Lettera della comunità al parroco

Questa lettera è stata scritta dalla comunità parrocchiale di san Giovanni in Platea ed è stata letta durante la Celebrazione Eucaristica di ringraziamento presieduta dal Vescovo della Diocesi di Isernia-Venafro mons. Salvatore Visco. 

Carissimo don Salvatore, 

nel gioire con te per l’importante traguardo raggiunto oggi, i trent’anni di sacerdozio ministeriale, rivolgiamo il saluto di tutta la comunità parrocchiale a monsignor Visco, che ha onorato te e la parrocchia tutta con la sua presenza in questo giorno così lieto per te e per tutti noi della parrocchia di san Giovanni in Platea ma anche delle Comunità di Conca Casale e di Roccapipirozzi dove sei stato Amministratore parrocchiale, rispettivamente, per 7 e 11 anni. 

Sappiamo bene quanto tu sia schivo e quanto poco ti piaccia essere oggetto di attenzioni. Comprendiamo quindi che, se potessi, eviteresti questo "discorso", per riportare l’attenzione di tutti sulla celebrazione che stiamo vivendo, piuttosto che su di te. Ma dovrai pazientare per qualche minuto perché noi, tuoi collaboratori in questa porzione di vigna del Signore, anche a nome di tutti i componenti di questa comunità parrocchiale, non potevamo lasciare che la felice occasione di oggi, passasse senza che ti rivolgessimo almeno qualche pensiero. 

D’altra parte, se oggi siamo qui, è anche un po’ per colpa tua: infatti ci hai fatto scoprire che tutti potevamo avere un ruolo, piccolo o grande che fosse, all'interno di questa porzione del regno di Dio. 

Tu che anni fa, quando eri ancora un giovanissimo prete, hai avuto la lungimiranza di capire, guidato dall’insegnamento del Concilio Vaticano II, che il futuro della Chiesa, pur sempre nella chiarezza e diversità di ruoli, passava anche e soprattutto per il laicato ed hai aperto le porte della parrocchia a tutti coloro, giovani e meno giovani, che volevano mettere a disposizione il tempo e i carismi che avevano, per la realizzazione del già e non ancora. 

Dal tuo arrivo a san Giovanni in Platea, i locali della parrocchia hanno pullulato di voci, di grida di bambini, di discorsi e di discussioni, talvolta pacate, talvolta accese ed infervorate, ma sempre caratterizzate dalla ricerca del bene comune alla sequela di Cristo. 

E tantissime sono state le iniziative di questi anni, quelle proposte da te ed accolte dai tuoi collaboratori o quelle provenienti da essi e che tu hai sempre appoggiato e promosso; tutte iniziative per la cui realizzazione, tante volte, hai combattuto battaglie impari contro chi non comprendeva il modo “troppo moderno”, in quel momento storico, di gestire il tuo ministero e che cercava di rinchiudere la chiesa in una buia e polverosa sacrestia. 

Tu invece hai avuto il coraggio di aprire le finestre, di lasciare entrare luce e calore, di spazzare via la polvere e dare vita, all’interno della parrocchia a te affidata, ad una nuova stagione fatta di collaborazione, solidarietà e vicendevole rispetto. Hai avuto la forza di richiamare alla responsabilità di battezzato ciascun membro di questa comunità. E i frutti di questa stagione non hanno tardato a farsi vedere. 

Enumerare le molteplici realtà nate a Venafro grazie al tuo impegno non è cosa facile. Ma noi vorremmo provarci lo stesso, non certo per “celebrarti” con pomposità, ma per comprendere, noi per primi, che con la determinazione, con la buona volontà, con una comunità che ti sta a fianco e, soprattutto, con la certezza di operare per il bene e l’arricchimento del prossimo, si possono ottenere cose inimmaginabili e che, spesso, realizzano cambiamenti radicali. Uno dei primi tuoi intenti è stato quello dell’associazionismo giovanile. All’inizio degli anni 80 non erano molte le occasioni per giovani e giovanissimi di Venafro di riunirsi ed incontrarsi. Tu hai avuto allora una delle tue idee vincenti: insieme ad un gruppo di giovani, che già erano assidui frequentatori della parrocchia, hai dato vita al movimento scout cattolico in questa città. Una realtà, quella scout, pressoché sconosciuta a Venafro che, però, ha trovato, forse grazie anche alla tua mediazione, subito terreno fertile e si è sviluppata fortemente nel corso degli anni, fino a contare oltre mille giovani che, per periodi più o meno lunghi, ne hanno fatto parte. 

Ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni, gli scout sono ancora presenti a Venafro e sono considerati da tutti una presenza incisiva in termini di educazione, servizio e solidarietà. E l’attenzione per giovani e ragazzi, si è concretizzata anche in altre piccole e grandi iniziative come l’Azione Cattolica, i cori parrocchiali, l’oratorio e, non ultimo, il Servizio Civile, attraverso il quale i giovani possono dedicare un anno della propria vita ad un impegno solidaristico dalla grande valenza educativa e formativa. 

