Negli ultimi anni il sonno è stato oggetto di un numero crescente di studi, volti a comprenderne meglio caratteristiche e funzioni. I risultati di questi lavori sono convergenti e indicano che il sonno svolge un ruolo decisivo nella salute e nel benessere delle persone.
Risulta sempre più chiaro, per esempio, che un buon sonno ha importanti conseguenze sulla salute fisica, anche su aspetti che prima non si ritenevano direttamente collegati, come l’obesità o il diabete. Allo stesso tempo si è visto che il sonno influisce in modo significativo sia sui processi cognitivi di memoria e apprendimento, che risultano compromessi dalla sua carenza, sia sugli stati d’animo. In particolare, la mancanza di sonno è legata al prevalere di irritabilità, emozioni negative, pensieri ossessivi e stati depressivi. In età evolutiva, in particolare, l’insufficienza di sonno è connessa a disturbi dell’apprendimento, labilità dell’attenzione, l’insufficiente memorizzazione, impulsività, reattività emotiva e comportamenti aggressivi. Ne risultato effetti negativi diretti sui risultati scolastici, legati sia alle difficoltà cognitive che alla scarsa regolazione emotiva e comportamentale. Queste scoperte sono perlopiù ignorate nella pratica educativa quotidiana delle famiglie. Infatti, al crescere delle conoscenze sull’importanza del sonno nella vita dei bambini e degli adolescenti non corrisponde un’adeguata consapevolezza, da parte degli adulti, in particolare dei genitori, sulla necessità di garantire ai figli ogni giorno un numero sufficiente di ore di sonno. Al contrario, ci si comporta sovente come se il sonno fosse una perdita di tempo, un intralcio a quell’attivismo che vorrebbe tutti, adulti e bambini, sempre freneticamente impegnati in qualche compito. L’uso degli strumenti elettronici ha notevolmente aumentato tale frenesia, impegnando grandi e piccoli in una continua connettività virtuale che risulta particolarmente nociva nel ridurre la quantità di sonno e nel disturbarne la qualità. Di fatto la riduzione delle ore di sonno era già in atto da tempo nella società occidentale, per diverse ragioni: crescente uso dell’illuminazione, mutamento negli orari sociali e di lavoro, televisione. L’uso delle apparecchiature elettroniche non ha fatto che accelerare una tendenza già in atto. Gli studiosi del sonno hanno calcolato che negli ultimi decenni si è verificata nella popolazione europea una significativa e continua perdita di ore di sonno, in tutte le fasce d’età. In particolare, nella popolazione adulta si stima che in un secolo le ore di sonno si siano ridotte del 15%, arrivando alle 7.30 ore medie attuali, ritenute insufficienti per la stragrande maggioranza degli individui. La mancanza di attenzione al sonno, e alle conseguenze della sua carenza, può essere considerata un aspetto della più generale disattenzione nei confronti dei nostri vincoli biologici, tipica di una società tecnologica che ritiene di poter tutto controllare e piegare al proprio desiderio. La società occidentale ritiene spesso di poter ignorare il corpo e i suoi limiti. «Voglio usare il mio tempo per vivere, non per dormire» è la frase pronunciata di frequente, come se il sonno non fosse parte essenziale della vita biologica e psichica. Ma nelle trascuratezza verso il sonno e i danni che derivano dalla sua carenza non c’è solo questo. Essa è anche la diretta conseguenza dell’incapacità di molti adulti di svolgere un ruolo educativo indiretto, ma non certo meno importante, attraverso la pianificazione consapevole dei tempi e dei ritmi della giornata dei figli. Molti genitori hanno abdicato a questa fondamentale funzione educativa e i tempi in famiglia non sono preventivamente pensati e organizzati in funzione del benessere dei bambini e degli adolescenti. Prima regola per avere un buon sonno è quella di andare a dormire e alzarsi sempre alla stessa ora. Ritmi che sarebbero di grande aiuto anche per gli adulti, perché rappresentano una cornice che favorisce i comportamenti adeguati e scoraggia quelli inadeguati. Proprio perché per i piccoli – ma anche per i ragazzini – il momento di andare a letto può suscitare ansia, rifiuto e rinvii, queste difficoltà sono più facilmente superate grazie all’esistenza di cadenze regolari.
di Don Salvatore Rinaldi
articolo pubblicato su “Primo Piano” di Lunedì 29 Agosto 2016
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