Le chiese


Concattedrale di Santa Maria Assunta

La Concattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di spiritualità della città di Venafro. Sorge in un'area particolarmente suggestiva circondata dai verdeggianti oliveti del Parco Regionale dell'Olivo nell'area del "Campaglione". La chiesa è caratterizzata da un esterno semplice composto da blocchi di pietra locale e da alcuni materiali provenienti dal vicino teatro romano (a Venafro era prassi riutilizzare i resti dei monumenti e delle ville romane per la costruzione di nuovi edifici). La facciata principale, a salienti, presenta un rosone circolare e ingloba a sinistra la torre campanaria. Sono presenti tre portali (quello destro è Porta Santa fin dal 1508) e altri due portali laterali di accesso al tempio. La torre campanaria presenta sul lato sud un bassorilievo del XIV raffigurante il vescovo Pietro di Ravenna, detto popolarmente "marzo con sette cappotti". L'interno, a pianta basilicale, è molto sobrio ed è diviso in tre navate da colonne sormontate da archi a sesto acuto. Dalla navata laterale destra è possibile accedere a quattro cappelle nelle quali sono sopravvissuti i tratti barocchi del '600; la navata laterale sinistra si caratterizza per la presenza di una serie di interessanti cappelle del XV secolo caratterizzate da affreschi di particolare pregio artistico e teologico; da qui si accede alla cappella del Ss. Sacramento (caratterizzata dalla presenza di un portale esterno). La navata centrale è austera e caratterizzata, così come le altre, da un soffitto a capriate. L'arco trionfale e una possente gradinata separano la navata dal presbiterio che si caratterizza per la presenza di tre absidi, di cui quello destro affrescato. Le pareti superiori del presbiterio presentano tracce di affreschi del XIV-XV secolo. Il grande organo è ospitato nei pressi del presbiterio. L'attuale struttura permette di far risalire l'edificazione della chiesa all'XI secolo ma l'esistenza di un primitiva basilica cristiana, edificata sulle rovine di un precedente tempio pagano, è storicamente attestabile al 499 d.C., dato che la cattedra era in quel periodo occupata dal vescovo Costantino.

Probabilmente a causa delle devastazioni e dei saccheggi che la città subi nei secoli successivi non si hanno notizie certe circa la sua esistenza e soprattutto relativamente alla presenza di una cattedra vescovile. La riedificazione del X-XI secolo può ricondursi a Pietro di Ravenna (vescovo di Venafro nel 1071). Fu notevolmente danneggiata nel 1349 da un violento terremoto e negli anni successivi da un incendio fatto appiccare dal re Ludovico come punizione alla città per l'ospitalità offerta al ribelle Corrado Codispillo.

Nel XVI secolo fu commissionata dall'allora vescovo di Venafro, il cardinale Ladislao D'Aquino, la pala centrale dell'Assunta. Tra il XV e il XVIII secolo grandi trasformazioni ne modificarono l'interno e la facciata e la chiesa gradualmente assunse le forme barocche dell'epoca sotto i vescovi Ludovico Ciogni (1670-1690), Carlo De Masso (1691-1710) e Francesco Saverio Stabile (1754-1788). Il 21 ottobre 1764 la cattedrale fu riconsacrata e dedicata a Santa Maria Assunta.

L'interno non subì particolari modifiche fino agli anni '60 del secolo scorso quando si decise di riportare il tempio sacro allo stile del XIV-XV secolo. Il 15 luglio del 1972 sotto il vescovo Achille Palmerini e alla presenza del cardinale Corrado Ursi, arcivescovo di Napoli, la Concattedrale fu riaperta al culto.

I lavori di ristrutturazione hanno determinato una radicale trasformazione della chiesa, privandola del ricco ornamento barocco che l'aveva caratterizzata per diversi secoli. Dopo alterni periodi in cui la chiesa era sede della cattedra del vescovo (da sempre contesa con la città di Isernia), dal 1976 è divenuta Concattedrale della diocesi di Isernia e Venafro prima, e dal 1986 della diocesi di Isernia-Venafro.

