In un ospedale vuoto che costa un occhio alla Asrem ed alla Regione. Ieri pomeriggio don Salvatore Rinaldi si è fatto un giro nel SS Rosario e- come presidente della Caritas Diocesana, nonché come parroco di frontiera- ha tuonato: "Perché non fare del SS. Rosario una struttura d’accoglienza per i migranti?
Qui c’è tutto. Ci sono le stanze, ci sono i letti, ci sono ambienti completamente vuoti che oltretutto non interferiscono con l’attività dell’ assistenza ospedaliera. Anzi, tutt’altro. Ci sono gli infermieri, ci sono i medici c’è assolutamente tutto quello che serve. Invece si preferisce utilizzare una struttura privata che pare non abbia neppure l’agibilità, con poche stanze e servizi a disposizione (ad esempio i bagni) e migranti ammassati. Ma come si fa a non capire che la Asrem, che perde milioni e milioni di euro ogni anno, potrebbe invece ricavare almeno 38 euro a migrante“.
Tanti sono i soldi che il Governo stanzia per queste emergenze. Solo a voler considerare i 14 migranti ospitati a Venafro, per 38 euro di contributi ciascuno (soldi che vanno solo alle strutture ospitanti), fanno oltre 15mila euro al mese, circa 200mila euro ogni anno. “Potrebbero essere persino assunti giovani-dichiara don Salvatore- mentre qui non manca nulla, neppure il personale medico ed ausiliario“. L’idea è assai rivoluzionaria e dirompente. Una vera e propria “bomba” lanciata nel dibattito in corso sull’argomento del giorno, che spesso divide le nostre coscienze. Oggi africani ed asiatici- con molte donne, bambini e famiglie intere tra loro- sono stati catapultati in Italia da zone di guerra e di conflitto lontane. Da aree di distruzione e genocidi di massa. E che invece nel SS Rosario potrebbero trovare tutta l’assistenza necessaria, il calore umano e materiale in una struttura idonea ed accogliente. “Potremmo avere i ‘medici senza frontiere’– chiosa don Salvatore- parafrasando la nota associazione umanitaria. Un aiuto fondamentale per gente che non possiede più nulla e affronta continue emergenze sul fronte della vita e della morte. Della stessa speranza di un domani, in un mondo in eterno conflitto. Possibile poi che abbiano chiesto a noi della Caritas vestiario per i profughi, con fonti enormi di finanziamento? Io proprio oggi (ieri per chi legge) mi sono fatto un giro nella enorme struttura del SS Rosario, completamente all’avanguardia e piena di ogni tipo di servizi e di spazi a disposizione. Vi ho trovato solo nove ricoverati in Medicina e sei in Riabilitazione. Quindici pazienti in tutto! Ma come si fa a mantenere una struttura che ne potrebbe ospitare centinaia senza alcun costo aggiuntivo? Ed anzi con enormi introiti e guadagni, anche per coprire gli enormi buchi nell’assistenza sanitaria e nel bilancio pubblico.” Qualcuno li chiama “sprechi” che tra l’altro non migliorano l’assistenza ma addirittura l’uccidono. E qui quanti barconi di cittadini alla deriva si possono rappresentare? Tanti che non trovano ricovero e sono anche loro migranti da un ospedale all’altro. Il dado è tratto. Don Salvatore ha lanciato la “provocazione” come un macigno nello stagno delle acque molisane e della stessa opinione pubblica locale. Un’idea che va ben oltre i confini della nostra Regione. Applica l’idea fondante della Chiesa, come “ecclesia” (comunità) che accoglie ed unisce tutte le anime del mondo. Oggi, domenica 3 marzo, don Salvatore si troverà in Chiesa a celebrare Messa, con tanti fedeli ad ascoltarlo nell’omelia. Già ieri ha detto: “Nell’anno del Giubileo e della Misericordia ricordiamo ed applichiamo appieno il messaggio di Papa Francesco e del nostro Gesù Salvatore. Solo così saremo fedeli testimoni di Dio”. E qui Pace e Guerrra si confrontano in una lotta tra Bene e Male. Ben oltre l’insegnamento Cristiano, condiviso anche da tanti non credenti. Serve solo trovare la strada della comune condivisione e verità. Ed i migranti dispersi per il mondo rappresentano una ferita nel corpo e nelle nostre coscienze. Come le stimmate di Cristo per i credenti, ma anche di tanti eroi che lottano e muoiono, in giro per il mondo. Solo per affermare una cultura laica e ” senza frontiere“.
Articolo tratto da "Primo Piano"
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