Possiamo distinguere tra diversi tipi di carezze: verbali e non verbali, positive e negative, condizionate o non condizionate.
Nell'infanzia, si provano molti comportamenti diversi per scoprire quello che può soddisfare il proprio bisogno di carezze e, quando se ne scopre uno che si rivela utile, si tende a ripeterlo. Per un bambino, l'eventualità peggiore è quella di essere ignorato e, se non riceve abbastanza carezze positive, le cerca di negative. In termini educativi, le une e le altre hanno un effetto assai simile perché spingono ugualmente a riprodurre gli schemi di comportamento che le hanno prodotte.
Concretamente, possiamo scegliere di sgridare nostro figlio quando si comporta male e ignorarlo se riteniamo il suo comportamento adeguato.
Ci sono genitori che dicono: "Comportarsi bene deve essere qualcosa di scontato e cantare le sue lodi soltanto perché fa qualcosa di normale vorrebbe dire viziarlo. Invece mi sembra che intervenire quando sbaglia sia necessario: perché dovrei sopportare capricci e mattane varie senza dire niente?".
Dal punto di vista logico, si tratta di convinzioni assolutamente sostenibili. Soltanto, dal punto di vista educativo, queste modalità non funzionano: il risultato è un figlio che arricchisce continuamente il repertorio di capricci e mattane, probabilmente perché una carezza negativa è molto meglio di niente.
Convinzioni diverse possono produrre disastri dello stesso tipo: succede, per esempio, quando cerchiamo di proteggere il bambino da tutti i rischi e i pericoli che potrebbero mettere a rischio la sua incolumità. Esplorare una casa disabitata, impennare con la bicicletta, scendere una rampa con lo skateboard sono tutte azioni che possono nascondere delle insidie, ma è impossibile e dannoso cercare di impedire a nostro figlio di esplorare il mondo e (soprattutto) di capire i suoi limiti imponendogli di comportarsi da bravo bambino.
Le difficoltà si possono superare, con un po' di fortuna, quando impariamo a non confondere due livelli sovrapponibili soltanto parzialmente: il nostro essere genitori, madri e padri, non va confuso con altri ruoli che ci riguardano in quanto uomini e donne.
Spesso le nostre ansie riguardano innanzitutto noi stessi e non è buona idea dare loro troppo spazio nella relazione con nostro figlio: certamente è una fatica non perdere il controllo quanto lui sperimenta qualcosa di nuovo, ma agire in un altro modo può rendere le cose molto più complicate.
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