La Porta Santa

La Concattedrale di Venafro ha il privilegio di avere una Porta Santa fin dal XV secolo. Dalle epigrafi che sono collocate nella lunetta del portale è possibile risalire ad alcuni dei numerosi eventi giubilari che si sono celebrati nella Cattedrale da tempo immemore. Le prime informazioni certe riguardo l'esistenza della Porta Santa risalgono al 1508 quando fu aperta e chiusa dal vescovo Riccomando De Buffalini di Tiferno. Un'altra epigrafe testimonia l'apertura e la chiusura della Porta nel 1576 sotto il vescovo Orazio Caracciolo De Pisquitiis. Sebbene non ci siano dati e scritti storici certi, a causa di incendi e terremoti che hanno comportato la perdita degli archivi diocesani, quasi sicuramente la Porta Santa fu aperta e chiusa in occasione dei giubilei ordinari e straordinari succedutisi nel corso dei secoli. Più recentemente è stata aperta il 25 dicembre del 1999 e chiusa nel 2000 dall'allora vescovo Andrea Gemma. Il 13 dicembre 2015, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia la Porta Santa è stata nuovamente riaperta dall'attuale pastore diocesano Camillo Cibotti.


Chiesa di San Francesco

Una legenda attribuisce la fondazione di questa chiesa, sita in piazza Nicola M. Merola, direttamente a San Francesco assieme all'attiguo convento. L'epigrafe posta sulla campana maggiore testimonia l'esistenza della chiesa nel 1332 ma la tradizione locale non è suffragata da testimonianze certe che possano effettivamente ricondurre l'edificazione della chiesa al poverello di Assisi. Nella torre campanaria ancora è possibile riscontrare elementi riconducibili al XIV secolo. La chiesa e il convento, al momento della costruzione, erano collocati al di fuori delle mura cittadine così come prevedeva l'ordine francescano; soltanto con l'espansione seicentesca della città assume una posizione centrale risultando racchiusa all'interno della cinta muraria. Nel 1516 il giureconsulto Giovanni De Amicis donò alla chiesa alcuni fondi rustici ed ottenne il privilegio di edificarvi all'interno una cappella padronale destinata alla sua sepoltura. Nel 1539 venne ristruttura la copertura e nei decenni successi si arricchì di diverse tele e opere d'arte. Nel 1732 iniziarono altri lavori che portarono la chiesa ad assumere una veste roccocò, molto diffusa all'epoca nel Regno di Napoli. Nel 1805 un terremoto provocò gravi danni alla struttura e al convento rendendoli inagibili. Nel corso dei decenni successivi l'abbandono e l'occupazione dei luoghi da parte di militari e vagabondi ne completarono la distruzione. I lavori di ricostruzione partirono solo nel 1859 con decreto del re Ferdinando di Borbone e si conclusero il 31 luglio del 1860. Nel 1873 un nuovo terremoto rese instabile e pericolante la chiesa che fu chiusa al culto e riaperta dopo i lavori nel 1892 dal vescovo Agnello Renzullo. Con la riapertura del tempio ci fu anche il trasferimento, in detta chiesa, della parrocchia di San Giovanni in Platea. 

Nel 1984, in seguito ad un altro terremoto, la chiesa è risultata inagibile e la sua riapertura al culto si è tenuta il 7 settembre 2010 sotto il vescovo Salvatore Visco. L'attiguo convento ha perso la sua originaria funzione nel corso dell'800 con la soppressione degli ordini monastici e il passaggio dello stabile nel patrimonio immobiliare dello Stato. Nel corso del XX secolo è stato sede della Caserma dei Carabinieri e poi ancora di un cinema. Oggi risulta essere inutilizzato e abbandonato in attesa di una sua ristrutturazione e di un suo riutilizzo.

