Sogno di una trasformazione

Di fronte alle difficoltà della vita, alla morte e alla malattia, noi non sappiamo che lingua usi Dio. Infatti spesso ci poniamo nei confronti di Dio con un atteggiamento di sfida, chiedendogli: «Perché questo?». 

E la sfida è rivolta anche a coloro che sono ritenuti “i seguaci più fedeli di Dio”, che potremmo essere anche noi. Ci dicono: «Lo vedi il tuo Dio che fa?» e noi tendenzialmente alziamo le spalle e sospiriamo. Se però sappiamo leggere la Parola di Dio scopriremo che in realtà in più punti ci viene data la possibilità di dare una risposta alla domanda: «Qual è la lingua di Dio? Chi è che parla in nome di Dio?». Nel Primo Libro dei Re, ad esempio, è possibile leggere di Elia che si era recato in un’abitazione dove era morto il figlio di una vedova. La prima reazione della donna alla presenza di Elia è uno scontro: «Dov’è il tuo Dio?» (Cfr. 1 Re 17,17-24 ) . Un’altra situazione la troviamo nel Vangelo di Luca. A un certo punto incontriamo Gesù con il suo seguito e tutti che gli vanno dietro in processione. Nel frattempo però era in corso anche  un’altra processione, di un’altra vedova col figlio morto. Gesù subito si rende conto che c'è un corteo funebre, prova compassione e si stacca dal suo corteo. Si dirige verso la bara, tocca, e poi invita quel ragazzo a rialzarsi. Ed il ragazzo si rialza (Cfr. Lc 7,11-17). Ancora San Paolo nella Lettera ai Galati  ci dice: «Io perseguitavo i cristiani, a un certo punto ho incontrato uno che mi ha toccato» (Cfr. Gal 1,11-19). Che cosa lega queste tre letture? Elia ridà la vita ad un bambino a tal punto che la donna dice: «Tu sei un uomo di Dio, tu quello che dici lo vivi, tu non solo pronunci le cose di Dio, ma tu ci credi, perché la trasformazione è visibile, è sotto gli occhi, è davanti ai miei occhi». Poi Gesù, che tocca il bambino che si rialza, e alla fine Paolo, colui che struttura tutto il cristianesimo. Di fronte a queste situazioni ci servono persone che sanno toccare, che credono, persone possedute in un certo senso. La presenza di ciò in cui io credo agirà in me - se ci credo veramente - e lascerà il segno. Questo è quello che noi chiamiamo miracolo. L'angelo è l'uomo, l'uomo giusto. L'uomo che si mette dinnanzi alla Parola di Dio e la medita, la vive, e poi sogna che quella Parola che ha ascoltata gli dia la possibilità di andare avanti perché crede nella possibilità di Dio. Giuseppe, un lavoratore che gestiva una piccola azienda edile, è un uomo che viveva quotidianamente l'incontro con Dio, perché lui aveva la certezza che Dio può tutto. Dio può tutto! Incredibile, no? Era una persona che si innamorò di Maria, più giovane, ragazza che già si nutriva di una cosa sola: della presenza di Dio. Ella ricevette questo messaggio: «Maria c'è necessità di un tuo aiuto, perché si ponga fine ad una vita senza scopo». Maria la fa sua questa Parola, questa Parola che le viene dall'arcangelo Gabriele. Ma chi è Gabriele? Colui che annuncia, colui che dà la notizia, perché così si nutriva Maria, così ha conosciuto la sua vocazione. Allora Maria, che deve dare una risposta, quale risposta dà? Maria pensa che se vuole davvero collaborare deve dare la sua disponibilità. Cosa succede? Che Maria si pone questo grande interrogativo! Come concretizzare nella mia vita la Parola che vive dentro di me? E come farò ad annunciare questo così forte messaggio al mio sposo? Come lo farò partecipe? Maria, nel momento opportuno, ne fa partecipe anche questo bellissimo