così, a spanne - i conti della serva sulla popolazione credente nel nostro Paese non è un esercizio ozioso: perché se è vero, come dice papa Francesco, che la sinodalità è «il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio», allora non si potrà che partire dall’ascolto di questi 11 milioni di persone che - bene o male, con tutti i loro limiti e le loro povertà - rappresentano il popolo di Dio che è in Italia.
Al bene comune si è anteposto il proprio, e se il Covid ci ha mostrato che solo nell’appartenenza a un corpo solidale c’è il vantaggio di tutti, affidando all’aiuto degli altri la propria inevitabile insufficienza, è ormai irresistibile il richiamo di chi promette una libertà assoluta, sempre, fino alle conseguenze ultime. Come fossimo soli al mondo.
Le dinamiche di relazione che si instaurano in una coppia spesso sono viziate in partenza da una “tossicità” che è destinata a emergere, prima o poi. In particolare si tratta di quella che viene chiamata “dipendenza affettiva” in cui uno dei due partner, anche per mancanza di autostima, è continuamente bisognoso del sostegno dell’altro, che prende le decisioni anche sulla sua vita.
Pubblichiamo il programma religioso e civile dei festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo che, come da tradizione, si apriranno il 6 luglio con l'avvio della partecipata e tradizionale novena in onore della Madonna e si concluderanno con i tradizionali appuntamenti religiosi del 16 Luglio. Anche quest'anno, a causa dell'emergenza sanitaria in corso, non si svolgerà la tradizionale e affollata processione serale. Tutte le celebrazioni si terranno all'interno della Concattedrale in ragione dell'inagibilità della Chiesa del Carmine.
La fiducia in sé non può venire dall’esterno, dal giudizio degli altri, dallo sforzo di adeguarsi ai modelli. L’autostima nasce semplicemente dall’accettarsi per quello che siamo, dall’affidarsi al proprio nucleo naturale che sa cosa fare per portarci verso la nostra realizzazione più autentica. Molte difficoltà nei rapporti amorosi derivano dall’avere una bassa considerazione di sé; da qui nascono il timore del rifiuto, e l’ansia di perdere il partner. Chi non si stima è come un contenitore pieno di buchi: per quanto amore possa ricevere dal partner, poi scivola via, senza che la persona riesca a nutrirsene.
Possiamo parlare di peccato solo in un contesto religioso e dentro la relazione dell’uomo con Dio. Di fronte a Dio il credente definisce se stesso non solo come figlio amato, ma anche come figlio perdonato. «Credo […] la remissione dei peccati» (Simbolo degli apostoli); «Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati» (Simbolo niceno-costantinopolitano). Sono parole impegnative, ma che una abitudine porta a proclamare senza comprendere a fondo il significato.
Il Sinodo dei Vescovi è un’istituzione permanete del Collegio episcopale della Chiesa cattolica. Fu Papa Paolo VI che lo istituì il 15 settembre 1965 in risposta al desiderio dei padri del Concilio Vaticano II per mantenere viva l’esperienza dello stesso Concilio. Il documento con cui fu istituito il Sinodo è la lettera apostolica-Motu proprio Apostolica sollicitudo.
«L’incontro che si stabilisce tra un ragazzo e una ragazza, se è sincero e profondo, nasconde in sé un grande potenziale di trasformazione e di maturazione. Può aiutarci a smussare le rigidità del nostro temperamento, ad affinare le nostre capacità, a consolidare la fedeltà verso la persona che ci interessa e che vogliamo amare». Qualcuno da amare: l’amore a 15 – 17 anni è una delle esperienze più forti a cui un adolescente va incontro.
Per me la fede… sono riuscito a capire che non è la stessa… non ho la stessa idea di fede di quando ero ragazzino. Adesso ho 19 anni, sono cresciuto, mi sono fatto il mio pensiero. Da bambino pensavo fosse una cosa bellissima, pensano che Dio fosse il mio protettore e che dovessi seguire il suo stile di vita…quello di Gesù. Tramite le varie letture, i vari insegnamenti cercavo di imitarlo. Invece crescendo, anche studiando, ho capito che non è così. Ho capito verso i 13, 14 anni… ho capito che non è tutto vero ciò che dicono.
È l’umano che sta cambiando, e non semplicemente l’abito con cui i ragazzi vestono la loro umanità. I giovani sentono che gli adulti rappresentano un mondo che non può essere il loro e manifestano la loro distanza dicendo sbrigativamente che «sono vecchi!», anche se talvolta questi adulti hanno pochi anni più di loro; gli adulti si rendono conto di non capire atteggiamenti, stili, sensibilità dei più giovani. E la velocità con cui i cambiamenti avvengono fa sì che le generazioni si allontanino sempre di più.