La chiesa presenta un unica navata con cappelle e altari laterali decorati con stucchi, marmi, tele e statue. L'altare rappresenta la massima espressione del periodo roccocò con una nicchia e un baldacchino costituito da colonne tortili sovrastanti l'altare maggiore. All'interno della nicchia troneggia l'artistica statua dell'Immacolata. Dietro l'altare maggiore sono presenti l'organo e il coro. Con i lavori di ristrutturazione il pavimento è in alcuni punti vetrato per permettere di vedere i resti romani rinvenuti al di sotto della chiesa. E' possibile accedere in tale area archeologica per visite guidate. La bellissima facciata presenta un aspetto roccocò piuttosto pronunciato e termina con un timpano nella parte superiore. Al centro della facciata è possibile ammirare la statua dell'Immacolata con angeli e altre decorazioni di stucco. Il portale trecentesco rappresenta, di fatto, l'unico elemento superstite della chiesa originaria.


Chiesa della Madonna del Carmine

La chiesa in onore della Vergine del Carmelo, con l'attiguo convento, è posta al di fuori del centro storico, poco distante dalla Concattedrale. Nel 1580 il vescovo Caracciolo concesse all'ordine dei Carmelitani il diritto di costruire un convento vicino all'antica chiesa di San Pietro extra moenia, che poi assunse l'attuale denominazione. I lavori cominciarono pochi anni dopo e nel 1588 la chiesa era stata ormai resa pienamente fruibile tanto che nel 1591 il priore Camarota concesse la possibilità di costruirvi all'interno una cappella di sepoltura. Il convento invece fu completato soltanto agli inizi del XVII secolo, quando divenne un centro di spiritualità e di cultura molto importante per l'intera città grazie ad una biblioteca dotata di oltre 3500 volumi (gran parte dei quali frutto di una donazione di Antonio De Bellis). I Carmelitani rimasero i custodi del convento e ressero la chiesa dalla fine del '500 fino al 1790, quando subentrarono i Frati Minori Osservanti che rimasero in città fino al 1860. In seguito alla soppressione degli ordini le messe nella chiesa furono officiate dai padri cappuccini e, quando venne inclusa giuridicamente all'interno della parrocchia di San Giovanni in Platea, dal clero locale. 

La chiesa del Carmine, a causa di problemi strutturali, è sempre risultata vulnerabile ai diversi terremoti. In particolare gravi danni subì con il terremoto del 1688, del 1805 (crollo del campanile non più ricostruito), del 1915 e del 1984. Per diverso tempo è risultata inagibile. L'interno della chiesa si presenta a navata unica con 9 altari laterali e un altare maggiore sormontato da una nicchia artisticamente decorata in cui è custodita la statua della Madonna del Carmelo. Conserva una pavimentazione in maioliche molto ricca. La volta è decorata con alcuni affreschi.

L'esterno della chiesa è caratterizzato da una semplicità classica e uno sviluppo verticale, caratterizzata da quattro grandi lesene in ordine ionico poggianti su un alto basamento in pietra. La sommità della facciata termina con un frontone triangolare. Il portale rettangolare è caratterizzato da un arco ribassato in pietra. Il convento fin dal XX secolo ha ospitato diversi istituti scolastici e ciò ha provocato inevitabilmente importanti adattamenti che ne hanno snaturato i caratteri originari; rimane oggi soltanto il chiostro seicentesco. Attualmente è sede del Liceo Classico "A. Giordano". La chiesa, seppur nella sua semplicità, rappresenta un luogo di culto molto importante per la città di Venafro in ragione della forte devozione popolare alla Madonna del Carmelo, che trova la sua più importante espressione con i festeggiamenti del 15 e del 16 luglio. 


Chiesa di San Sebastiano

La chiesa di San Sebastiano si affaccia su piazza Portanova, una delle piazze più importanti e vitali della città. Questa chiesa oggi si presenta in una veste moderna dato che è stata completamente ricostruita nel secondo dopoguerra a causa dei pesanti bombardamenti che hanno colpito Venafro. L'inaugurazione ci fu il 22 novembre del 1959 sotto il vescovo Giovanni Lucato. Si caratterizza per la presenza di un pronao con tre arcate che prospettano la presenza di tre portali. Il campanile è stato arretrato rispetto alla storica posizione. L'interno è a navata unica e molto semplice con alcune tele e statue. Tra gli elementi artistici più significativi si identifica una pregevole tela raffigurante la Vergine con ai piedi San Sebastiano e San Rocco.

