In virtù dello Spirito Santo possiamo amare Gesù

L’antica cristologia rimane la nostra cristologia, ma noi abbiamo il diritto e il dovere di ripensarla sempre in modo nuovo, di farla realmente nostra, di cercare di dirne forse in modo diverso il senso vero e proprio, là dove abbiamo difficoltà a capire; di riflettervi sopra partendo da altri aspetti (Karl Rahner, Amare Gesù. Il rischio di una relazione, Edizioni San Paolo 2015, p. 78). 

L’uomo si affida necessariamente ad altri ed è necessariamente portato a farlo. Tale auto apertura della persona a un altro, tale affidamento di sé a un altro può assumere gradi di intensità e forme quanto mai vari. Forse la forma più eloquente è quella dell’amore coniugale. In esso un individuo si affida incondizionatamente (almeno in un certo grado) a un altro. Soltanto chi si distacca così da sé e si abbandona con amore a un altro trova se stesso. Altrimenti  soffoca nel carcere dell’egoismo. Riflettiamo ora in maniera un po’ esplicita su questo fenomeno fondamentale dell’esistenza umana. Per affidarsi in maniera sensata e responsabile a un altro bisogna ovviamente che ci siano dei motivi che ci spingono a farlo e che ci paiono legittimi; essi sono però sempre e necessariamente di minor peso e più problematici dell’atto stesso dell’affidamento nella sua assolutezza. Viceversa, l’atto dell’affidamento di sé possiede una radicalità, assolutezza e incondizionatezza, che non possono essere completamente dedotte dai motivi precedenti. Bisogna avere dei motivi ragionevoli per affidarsi a un altro individuo, per mettersi nelle sue mani. Ma così affidandosi, il rischio è maggiore e bisogna rischiare più di quanto tali motivi sembrino legittimare. Ogni rapporto fatto di fiducia e di amore verso un altro uomo racchiude una dose di decisione e di rischio, che supera quanto la riflessione sulla legittimità e ragionevolezza di tale rischio ammette e approva. Il rapporto realmente cristiano verso Gesù racchiude sempre un qualcosa di più in fatto di libertà, di rischio, di amore appunto, che va al di là di tutte queste scienze storiche, esegetiche e critiche, che va naturalmente al di là anche della testimonianza storica della tradizione e della Chiesa su Gesù. Solo dopo aver accettato e amato Gesù stesso in quanto tale al di là di quel che sappiamo di lui – lui stesso e non la semplice nostra idea di Cristo e neppure i semplici risultati della nostra scienza storica – ha inizio il vero rapporto verso di lui, il rapporto consistente in un abbandono assoluto di se stessi nelle sue mani. Nel caso del nostro rapporto con Gesù non può trattarsi unicamente di un’idea astratta di Cristo. Altrimenti in fondo saremmo invaghiti della nostra propria idea e non ameremmo un uomo concreto e reale. Se egli non fosse il Risorto, il salvato presso Dio, […] il nostro amore cercherebbe solo – in fondo insensatamente – un ideale nel passato della storia. È realmente possibile amare Gesù al di là di tutti i tempi e di tutti gli spazi. Leggiamo la sua biografia, che non è la biografia di uno che è semplicemente stato, perché nella sua risurrezione è diventata la definitività. Leggiamo la Sacra Scrittura così come due amanti vivono la loro giornata insieme e guardandosi negli occhi. Nella profondità della nostra esistenza sentiamo ciò che quest’uomo concreto, appunto non scomparso semplicemente nell’anonimità oscura di Dio, ha da dirci concretamente. Ci lasciamo dire da lui realmente qualcosa che altrimenti non conosceremmo per la nostra vita; di fronte a lui diventa possibile fare una sintesi, di natura indissolubile, tra norme sempre valide e lui quale modello unico e irripetibile. Tale sintesi fonda una sequela che è qualcosa di più del riconoscimento di un esempio di una norma in sé evidente. Non lo imitiamo e non lo degradiamo a semplice esempio di principi che abbiamo già posto per conto nostro. In questo amore per lui, Gesù diventa l’assoluto concreto, in cui risulta superata l’astrattezza delle norme e l’insignificanza del singolo puramente contingente. In forza della natura dell’amore in generale e in virtù dello Spirito Santo di Dio, dobbiamo e possiamo amare Gesù realmente, direttamente, concretamente al di là dello spazio e del tempo.

 

di don Salvatore Rinaldi 

Rubrica "Fede e Società"

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