Domenica 13 novembre anche nella Concattedrale di Venafro “Santa Maria Assunta in Cielo” si è svolta la Cerimonia di chiusura dell’antica Porta Santa, che a Venafro avviene sin dal 1408, come testimoniano gli Annali di Venafro di Cosmo De Utris e Le memorie storiche di Venafro di Gabriele Cotugno, nonché la pietra inserita alla base della facciata, sulla destra del portale principale, prezioso documento litico su cui è ancora possibile leggere: 1408 IVBILE(VS).
In quegli anni Vescovo dell'allora Diocesi di Venafro era Andrea Fiascone dal 1399. Questo evento che abbraccia dunque la storia e la tradizione, ma anche e soprattutto la fede e la spiritualità, in una chiesa Concattedrale che da ormai quasi quarant'anni vive un periodo di intensa rifioritura e particolare vitalità - ha visto coinvolto il popolo di Venafro e dei paesi limitrofi il quale ha partecipato numerosissimo, anche oltre ogni auspicabile aspettativa. Presenti autorità civili, religiose e militari, associazioni e movimenti, un vero e proprio bagno di folla, ma soprattutto tantissimi giovani, non solo appartenenti alle associazioni cattoliche, per una Celebrazione Eucaristica solennemente presieduta da Monsignor Camillo Cibotti e animata dal Coro Diocesano diretto dal Maestro Marco Di Lenola e accompagnato dall’organista Modestino Festa.
Il Vescovo ha iniziato la sua omelia lasciandosi guidare dalle parole del profeta Malachia: «Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia» (Ml 3,19-20).
Ebbene, ha esordito Cibotti, «Celebriamo, carissimi, la vittoria dell’amore e della giustizia sull’ingiustizia, sull’arrivismo e sulla prepotenza». Durante quest’anno, l’occasione del Giubileo straordinario della misericordia ci ha offerto la possibilità di vivere un percorso che ci ha fatto sempre più sperimentare la presenza reale di Cristo nella nostra vita e l’amore di Dio, che è il Padre misericordioso che ci attende sempre sulla soglia con le braccia spalancate.
Il Vescovo ha continuato la sua omelia rivolgendosi ai numerosi presbiteri convenuti e li ha esortati ad «incarnare il modello Cristo che si dona totalmente, che non ha momenti di sosta, che si spende fino in fondo, che non pensa a momenti di gratificazione e di gloria umani … per guidare questa nostra società a una rivalsa contro le ingiustizie, avendo il coraggio di incarnare quelli che sono i sentimenti stessi di Gesù».
Ha invitato poi l’intera assemblea a perseverare nel perseguire ciò che è bene e ciò che è giusto, perché «questo nostro mondo – ha affermato – non può cambiare se noi non lo cambiamo. Questa nostra esistenza non può migliorare se noi non avremo come punto di riferimento la novità che è Cristo».
Al termine della Celebrazione Eucaristica il canto delle litanie ha accompagnato la processione dei ministri verso la Porta Santa per procedere al suggestivo rito di chiusura. A tal riguardo il Monsignor Cibotti ha sostenuto: «Lasciamo fuori dalla nostra porta le incertezze e i pericoli che ci vorrebbero risucchiare in un modello consumistico e materialistico. E non dimentichiamo mai che anche se questa Porta si chiude rimane sempre aperto l’abbraccio misericordioso del Padre. Il suo amore oggi deve continuare a palpitare attraverso di noi».
La nostra vera ricchezza, dunque, è la gioia della presenza di Cristo. Non perdiamo mai di vista il fatto che noi siamo la sua dimora. Quest'anno giubilare è stato un’occasione straordinaria per riscoprire il volto misericordioso del Padre e uno stimolo per riaccendere in noi il desiderio di aprire le porte alla Sua misericordia e lasciarlo irrompere nelle nostre vite.
Chiara Franchitti e Vincenzo D’Ottavio
Scrivi commento