Ciò che sei

Devi avere una grande fiducia in te, non perché sei necessariamente un individuo migliore degli altri, più affidabile, saggio o capace, ma semplicemente perché sei tu, e nessuno meglio di te può esserti alleato, volere il tuo bene, conoscere i tuoi bisogni, essere sempre presente e disponibile. Questo non è un obiettivo ideale da raggiungere, ma già una condizione naturale e fisiologica: così come ogni organo del corpo fa la sua parte perché la salute vinca sulla malattia. Ogni funzione della nostra mente (il pensiero, il giudizio, l’immaginazione, la memoria, le emozioni…) dovrebbe tendere a questo fine. 

Se ciò non avviene, vuol dire che qualche meccanismo si è inceppato in noi: c’è un ostacolo nel nostro ingranaggio e dobbiamo rimuoverlo. Smetti di pensare che in te ci sia qualcosa che non funziona, che è sbagliato o non va bene, perché tu sei esattamente come dovresti essere, altrimenti non saresti tu. Ciò che non va non è il tuo modo di essere ma il tuo modo di valutarti. Allora prima di tutto cerca di capire come ti giudichi davvero. La mancanza di autostima è facilmente riconoscibile, lascia una traccia inconfondibile nelle nostre azioni. Se agiamo senza credere in ciò che facciamo o nel continuo timore di sbagliare, difficilmente riusciamo a dare il meglio, a esprimere la nostra unicità, il nostro. Chi non crede nelle proprie possibilità ha una marcia in meno. L’autostima è libertà dai condizionamenti. Se poi per te autostima significa “avere rispetto di te stesso”, ogni volta che commetti un’azione di cui ti vergogni la tua autostima si ridurrà; se vuol dire “non avere bisogno del consenso altrui”, quando hai bisogno di una conferma esterna o di una rassicurazione, solo per il fatto di chiederle, già ti stimerai di meno. Se la tua definizione di autostima è invece quella di “volersi bene”, come ritrovarla quando ti senti “tutto da rifare”? L’autostima non è data una volta per sempre, immutabile e granitica. Il senso di sé cambia con la vita, sia con gli eventi esterni sia con lo sviluppo della personalità. La percezione del proprio valore globale va quindi ascoltata, aiutata a integrare in noi con il passare del tempo. Indica “l’accettazione attiva verso ciò che accade”. L’accettazione attiva è un modo di affrontare le cose che consiste nel lasciare che la vita scorra senza volerle imporre le nostre regole. Si ma trarre attivamente fiducia in sé sia di fronte ai successi, riconoscendo i propri meriti e acquisendo così più valore, sia di fronte agli insuccessi, non distruggendosi di sensi di colpa e facendo tesoro degli errori commessi, acquisendo così più valore e la possibilità di fare meglio in futuro. “L’erba del vicino è sempre più verde” è il tuo motto, qualsiasi esperienza è per te un esame da superare, appena puoi ti defili, così dentro di te si costruisce un’immagine debole; anche le virtù che gli altri ti riconoscono ti sembrano banali o del tutto scontate. Il tuo punto debole:il confronto con gli altri schiaccia la tua unicità. Paradossalmente quello che di te meno ti piace è proprio ciò che ti rende unico. Ma anziché sentirlo come segno della tua unicità, lo vedi come una mancanza. Cosa fare: devi ristrutturare l’immagine alterata che hai di te stesso e imparare a riconoscere e a valorizzare i tuoi punti di forza. Ci sono, eccome, anche se li stai trascurando. Per ritrovare l’autostima occorre sciogliere i legami fra malessere e le sue cause. Impariamo a scacciare i pensieri che minano la fiducia in sé. La medicina ha ormai accertato che “non piacersi”, non avere autostima, è all’origine di molti malesseri e non solo di ordine esistenziale e psicologico. La disistima infatti indebolisce il sistema immunitario e gioca un ruolo-chiave anche nelle cosiddette malattie organiche. Per capirci meglio: l’ipertensione, l’infarto, il sovrappeso, la cefalea, la colite, la gastrite, l’asma, le malattie allergiche possono dipendere anche dalla nostra incapacità di trovare un buon rapporto con noi stessi. Facendomi aiutare dalle parole di Papa Francesco ha lasciato nella meditazione del 31 agosto  nell’Udienza Generale, si evidenzia che la verità che siamo stati resi liberi ad esercitare la nostra libertà. Le decisioni le deve prendere ognuno; non c’è uno che le prende per noi. Ad un certo punto gli adulti, liberi, possono chiedere consiglio, pensare, ma la decisione è propria. Tu devi decidere, ognuno di noi deve decidere, e per questo è importante saper discernere: per decidere è bene necessario saper discernere. Prendere una bella decisione, una decisione giusta, ti porta sempre a quella gioia finale; forse nel cammino si deve soffrire un po’ l’incertezza, pensare, cercare, ma alla fine la decisione giusta ti benefica di gioia. Secondo la Bibbia, noi non ci troviamo davanti, già impacchettata, la vita che dobbiamo vivere: no! Dobbiamo deciderla continuamente, secondo le realtà che vengono. Dio ci invita a valutare e a scegliere: ci ha creato liberi e vuole che esercitiamo la nostra libertà. L’uomo, a differenza degli animali, può sbagliarsi, può non voler scegliere in maniera corretta. Dio dà all’uomo una precisa istruzione: se vuoi vivere, se vuoi gustare la vita, ricordati che sei creatura, che non sei tu il criterio del bene e del male e che le scelte che farai avranno una conseguenza, per te, per gli altri e per il mondo (cfr Gen 2,16-17); puoi rendere la terra un giardino magnifico o puoi farne un deserto di morte. il discernimento è faticoso ma indispensabile per vivere. Richiede che io mi conosca, che sappia cosa è bene per me qui ora. Per imparare a vivere si deve imparare ad amare, e per questo è necessario discernere: cosa posso fare adesso, davanti a questa alternativa? Che sia un segnale di più amore, di più maturità nell’amore.

 

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