Un legame pubblico, stabile e fedele

In Paolo VI era ben chiara una convinzione: «Un cristianesimo che non investa tutte le forme di vita quotidiana, cioè che non diventi cultura, non è più in grado di comunicarsi» (Montini, Lettera di indizione della Missione cittadina)

Il nostro tempo predica – ovunque, nei media, al cinema, nelle parole che ci scambiamo nelle scuole e negli uffici – la libertà come assenza di legami, come assecondamento della personale inclinazione che muta ogni giorno, mossa dal vento delle voglie, degli istinti e delle mode. Ma come si fa ancora a sposarsi e a restare insieme per sempre quando tutto attorno alla prima difficoltà ti incita: cambia, liberati? Come si fa ad avere il coraggio di accogliere i figli che vogliono arrivare, quando tutto attorno ti dice: ma in che mondo li metti? E come li manterrai? E ne vale, poi, la pena? Ma nulla, «è impossibile a Dio». Oggi le parole sposo e sposa non si usano più – se non nei cataloghi di moda o presso le Agenzie che organizzano eventi e cerimonie... –, è più facile che si parli di compagno o di compagna. Il matrimonio è un bene in via di estinzione, sostituito dalle convivenze o, più sbrigativamente, dalle “storie”. Leggo sui maggiori quotidiani le dichiarazioni di intellettuali famosi: l’amore è un diritto – dicono – e come tale deve essere garantito a tutti. Riguarda la sfera privata, e inviolabile, dell’individuo: ognuno lo vive come vuole, con chi vuole, finché vuole. Oggi la moda dei giovani (e non solo) si diverte a confondere e mascherare la differenza sessuale. Eppure nella “realtà reale” non è così: la differenza sessuale è un dato insopprimibile e prezioso, con innumerevoli valenze positive. Cercare di eliminarla non è ragionevole. Per l’uomo di tutti i tempi e di tutte le latitudini questa è un’evidenza così lampante che non ha bisogno di essere dimostrata. Del resto, anche la scienza conferma che la differenza sessuale pervade tutto l’essere umano, fin nell’ultima particella: il corpo dell’uomo è, in ogni sua cellula, maschile come quello della donna è femminile. La differenza sessuale è perciò un dato costitutivo, originario; non qualcosa di sopraggiunto con l’evoluzione delle culture, di esterno alla persona e come tale di modificabile. Dire differenza non è dire diversità. La differenza sessuale è una proprietà della persona, sta prima della relazione e indica piuttosto la capacità della persona di entrare in relazione. Pertanto non può mai generare diseguaglianza e discriminazione. Le diversità invece, che implicano sempre relazioni con l’altro, possono diventare fonte di diseguaglianza e di discriminazione, come si vede bene nel caso della razza, del censo, ecc. L’idea vincente, nelle nostre società avanzate, è quella di libertà come assenza di legami. Si preferiscono rapporti “corti” a rapporti “lunghi”, non solo in chiave temporale ma anche di coinvolgimento personale. Così alla logica del dono si sostituisce quella del calcolo, del do ut des. «Solo gli uomini – osserva acutamente Chesterton – sono in grado di lanciare i loro cuori oltre tutti i calcoli, per conquistare ciò che il cuore desidera». Nessuno accetta più di fare sacrifici. “Senza impegno” ci assicurano i venditori quando ci vogliono rifilare un prodotto. “Senza impegno” sembra essere diventata la massima aspirazione di molti giovani. Fidanzamento ha la stessa radice di fede, fiducia, fedeltà: realtà solide e positive. Indica un periodo di prova, certo. Ma non nel caso precario e dubbioso con cui si gettano i dadi: «Proviamo...». È invece un tempo di verifica, simile a quel lavoro serio e appassionante con cui lo scienziato è teso a convalidare la bontà di un’ipotesi. La libertà vi è impegnata al massimo. E il segno della promessa solenne con la quale l’uno liberamente si lega all’altra è l’anello, il cui peso – scrive Karol Wojtyła in un libro che tutti i fidanzati dovrebbero leggere – «non è il peso del metallo. È il peso specifico dell’essere umano, di ognuno di voi e di voi due insieme... L’amore non è un’avventura. Prende sapore da un uomo intero. Ha il suo peso specifico. È il peso di tutto il tuo destino» (da La bottega dell’orefice). Il matrimonio è un legame pubblico, stabile e fedele. Ciò che non è in qualche modo suggellato pubblicamente è ancora acerbo e, perciò, precario, insicuro. Il passaggio dall’innamoramento all’amore implica naturalmente la scelta di assumere l’esaltante scoperta di una totale reciprocità entro una responsabilità di costruzione comune. L’amore tra l’uomo e la donna è pubblico e stabile perché destinato a edificare la società e la Chiesa. D’altra parte, quando hai incontrato qualcosa che ti corrisponde profondamente non hai il problema di abbandonarla, ma quello di non perderla più.

 

di Don Salvatore Rinaldi

 

Articolo pubblicato su “Primo Piano” di lunedì 13 Febbraio 2017

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