Figlio e genitore

Figli, lo sapete bene di essere parte centrale della vita della famiglia e che lo sguardo di tutti è rivolto a voi. Ebbene, non ritenete di avere soltanto diritti. Non è vero che, poiché siete il fine, l’oggetto della educazione, dovete ricevere e non dare mai, e protestare e lamentarvi degli educatori e del clima in cui si svolge la relazione educativa. 

Non limitatevi al lamento, anche se a ragione, senza fare il minimo sforzo per capire che cosa sia successo e senza nemmeno porvi il problema di un possibile aiuto da dare a vostra madre o a vostro padre. Non è giusto che non facciate nulla per facilitarli in questo compito, perché non si tratta di due robot che non possono andare mai in crisi e allora, se volete una attenzione adeguata, aiutateli. Suggerimento questo in perfetta sintonia con la certezza che l’educazione non è un processo a una sola direzione. Ciò però non vuol dire che si debbano scambiare i ruoli. Se i padri e le madri non sono motivati, fanno maggiore fatica a svolgere il loro ruolo e su questo tasto voi avete una grandissima capacità per incidere. Fatelo e cercate poi di evitare i toni aggressivi che, se hanno bisogno di essere capiti e talora tradotti nel loro significato, demotivano e fanno sentire a padri o madri di essere inadeguati. Continuate un’esistenza insieme sentendo gratificazione, gioia di vivere, di vivere con loro anche se non sono perfetti. Aiutate anche se possedete il diritto primario di essere aiutati, non fosse altro poiché siete venuti al mondo non per una vostra volontà e di questo “particolare” non dovremmo mai dimenticarcene. Non imputate sempre tutto e soltanto a padri e madri, come se il mondo dovesse guardare solo voi, dedicarsi soltanto a voi. Non convincetevi che il sapere non serva, meglio, che basta avere un buon sistema di Internet e dei buoni polpastrelli con cui cliccare. Il sapere è un processo di elaborazione e nella elaborazione si diventa assolutamente unici, mentre Internet risponde nello stesso modo a qualunque polpastrello delle dita. Sapere è pensare, meditare, non muoversi rapidamente schiacciando bottoni. L’esperienza è aver dedicato sonni e polsi a una pagina e a una ricerca. Talora il padre e la madre vengono ridotti a salvadanai da cui trarre il denaro, che non è mai abbastanza: il motorino, l’abbigliamento, i jeans e le innumerevoli paia di scarpe. Dovete essere delle persone che hanno bisogno di molto aiuto per crescere e non per essere “decorati” da automobili dopo i diciotto anni e dai motorini prima. Anche voi, sì anche voi, siete responsabili, attraverso le vostre richieste, del clima familiare che non amate. E non dimenticate che un padre che voglia bene al proprio figlio non è quello che aggiusta un suo danno cancellandone il senso individuale e sociale. Un padre che voglia bene al proprio figlio non lo raccomanda, poiché nel momento in cui lo fa, dichiara implicitamente che è un cretino, che vive in una società di cannibali, e tu dovresti offenderti. Il futuro ve lo giocate voi, è - come si dice - nelle vostre mani, meglio ancora nella vostra mente. Solo voi potrete risolvere il problema della pace in questo mondo, poiché gli adulti hanno troppi pregiudizi per volere veramente la pace e non piuttosto chiamare pace la guerra che continueranno a combattere. Pensate alla difficoltà di vostro padre e di vostra madre, alla loro crisi di coppia e, se c’è, sappiate che potrebbe mutare favorevolmente con la vostra attenzione, con l’amore di un figlio che mostra quanto importanti siano per lui i genitori, e molto di più se sono insieme e non in crisi o separati. Papa Francesco, nell’Enciclica La luce della fede dice: «In famiglia, la fede accompagna tutte le età della vita, a cominciare dall’infanzia: i bambini imparano a fidarsi dell’amore dei loro genitori. Per questo è importante che i genitori coltivino pratiche comuni di fede nella famiglia, che accompagnino la maturazione della fede dei figli. Soprattutto i giovani, che attraversano un’età della vita così complessa, ricca e importante per la fede, devono sentire la vicinanza e l’attenzione della famiglia e della comunità ecclesiale nel loro cammino di crescita nella fede. Tutti abbiamo visto come, nelle Giornate Mondiali della Gioventù, i giovani mostrino la gioia della fede, l’impegno di vivere una fede sempre più salda e generosa. I giovani hanno il desiderio di una vita grande. L’incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità» (Lumen fidei, 51-53, 2013).

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 26 Marzo 2018

Rubrica "Fede e Società"

 

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