uomo, Giuseppe. Giuseppe viene definito “l'uomo giusto”, ma perché? Perché Giuseppe si nutriva della stessa Parola, della stessa lettura, della stessa Storia di Maria! Ma questo è proprio il bello! - Noi non abbiamo capito - noi crediamo che Maria e Giuseppe abbiano vissuto una favola! Ma questi vivevano la Storia! Loro volevano un mondo diverso. E Maria disse a Giuseppe: «Senti Giuseppe, io sono stata scelta perché mi rendo conto che devo dare il mio e fare la mia parte, ma tutto avverrà perché Dio è con noi, l’ “Emmanuele”, il “Dio con noi”. Giuseppe si trova lì a dover fare una scelta, o secondo quella che era la legge dell’uomo, o secondo la Parola di Dio, da uomo della Sacra Scrittura. E che cosa fa? Quello che facciamo noi! Giuseppe fa la stessa cosa: pensa secondo la legge umana: “Ma che stiamo a dire? Ma è impossibile che Dio si serva di questa mia donna, che lei sia posseduta, posseduta da Dio. È impossibile! Allora Giuseppe potrebbe scegliere la legge umana, e cosa fa? Che cosa dice la legge al riguardo? L’atto di ripudio! Sentite: non è un dramma nostro, di tutti i giorni, di fronte a un cambiamento che potrebbe stravolgere la nostra vita? Noi decidiamo secondo la legge umana o secondo questa presenza di Dio? Ascoltiamo Dio che ci dice: «Io sono in te, io sono con te» oppure ci affidiamo alla logica umana? Allora Giuseppe, che vive questo tormento, ma che è uomo giusto, lui che si era nutrito sino ad allora dell’amicizia con Dio, fa della volontà di Dio un sogno. Fa del progetto di Dio un sogno! Ma lo avete capito che fa Giuseppe? Lui non vede subito quel progetto realizzato, ne fa un sogno! Crede nelle possibilità di Dio. È quello che manca a noi: noi ancora ragioniamo a livello umano, adesso. Non sogniamo la realizzazione della presenza di Dio dentro di noi e nel mondo che ci circonda. Giuseppe riceve da Dio una certezza: «Non temere, perché tutto sta avvenendo per questo che è il mio desiderio che si deve realizzare». Allora io mi chiedo: gli angeli che mi parlano - che mi riportano a Dio - chi sono? Sono quell'uomo e quella donna che sognano una nuova umanità già realizzata, sognano di essere nel mondo la presenza, il messaggio concreto della nuova umanità! Sei tu, donna giusta, sei tu, uomo giusto, che mi sai mostrare già adesso una nuova umanità e attraverso quella tua capacità di fare incarnare Dio dentro di te, tu sei diventato per noi motivo di speranza e di presenza di Dio. Dopo tutto quello che vi sto dicendo, ci credete ancora? Ora io mi dico - se ci credete ancora - mettiamoci tutti quanti, con forza, a cambiare quello che ci circonda, perché non si respira dal male che abbiamo intorno. Perché non raccoglierci e inchinarci a questa presenza di Dio e dire: «Sì Dio. Io ti permetto di entrare dentro di me, dentro la mia vita, perché ci credo quando Gesù mi dice “Io sarò con te, e sono convinto che tu, Mario, Roberta, Ilaria, Simone, ecc., farai qualcosa di più grande di me, perché tu puoi fare qualsiasi cosa”. Preoccupiamoci di essere uomini giusti. Noi siamo chiamati da Dio a essere gli angeli custodi dei nostri familiari, dei nostri ragazzi. Questi sono gli angeli custodi. Che regalo si aspetta Gesù per il suo compleanno? Che noi lo lasciamo entrare in noi, per trasformarci, per entrare a far parte della nuova umanità che Gesù, con la sua vita, ha reso possibile.

 

di Don Salvatore Rinaldi

 

articolo pubblicato su “Primo Piano” di Lunedì 26 dicembre 2016

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