La domenica delle palme è una domenica particolare, per noi è la giornata della pace, la giornata in cui ognuno di noi può dare quel segno attraverso i ramoscelli d'ulivo. Come abbiamo ascoltato dall'antifona “Osanna” Gesù entra trionfale nella storicità degli uomini. C'è un cammino, Gesù invita i suoi a prepararsi per celebrare la Pasqua. Perché questo momento di ascesa da Gerico verso Gerusalemme? Ne scopriremo insieme il significato.
Pubblichiamo il programma delle celebrazioni religione in occasione della Settimana Santa e della Pasqua.
Ogni litigata è come una bomba: c’è sempre un momento di innesco della miccia. Questo periodo storico ci ha costretti a un’altissima esposizione alle persone che abbiamo accanto. Le nostre relazioni più intime rischiano di diventare la nostra valvola di sfogo, tramite cui scarichiamo le nostre paure, ansia e rabbia. Il conflitto è inevitabile, fa parte di noi esseri umani: prima comprendiamo questa realtà, prima capiremo che non possiamo evitare il conflitto, ma dobbiamo imparare a gestirlo bene.
Fra i vari rapporti di amicizia che un ragazzo (questo termine è riferito qui sia ai maschi che alle femmine) può stabilire all’interno della propria classe, o di un gruppo extrascolastico organizzato (o anche semplicemente con qualche ragazzo vicino casa, o incontrato in luoghi frequentati da entrambi), uno può assumere una forte intensità e caratteristiche assai ben definite.
Oltre che nei gruppi organizzati della scuola e del tempo libero, e in quello minimale costituito dalla diade, un rapporto di amicizia può svilupparsi in quei gruppi informali che si costituiscono, per adesione del tutto volontaria dei vari componenti, nella preadolescenza e nell’adolescenza. Tali gruppi sono caratterizzati, oltre che da un rapporto paritario fra i membri, da una maggiore libertà, non essendo presenti in essi né adulti che svolgano una qualunque funzione di controllo e di guida, né obiettivi o regole specifiche che in qualche modo provengano dal mondo degli adulti.
Tutto il periodo che va dalla nascita fin verso i vent’anni (e che comprende l’infanzia e la fanciullezza, e poi la preadolescenza e l’adolescenza) può essere considerato assai bello e intenso. Esso è infatti contrassegnato da una costante esplorazione e scoperta della realtà, da un senso di autorealizzazione che si manifesta come progressiva acquisizione di nuove conoscenze e nuove abilità, come un’esplicitazione di interessi e di capacità potenziali, come una crescente capacità di programmare il proprio futuro.
Il Consultorio sta collaborando ad uno studio dal titolo “Conoscenze e comportamenti delle giovani donne in età fertile relativamente alla salute preconcezionale. Identificare i loro bisogni di
salute per poter implementare interventi personalizzati”. L’obiettivo dello studio è identificare le conoscenze e i comportamenti delle giovani donne in età fertile nell’ambito della salute
preconcezionale.
Il questionario è indirizzato A TUTTE LE DONNE IN ETÀ COMPRESA TRA I 18 E I 25 Anni.
Il questionario è totalmente anonimo. E' possibile compilarlo cliccando sul seguente link. Grazie.
Il passaggio dall’infanzia all’età adulta avviene attraverso la giovinezza. Essa diventa quindi il momento attraverso cui ci testiamo e cominciamo a scoprirci. È il tempo in cui verifichiamo davvero che cos’è la debolezza, in cui mettiamo alla prova i nostri limiti. Tutto diventa un’immensa domanda su noi stessi: chi sono io veramente? Il nostro sguardo scopre il mistero di noi stessi: se siamo amati, se c’è qualcuno che renda affidabile la nostra vita.
Prenderà il via martedì 23 Febbraio alle ore 18,30 presso il Salone "Madonna delle Rose" il ciclo di appuntamenti rivolto a giovani e adolescenti per riflettere sulle aspettative, sulle problematiche e sulle prospettive.
Non mancate!
Una persona che prende le distanze da qualcuno e continua a odiarlo per tutto il resto della sua vita, in realtà, non lo ha mai lasciato per davvero, non ha mai rotto realmente quella relazione,
non si è mai messo fuori
quel rapporto che lo ha ferito e che lo ha fatto soffrire. È paradossale dir questo, ma l’unica maniera per rompere il rapporto con qualcuno è perdonarlo di cuore. L’odio è un continuo ripetersi
dello stesso sentimento, dello stesso rancore, a volte anzi un aumentare della stessa rabbia; è un rimuginare quasi sempre sulle stesse cose; è un girare intorno alle stesse situazioni, al
rancore che si ripropone sempre identico, all’odio che fermenta dentro di noi che va spezzato.
Educare non significa solo vigilare sul dovere, dare regole, mettere limiti, far camminare all’interno di sistemi, spingere a fare la cosa giusta, il proprio possibile. Chi educa deve essere capace di guardare con amore; e questo sguardo non è una questione sentimentale, ma la chiave di volta di tutta l’esistenza di una persona; è uno sguardo che anticipa di poco la risposta che il giovane effettivamente sta cercando con tutte le forze.