Anche se l'attuale chiesa poco o nulla ci dice rispetto alla sua storia e alle sue vicissitudini (se si esclude la tela superstite e la volontà di ricostruirla sul sito originario),  la sua costruzione è possibile farla risalire al 1583 quando il vesvovo Ladislao D'Aquino concesse ai priori della confraternita di San Sebastiano la possibilità di ristrutturare la vecchia e abbandonata chiesa di San Marco, ormai adibita a ricettacolo di animali e a luogo di peccato. La chiesa doveva servire anche da luogo di sepoltura per i confratelli del Ss. Rosario, che nel frattempo stavano procedendo alla costruzione di un ospedale nei pressi della non più esistente chiesa di Santa Lucia. A cavallo tra il XVI e il XVII secolo, con l'espansione della città al di fuori delle mura, la chiesa venne ampliata e elevata per poter rispondere al maggior afflusso di fedeli del rione. Nel 1659 fu costruito il campanile e nel 1700 fu rimaneggiato il prospetto e modificato il frontone. Alla fine del XVIII secolo fu ristrutturata ed assunse una veste barocca sia esternamente che internamente con stucchi, altari laterali e un altare maggiore con balaustra. Il portale presentava una lunetta nella quale erano rappresentai i Ss. Martiri Nicandro, Marciano e Daria. Il bombardamento del 1944 ne provocò la quasi completa distruzione e la successiva riedificazione.


Chiesa di San Luigi Orione

La chiesa di San Luigi Orione è stata inaugurata il 26 ottobre 2002 dal vescovo Andrea Gemma insieme al complesso parrocchiale adiacente. Oggi questo luogo è diventato il cuore pulsante della parrocchia grazie alla presenza e alla funzionalità dei numerosi ambienti e alla maggiore centralità rispetto al territorio parrocchiale. La chiesa, preceduta da un ampio piazzale, presenta una pianta a ventaglio e l'interno è caratterizzato da un unico ambiente semicircolare. La facciata si presenta molto semplice ed è rivestita di mattoni in cotto; l'ingresso alla chiesa è preceduto da un colonnato. Il campanile posto alle spalle della chiesa accoglie tre campane. Il grandioso portale in noce è suddiviso in 16 pannelli quadrati, intarsiati dall'artista Nicola Lanese, sui quali sono riportate 12 scene della vita di San Luigi Orione, il monogramma mariano, lo stemma del Papa, lo stemma dell'allora vescovo e quello della Piccola Opera della Divina Provvidenza. L'altare, l'ambone, la sedia presidenziale e gli sgabelli dei ministri sono in marmo bianco. Le vetrate della chiesa sono completamente dipinte e il soffitto è in legno lamellare. Lungo la parete circolare sono collocate 14 tele, opere del maestro pugliese Cosmo Della Ducata, rappresentanti le stazioni della Via Crucis. Il tempio è capace di accogliere circa 400 fedeli.

Complesso parrocchiale "San Luigi Orione"

Il complesso parrocchiale è sorto nel 2002 ed è dislocato su due livelli: al piano terra, alle spalle della chiesa, è situata la sala conferenze, la sede della Caritas diocesana, la sede del Consultorio Familiare diocesano e altre sale utilizzate dalle diverse organizzazioni parrocchiali; al piano superiore si trovano la sacrestia e la casa canonica. L'esterno è caratterizzato da un giardino con piante di olivo, un parcheggio e campi sportivi.

Centro sociale "Madonna delle Rose"

Il centro sociale "Madonna delle Rose" rappresenta il primo complesso parrocchiale costruito per far fronte alle esigenze di una parrocchia in continua crescita. L'edificio si colloca immediatamente alle spalle dell'antica cappella della Madonna delle Rose e si dispone su tre livelli. Il piano terra è costituito da un ampio salone nel quale, fino alla costruzione della nuova chiesa, veniva celebrata messa; oggi viene frequentemente utilizzato per riunioni, incontri, catechiesi, corsi pre-matrimoniali, feste e altri eventi. Al primo e al secondo piano si trovano l'ufficio del parroco, le aule per il catechismo e una biblioteca.