La rivoluzionarietà di un uomo

Quando pensiamo a Gesù, non riusciamo mai a liberarci dei preconcetti che abbiamo, a causa del nostro essere stati cresciuti come "cristiani". La cosa interessante, però, è che questi stessi preconcetti finiscono per diventare delle nozioni che abbiamo quasi imparato a memoria e il risultato porta, come è quasi giusto che sia, a ribellarci a queste ideologie che ci sembrano assurde, a rinnegare quella filastrocca che ricordiamo lettera per lettera. Quello a cui non pensiamo mai, proprio perché siamo cresciuti in un ambiente che è tale a causa sua, di Gesù, è quanto quest'uomo sia stato rivoluzionario. Gesù ha cambiato il mondo. 

E ha iniziato la più grande rivoluzione della storia. Pensiamo un po', dura da duemila anni, ma non è ancora finita. Gesù era un mistico, un cosiddetto "leader carismatico", ma la sua rivoluzionarietà non sta in questo, poiché si inserisce molto bene nel suo contesto storico. Per dirla in altro modo, la figura del "mistico" esisteva già e anche da parecchio tempo. La novità di quest'uomo, di quest'altro mistico che si inserisce in una tradizione più ampia, però, è il suo messaggio. Gesù introduce una parola nuova, un concetto nuovo, quello dell'Amore. Può sembrare strano, ma a differenza di quello che pensiamo o impariamo quando siamo bambini, non esisteva nessuna divinità dell'amore tra le popolazioni antiche, ma quelle divinità che noi pensiamo siano associate all'amore, in realtà non lo erano. Ci sono sempre state presentate così, però, per semplificarle a noi, occidentali, cristiani, contemporanei. Gesù introduce l'amore partendo dal basso, dagli ultimi. In un qualche modo potremmo dire che Gesù parte da noi. E questo affascinava le persone, perché mai nessuno prima di allora era sceso tra loro, tra le donne, i malati, gli emarginati e aveva parlato di tematiche così alte, trattate appunto in contesti sociali e culturali diversi, non accessibili a tutti. Gesù introduce qualcosa che solo da qualche anno stiamo accettando (quindi immaginiamo che significava parlarne duemila anni fa!): l'interiorità. A noi sembra strano perché in quel mondo antico non esisteva una sfera "interiore", così come non esisteva una separazione tra la parte pubblica e la parte privata di una persona. L'individuo, così come lo conosciamo oggi, non esisteva ai tempi di Gesù. E non solo in Galilea, ma nel mondo intero. Immaginiamo, allora, di vivere in un contesto in cui esistiamo solo perché inseriti in un posto sociale, in cui possiamo essere solo quello, in cui abbiamo un ruolo ben definito, pubblico e privato, dal quale non possiamo scappare, perché quello siamo e quello resteremo. E immaginiamo che, proprio in questo contesto, arriva un uomo che si siede tra tutti e inizia a parlare di cose di cui non abbiamo mai sentito parlare, perché a noi non spettava nemmeno pensarle. Quell'uomo risveglia qualcosa in noi. Ci fa pensare che probabilmente quel ruolo sociale che ci era stato forzatamente incastrato addosso non ci appartiene. Ci fa capire che possiamo essere altro da quella gabbia sociale che gli altri vogliono che noi abbiamo.

Gesù parla di libertà in un mondo dove questa non esisteva. Gesù crede così tanto nelle persone da pensare e riportare al mondo che una società con dei ruoli scritti funziona, ma una con delle persone libere che vivono davvero è ancora meglio, perché non ha dei sudditi schiavi anche di se stessi, ma dei veri e propri cittadini. Pensiamo solo che questo portare alla luce l'interiorità nelle persone è stato talmente sconvolgente che, non solo ha conquistato il mondo intero, ma ha anche influenzato quasi tutti i filosofi medievali. Questi, che hanno poi fondato passo dopo passo la Chiesa così come la conosciamo, pur di comprendere che cosa voleva dire quell'uomo così straordinario quando parlava di Amore, hanno dovuto estremizzare quel concetto della sfera interiore dovendo sacrificare totalmente la materia, il corpo. Perché era troppo, per il genere umano, pensare che potessimo avere altro oltre la mera sopravvivenza.

Ci sono voluti duemila anni per iniziare a comprendere che cosa volesse davvero dire quell'uomo, quel mistico che ha affascinato così tante persone da essere un punto di riferimento costante. Gesù non ha mai voluto rinnegare il corpo. Perché è solo con il corpo, con il nostro essere uomini, come lui, che possiamo essere cittadini di una nuova umanità.

 

(don Salvatore e Maria Grazia, giovane capo scout)

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