Inoltre, al di là di della proposta di varie forme di impegno ed aggregazione, i giovani hanno trovato da sempre in te un interlocutore attento alle loro esigenze, alle loro richieste, vicino a quelli che sono i loro bisogni in un’età in cui la maggior parte di essi trova pochi ascoltatori disposti a spendere il loro tempo per dare attenzione a problematiche che, secondo il parere di tanti, sono ritenute secondarie. 

Tu invece, anche in questo caso, sei stato capace di andare oltre. Non hai dimenticato e non dimentichi gli anni della tua adolescenza e giovinezza e sai bene che un ragazzo, un giovane, spesse volte ha semplicemente e solo bisogno di essere ascoltato, compreso e consigliato; e tu lo hai sempre fatto mettendo davanti ad essi l’unico modello a cui poter fare riferimento: Gesù Cristo. Come non ricordare i tuoi 23 anni da professore negli Istituti Superiori di Venafro, dove si aveva la fortuna di incontrarti come amico, docente e prete! 

Ma la tua capacità di andare incontro all’altro non si ferma ai giovani. Va ben oltre, va verso tutti coloro che sono considerati “ultimi” dalla società, i poveri, gli emarginati, i malati, e che in te trovano disponibilità, accoglimento e capacità di ascoltare bisogni ed esigenze. 

Negli anni 90 hai costituito il Volontariato Ospedaliero, un nutrito gruppo di volontari di ogni età che, quotidianamente, da allora, è attivo nel nosocomio venafrano, quale presenza tangibile della testimonianza e della carità cristiana. 

Forse, non è un caso, don Salvatore, che sei alla guida di una parrocchia che presenta nel suo ambito non poche situazioni di disagio familiare, economico e sociale, una parrocchia che comprende uno dei quartieri più difficili, se non il più difficile della città di Venafro; forse la tua presenza in questa realtà risponde ad un disegno divino di cui non conosciamo i contorni, ma che permette ed ha permesso la risoluzione di numerosissime problematiche, le quali hanno trovato riscontro nelle tue capacità di presbitero tra la gente e per la gente. 

E a ragione, tali capacità sono state apprezzate e riconosciute anche dagli ordinari diocesani, monsignor Gemma, prima, e monsignor Visco, dopo, che non hanno esitato a conferirti incarichi, anche di notevole responsabilità, proprio nell’ambito della solidarietà, quali, ad esempio, quello di componente del comitato direttivo della Fondazione Antiusura “S. Pietro Celestino”, della quale sei stato uno dei promotori e, soprattutto, quello di direttore della Caritas Diocesana. 

E proprio in quest’ultimo ambito, ancora una volta, il tuo contributo organizzativo è stato determinante: la presenza continua della Caritas nelle parrocchie ha permesso di aiutare numerosissime famiglie in grande difficoltà economica e, inoltre, nelle grandi emergenze, come quella ultima del terremoto in Abruzzo, la Caritas Diocesana di Isernia-Venafro si è distinta sempre per presenza ed aiuto concreti, grazie all’opera incessante dei volontari e attraverso la costituzione di un magazzino viveri e di un deposito vestiario. 

Ultima, ma solo in ordine di tempo, creatura nata dal tuo impegno nella solidarietà è stato il Consultorio Familiare Diocesano, benedetto da Mons. Dini, inaugurato da Sua Eccellenza Mons. Visco e tutt'ora da Ella promosso. In esso, numerosi professionisti, medici, avvocati, psicologi, prestano gratuitamente la loro opera per dare ascolto a numerose e varie tipologie di disagio e, spessissimo, per cercare e trovare per esse la soluzione migliore. 

Ma ti va il merito, caro don Salvatore, di non aver mai dimenticato di portare agli altri, oltre la concretezza dell’aiuto, anche e soprattutto la bellezza e la ricchezza di Cristo e del suo messaggio e di portarle lì, dove ce n’era maggiore bisogno. Sei riuscito ad entrare nella comunità rom, presente nel nostro territorio e con essi, da vero “BARASCIÀ” hai saputo coniugare il messaggio evangelico con la loro cultura. 

Grazie alla tua caparbietà è sorta la chiesa in cui ci troviamo, dedicata a don Orione, benefattore dei poveri. E non è un caso che sia sorta proprio qui, nella zona Pedemontana, dove maggiore era il bisogno di attirare attorno ad un campanile il maggior numero di persone, di giovani, ragazzi, bambini, ma anche adulti ed anziani. 

Non possiamo non citare il tuo impegno anche per la riapertura al culto della Cattedrale, chiusa e sfiorita da decenni, per l’apertura della chiesa di San Sebastiano, voluta fortemente da te dopo che il terremoto del 1984 avevo portato alla chiusura della chiesa di San Francesco, sede parrocchiale, e, non ultimo, l’impegno che hai profuso per la prossima riapertura proprio della chiesa di San Francesco, che è stata per tantissimi anni il centro della parrocchia di San Giovanni in Platea. 

