Ottobre mariano

Che senso ha parlare di Maria, oggi? La domanda è legittima. Dopo quarant’anni di riflessione teologica e pastorale sulla Madre del Signore, è legittimo tracciare un breve bilancio del cammino percorso e puntualizzare alcuni aspetti, che interpellano la figura della Madre di Dio nel contesto culturale e religioso di oggi.

In questi decenni di profondo cambiamento culturale, in una società in costante ridisegno sociale, economico e ideologico, le trasformazioni incidono necessariamente sul fattore religioso e sulla riflessione teologica riguardo all’uomo, al suo rapportarsi con Dio, con la società, con la Chiesa di credenti e di “ricercatori della verità”. Nel contesto dei nuovi modelli di riferimento culturale e religioso, inevitabilmente, dobbiamo chiederci quale ruolo può svolgere la figura di Maria di Nazareth. È ormai evidente a tutti comunque, con buona pace dei razionalisti, che l’affetto del popolo cristiano per la Vergine Madre non solo non è arretrato o spento dal vento del relativismo, ma in questi ultimi decenni si è venuto rafforzando e propagando, anche per la convinta promozione del culto mariano durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Le aperture agli studi antropologici e culturali hanno mostrato inoltre la validità della religiosità popolare e della devozione per l’inculturazione e le significatività della fede cristiana che deve diventare parte del vissuto dei popoli evangelizzati e non rimanere a livello di “rivestimento” superficiale. Non mancano però esagerazioni ed esasperazioni nel culto popolare alla Vergine – puntualmente registrate e amplificate dai mezzi di comunicazione – come la ricerca eccessiva di “messaggi” provenienti della Madonna, apparizioni e “segni” miracolosi: i mezzi rischiano di diventare fini, capovolgendo il senso della “mediazione” mariana e oscurando la centralità della fede in Cristo. Nella Marialis Cultus Paolo VI nel 1974 diceva: «All’uomo contemporaneo, non di rado tormentato tra l’angoscia e la speranza, prostrato dal senso dei suoi limiti e assalito da aspirazioni senza confini, turbato nell’animo e diviso nel cuore, con la mente sospesa dall’enigma della morte, oppresso dalla solitudine mentre tende alla comunione, preda della nausea e della noia, la Beata Vergine Maria, contemplata nella sua vicenda evangelica e nella realtà che già possiede nella città di Dio, offre una visione serena e una parola rassicurante: la vittoria della speranza sull’angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea, delle prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte». Maria, icona dell’opera di Dio per l’uomo e della risposta dell’uomo al suo Dio, umile frammento di storia veramente umana, preparato, avvolto e benedetto dalla potenza dell’Altissimo, è divenuta l’icona, l’immagine densa di presenza, cioè, non soltanto dell’opera di Dio per l’uomo, ma anche della risposta che l’uomo è reso capace di dare al suo Dio. Guardando a lei, la sola che è insieme e per sempre Vergine, Madre e Sposa, tutta santa eppure totalmente umana, donna nella ricchezza della sua femminilità, la gloria della Trinità si lascia intravedere sotto i segni della storia, luce, consolazione e appello per tutti coloro che vivono la fatica di volersi veramente umani. Maria è chiave del mistero cristiano. Maria è un modello rivelatore. Essa getta una luce significativa su ogni punto della rivelazione, dall’incarnazione all’escatologia. La sua assunzione anticipa la Chiesa. Essa realizza, in modo ineguagliabile, i valori cristiani: fede, carismi, verginità, maternità, umiltà, centuplo evangelico, ecc. Chi misconosce Maria non comprende più Dio né gli uomini, né il loro reciproco rapporto. Chi la ignora smarrisce il senso antropologico e teologico del cristianesimo, perennemente racchiuso nel rapporto uomo-donna in cui si è manifestata l’incarnazione del Figlio di Dio. È la “chiave del cristianesimo”.

 

di Don Salvatore Rinaldi

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