Francesco d'Assisi: sintonia tra il Cielo e la Terra

In questo periodo particolare dell’anno siamo soliti vivere con maggiore intensità quella fiducia che noi uomini riversiamo in un altro uomo: Francesco d’Assisi. Ecco il significato delle immagini dei santi.

Per noi l’immagine rievoca ciò che ha fatto parte della storia, ciò che altri uomini, altre donne come noi, in momenti particolari della loro vita, in momenti particolari di buio, di tristezza, di via senza uscita, hanno sentito il bisogno di essere presi per mano per continuare a camminare.

Qualcuno pretende che sia Dio a scendere da quella realtà celeste che noi chiamiamo “Cielo”. Nella preghiera del Padre Nostro quante volte diciamo “che sei nei Cieli”! Certo non sbagliamo perché il Padre Nostro è nei Cieli e per “Cieli” intendiamo ovunque. Nel nostro pregare chiediamo dunque a Dio nostro Padre di poter trovare uomini che continuino ad essere sulla Terra la continuità della sua presenza. Ecco i santi, i santi sono la continuità della presenza di Dio.

Quando incontriamo una persona che è testimone della presenza di Dio per noi diventa l’uomo da incontrare, l’uomo da ascoltare, l’uomo che ci dà la possibilità di avere il “pane quotidiano”, perché in quel momento della giornata abbiamo veramente bisogno di bussare e che qualcuno ci apra, abbiamo veramente bisogno di mangiare e che questo qualcuno, che vuole essere il prolungamento della presenza di Dio, che è nei Cieli, ci dia da mangiare.

Spesso desidereremmo incontrare colui che ci dà un consiglio necessario, colui che sia per noi quella luce che abbiamo perso, per non cadere in quella parolaccia: la tentazione. La tentazione è una parolaccia. “Non ci indurre in tentazione” significa “fà che io non precipiti in quel buio come se tu, Dio, non ci fossi”. Ebbene  Dio si serve degli uomini, Dio si serve dell’uomo di Dio per far sì che la sua provvidenza sia visibile.

Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 10, è scritto: «21 Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. (Mt 10,21-22) La perseveranza è racchiusa nella recita del Padre Nostro che ci rende quotidianamente consapevoli della presenza paterna di Dio nei Cieli, cioè ovunque. Dio è con noi. Questo Francesco d’Assisi lo ha compreso molto bene.

A tal proposito, nella  Leggenda Maggiore di Bonaventura da Bagnoregio, al II capitolo, è possibile leggere: «Quel padre carnale cercava, poi, di indurre quel figlio della grazia, ormai spogliato del denaro, a presentarsi davanti al vescovo della città, per fargli rinunciare, nelle mani di lui, all’eredità paterna e restituire tutto ciò che aveva. Il vero amatore della povertà accettò prontamente questa proposta. Giunto alla presenza del vescovo, non sopporta indugi o esitazioni; non aspetta né fa parole; ma, immediatamente, depone tutti i vestiti e li restituisce al padre. Si scoprì allora che l’uomo di Dio, sotto le vesti delicate, portava sulle carni un cilicio. Poi, inebriato da un ammirabile fervore di spirito, depose anche le mutande e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: “Finora ho chiamato te, mio padre sulla Terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro, che sei nei Cieli, perché in Lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza”. Il vescovo, vedendo questo e ammirando l’uomo di Dio nel suo fervore senza limiti, subito si alzò, lo prese piangendo fra le sue braccia e, pietoso e buono com’era, lo ricoprì con il suo stesso pallio […]» (FF 1043)

Ecco, dunque quella perseveranza di cui parla l’evangelista Matteo nel passo sopra citato, incarnata mirabilmente in Francesco d’Assisi. Egli si spoglia dell’uomo vecchio per lasciarsi rivestire da Dio, Padre Misericordioso, dell’umanità nuova. Francesco si spoglia per i poveri, si spoglia per i lebbrosi, si spoglia per colore che oggi Papa Francesco definisce “lo scarto del mondo”. Sull’esempio dell’uomo d’Assisi dovremmo riuscire a giungere anche noi a dire: «Ho un solo Padre che mi concederà in Cristo di essere il suo prolungamento per permettere al Cielo e alla Terra di camminare in sintonia».

E allora terminiamo questa  riflessione nell’invocare i santi e nel pregarli dicendo: «Uomini che avete avuto la possibilità di rendere presente il Cielo sulla Terra, voi che avete dato la possibilità a quell’uomo, a quella donna, a quel bambino, quando ha recitato quella preghiera tanto bella: il Padre Nostro, avete dato la possibilità a tanti uomini e a tante donne di toccare la presenza di Dio sulla Terra, date anche a me la possibilità di essere prolungamento della presenza di Dio sulla Terra».

 

Chiediamo ai santi di essere come loro: la continuità della nuova umanità. 

Scrivi commento

Commenti: 0