E questo perché la chiesa, intesa come edificio di culto, è sempre stata considerata da te come luogo di incontro tra un IO e un TU: il Dio incarnato e l’uomo. Le celebrazioni liturgiche, quelle esequiali, le celebrazioni dei sacramenti - battesimo, cresima, prima comunione, celebrazione eucaristica, matrimoni - sono stati e sono vissuti e proposti da te come l’incontro, nel tempo, di Dio con l’uomo e come occasione per una continua verifica ed una costante 

crescita tua e della comunità a te affidata. 

L’adorazione eucaristica settimanale, che hai voluto fortemente e che è appuntamento ineludibile nel cammino parrocchiale, è esperienza forte di silenzio di tutta la comunità davanti a un Tu che in quel silenzio parla. E dall’ascolto di quel Tu scaturisce l’arricchimento di tutti e soprattutto il tuo arricchimento che riversi poi nei diversi incontri di catechesi: quelle che tieni nei gruppi e nei movimenti della parrocchia, e che sono sempre momenti formativi di profondo contenuto che si integrano nel cammino di servizio che tali gruppi compiono; quelle settimanali al popolo di Dio, durante le quali vengono affrontati i tanti piccoli e grandi aspetti della fede cristiana; e infine, nelle omelie domenicali e festive, in cui attraverso le parole del Vangelo, antiche e sempre nuove, lasci ogni volta 

piccole grandi meditazioni che germinano nel cuore dell’ascoltatore attento. 

E per essere sempre pronto a rispondere con competenza e con efficacia alle richieste di “Verità” che provengono dal popolo di Dio, nutri te stesso instancabilmente con studi e letture che spaziano nei molteplici ambiti della cultura, dalla spiritualità all’etica, dall’attualità alla morale. Nel tuo ufficio, qui in parrocchia, sei circondato, letteralmente, dai libri dai quali difficilmente ti distacchi. Il tuo studiare è continuamente in itinere, continuamente in divenire e, spesse volte, la tua passione per la cultura, non ti ha ripagato come magari avresti meritato. 

Cosa dire ancora? Cosa dirti ancora, don Salvatore? Non basterebbero ore per ricordare a te e a noi tutte le esperienze, tutte le iniziative, tutte le novità che il tuo ministero ha regalato a questa comunità: il tuo cammino è sempre stato in anticipo rispetto ai tempi e tante volte qualche tua iniziativa è stata vista con scetticismo, quando non con mal 

celata ed ipocrita diffidenza; ma il tempo ed i risultati ottenuti ti hanno dato spesso ragione. 

Questi trent’anni sono stati ricchi di gioie e di soddisfazioni per te, ma non ti hanno risparmiato anche dolore e sofferenza, che tu hai sempre accettato con umiltà e nascosto con pudore. Ad ogni successo, non hai lasciato che l’euforia prendesse possesso di te e ad ogni umiliazione hai saputo reagire con coraggio e con spirito di accettazione, sapendo in cuor tuo che anche la peggiore delle umiliazioni terrene, trova conforto e balsamo nell’amore di un Padre che sempre accoglie e sempre consola e che sa riconoscere la fedeltà e la grandezza dei suoi figli. 

Tu hai insegnato a tutti noi che Dio ha riposto nell’uomo la sua immagine: nelle persone a noi vicine a cui vogliamo bene e che ci vogliono bene, nelle persone che condividono i nostri stessi ideali, e anche in quelle che invece non la pensano come noi, in quelle che ci fanno dei torti… In ciascuno di essi c’è il volto di Dio, c’è quella via della vita, quella vita che Cristo è venuto a donarci e a donarci in abbondanza. 

Sei stato il promotore di un cristianesimo della persona – persona-Cristo e persona-uomo – che va oltre i semplici precetti e che scava nel profondo dell’animo di ciascuno di noi fino a trovare la parte vera, la sola capace di far rispondere “eccomi” alla chiamata del Signore. Il 3 dicembre 1978, giorno della tua Ordinazione Diaconale, nella chiesa di San Francesco in Venafro, a coloro che avevano partecipato alla celebrazione, lasciasti una immaginetta su cui era scritto: “Incomincio il mio cammino nella Chiesa e nella storia, incomincio con l’aiuto di Dio e degli 

uomini”; e dopo cinque mesi, il 12 maggio 1979, giorno della tua Ordinazione Sacerdotale nella Cattedrale di Isernia, lasciavi questo scritto: “Con grida, lacrime e con speranza la mia umanità Ti invoca o Dio”. 

Oggi la nostra preghiera si rivolge al Padre e, nel ringraziarlo per averti donato a noi in questi trent’anni, gli chiediamo di darti per ancora tantissimo tempo la grazia per continuare a guidare questa nostra comunità e per discernere sempre la strada giusta da percorrere insieme. Noi ti assicuriamo ancora la nostra vicinanza, la nostra piena disponibilità ed il nostro incondizionato affetto. E l’augurio di tutti noi, tuoi collaboratori, e della comunità parrocchiale tutta, si concretizza nelle parole di san Francesco che, con gioia vera, doniamo a te questa sera: “Il Signore ti benedica e ti custodisca, mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace. Il Signore ti benedica, don Salvatore”. 

 

 

Venafro, Parrocchia di san Giovanni in Platea, 

addì 12 maggio 2009 

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