Secondo Karl Rahner, teologo cattolico tedesco, gesuita, tutti gli essere umani, in tutte le loro azioni, sono positivamente orientati al mistero di Dio. Recuperando gli insegnamenti dei Padri greci, egli insiste sul concetto che la grazia non è solo una realtà per conseguire la felicità futura, ma è piuttosto la comunicazione gratuita di sé da parte di Dio che divinizza l’uomo in tutti gli aspetti del suo essere.
Tutta la storia umana e tutte le dimensioni dell’esistenza umana sono circondate da questa grazia, perciò tutte le cose potenzialmente rivelano il mistero di Dio e ogni sforzo umano autentico può avvicinare a Dio e contribuire alla diffusione del suo regno. Il Vaticano II insegna: «L’aspetto più sublime della dignità umana consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio» (GS 19). L’aspirazione mistica è, perciò, inerente alla natura umana e molto spesso, nel corso dei secoli, l’esperienza mistica dimostra la possibilità e la capacità, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, per ogni figlio di Dio, di vivere la sua avventura umana nella autenticità e nel desiderio del volto di Dio. La Lumen Gentium ricorda l’universale chiamata alla santità che trova in Maria, in colei nella quale la visione si è fatta carne, il suo prototipo più autentico per una mistica nel quotidiano. Nei santi è Dio stesso che ci parla (cfr. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen Gentium, n. 50). I santi hanno contemplato e dicono ciò che hanno “visto”. Nel suo uso generale il termine “mistica” si riallaccia alla radice greca my, dalla quale proviene anche “mistero”, e fa riferimento a ciò che è segreto e nascosto. Se ciò che caratterizza essenzialmente la mistica non sono tanto certi fenomeni straordinari che alle volte accompagnano la vita dei “mistici” (estasi, levitazione, rapimenti di spirito, momenti di grande aridità spirituale o “notti oscure dell’anima”…), ma piuttosto l’esperienza del rapporto con Dio, un’esperienza segnata dall’intimità e dall’immediatezza, allora non si può negare che l’autentica fede cristiana sia sempre in qualche misura una mistica. Credere, infatti, non è semplicemente aderire con la mente a delle verità che ci sovrastano (i “misteri”), ma anche e principalmente consegnarsi con fiducia a Dio che si autocomunica mediante la parola, e mediante la Parola per eccellenza che è Gesù Cristo. E la fiducia implica sempre una componente esperienziale, che va al di là della mera conoscenza razionale, pur richiedendola. In questo senso si può quindi dire che ogni cristiano è un mistico. Il che non esclude che ci possano essere, e ci siano di fatto, dei cristiani che sviluppano in maniera più intensa questa dimensione esperienziale della fede. In realtà, chiunque crede è chiamato a farlo, secondo le ripetute esortazioni che si ritrovano nelle lettere paoline (2 Cor 1, 15; Ef 4, 15-16; Col 1,10; 19; 1 Tes 3, 12; etc.). Se poi si prende il termine “mistica” nel senso di adesione entusiasta a una causa o progetto, è chiaro che ogni cristiano sia chiamato a farla sua e a svilupparla. La passione con cui lo stesso Gesù visse il progetto del “regno di Dio”, una passione che lo portò ad affrontare anche la morte violenta, resta sempre emblematica per ogni suo discepolo. È indispensabile aiutare i cristiani a superare una concezione puramente dottrinale della fede, in cui venga sacrificata la sua dimensione esperienziale e perfino emotiva. Occorre formare alla vita di fede come “mistica” nel senso di un’adesione entusiasta alla proposta del Vangelo. Se il messaggio di Gesù è appunto una “buona notizia”, non dovrebbe suscitare delle risposte rassegnate o di obbligo, ma delle adesioni veramente entusiaste. Paolo VI lo ha icasticamente espresso con una lapidaria sentenza: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». È proprio del testimone infatti - vale a dire di colui che “evangelizza” mediante la pratica di una vita autenticamente cristiana cioè santa (cfr. EN 41) - agire sugli altri per via d’esempio che attrae e sospinge all’imitazione. Che non va intesa nel senso di “copia” o di imitazione materiale. La mistica non si confonde con i fenomeni straordinari. Gli uomini sono più attenti all’enfasi dell’inaudito che alla sobrietà della Parola di Dio. “Corpo di Cristo” è termine che indica: a) il corpo umano di Gesù; b) il Cristo risorto presente nell’Eucarestia; c) la Chiesa (o Corpo Mistico di Cristo) costituita da quanti sono incorporati a Cristo mediante il battesimo e lo Spirito Santo. “Mistica” è un’esperienza speciale e profonda di conoscenza e di unione con la realtà divina, liberamente concessa da Dio. (Le esperienze mistiche, che possono essere accompagnate da estasi, visioni e altri fenomeni del genere, sono di solito precedute da una pratica seria di contemplazione e di ascesi. La mistica si riscontra in tutte le grandi religioni del mondo, ma nell’esperienza cristiana ha una qualità altamente personale e accentua anziché sopprimere il senso di distinzione tra il mistico e Dio). La mistica genuina produce sempre un amore più generoso verso gli altri, e sembra trovarsi frequentemente tra i cristiani che si dedicano alla preghiera e che sono sensibili alla presenza di Dio nella loro vita. L’esperienza spirituale dipende da Dio, non può essere prodotta dalla volontà dell’uomo, che può solo favorirla con la sua disponibilità, ma non può mai provocarla a piacimento. Il processo di beatificazione e di canonizzazione si basa più sulla carità del soggetto che sui fenomeni straordinari che possono averne accompagnato la vita. La santità di Bernardette Soubirous è dimostrata più dalla sua vita umile presso le religiose di Nevers che dalle apparizioni di Lourdes. Nella canonizzazione di Padre Pio si è tenuto conto più della sua vita esemplare che dei fatti straordinari, pur frequenti. La vera e propria esperienza mistico-cristiana non è la fuga dal mondo e la negazione del mondo, né un incontro con l’universo infinito, ma l’integrazione di ciò che è mondano, materiale e storico nell’incontro amorevole con il Dio personale.
di Don Salvatore Rinaldi
articolo pubblicato su “Primo Piano” di Lunedì 16 Ottobre 2016
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