Chiese italiane meridionali: un esempio di solidarietà

Pubblico una breve intervista che mi ha rivolto uno studente della Pontificia Facoltà Teologica Meridionale per una indagine promossa nell’ambito della storia della Chiesa locale. Don Salvatore Rinaldi, conosce il documento della Conferenza Episcopale Campana del 1982 “Per amore del mio popolo, non tacerò” e i documenti della Conferenza Episcopale Italiana del 1989 “Sviluppo nella solidarietà.

Chiesa italiana e Mezzogiorno” e del 2010 “Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”?  Puoi espormi se e come questi documenti hanno avuto un seguito e sono stati quindi incarnati nella piccola porzione di popolo di Dio a lei affidata? Certo che conosco questi documenti, consideri che nel 1982 studiavo presso la Facoltà Teologica “San Luigi” di Napoli, dove ho conseguito la licenza in Teologia Morale e i docenti, in particolar modo il professor Luigi Di Pinto di Morale Biblica, il professor Antonio Di Marino di Teologia Morale e il professore Domenico Pizzuti di Sociologia, ci introducevano ai concetti di solidarietà cristiana letti nelle chiese locali. Negli anni successivi, vivendo io in una regione d’Italia, il Molise, ma in modo particolare in un paese, Venafro, confinante con la realtà campana da un lato e con la realtà del frusinate dall’altro, ho avuto subito modo di verificare che l’appartenenza alla regione Molise era relativa, in quanto la nostra cultura era impregnata dalla zona del casertano e del napoletano e dalla zona del frusinate. Essendo io originario di Melito di Napoli, dove mio zio era il sindaco del paese, i miei cugini facevano parte dell’amministrazione comunale e un altro mio cugino era comandante dei vigili urbani, verificavo le influenze della cultura napoletana che entrava attraverso la quotidiana presenza di commercianti ambulanti, i quali si sentivano parte del nostro territorio, conoscendo persino molto bene non solo i nostri paesi, ma anche la nostra gente. Non dimentichiamo che il popolo napoletano ha creato come luogo di villeggiatura una “colonia di passaggio”: Roccaraso. Negli anni successivi, le problematiche legate all’usura, le problematiche legate ai confinati (molti dei quali sono stati ubicati nei nostri piccoli centri per essere da parte delle forze dell’ordine meglio controllati), ha fatto sì che la nostra zona vivesse molto da vicino le problematiche che altri paesi della diocesi non avvertivano. Basti pensare che dall’anno scolastico ‘83/’84, essendo io docente nelle scuole superiori, venivo già coinvolto dall’arma dei carabinieri e dalla prefettura nel problema della tossicodipendenza e già da allora venivano segnalati i primi 400 giovani che facevano uso di sostanze stupefacenti. Come risposta al problema in quel periodo ci attivammo con l’organizzazione di convegni nelle scuole e di conferenze aperte ai genitori dei ragazzi le quali si svolgevano nella chiesa di San Sebastiano situata al centro di Venafro. Sia i convegni rivolti ai ragazzi che le conferenze aperte ai genitori venivano da noi organizzati con l’ausilio e la collaborazione di pedagogisti, psicologi e medici. Fu nello stesso periodo che si iniziò a pensare anche ad aggregazioni giovanili e fu così che anche a Venafro nacque il gruppo AGESCI e il gruppo “Noi giovani”, costituito in particolare da giovani universitari i quali si occupavano della promozione del territorio. Entrambi i gruppi ancora oggi operano attivamente nel tessuto sociale del nostro territorio. Facendo anche parte di una fondazione, l’ “Ave Gratia Plena”, feci nascere persino un gruppo di cantori, per togliere i giovani dalla strada, dalla passività e dall’inattività. Feci inoltre stanziare per le cinque parrocchie di Venafro una somma di £ 25.000.000 per l’apertura, in ciascuna parrocchia, di un centro sportivo. Con i giovani si costituì anche un foglio volante: “La voce della Parrocchia”, che veniva distribuito mensilmente in circa 1.000 copie. In questo mensile venivano riportati avvenimenti sociali, proposte di solidarietà e veniva effettuata una lettura delle problematiche che durante il mese avevano toccato la popolazione. Torno a ripetere che tutto ciò avveniva solo nella comunità di Venafro, l’unica della nostra Diocesi particolarmente vicina alle realtà campane. Le altre comunità non avvertivano come noi tali influssi. Con l’ausilio di padre Rastrelli e del Ministero dell’Interno fu costituito il Fondo di Solidarietà Antiusura e da allora ci rendemmo conto di quanto il problema dell’usura avesse già preso piede, nonostante ancora non fosse emerso in maniera evidente. Stiamo parlando dell’inizio degli anni ’90. Il fondo Antiusura, del quale sono stato inizialmente vicepresidente e attualmente presidente si è esteso poi a livello regionale. Sempre in quegli anni emerse la presenza della comunità Rom esistente nel nostro territorio, che fino ad allora veniva considerata solo come comunità dedita ai piccoli furti e all’accattonaggio, ma emerse immediatamente che gestiva l’usura e negozi di macelleria equina nel territorio del cassinate. Gestiva inoltre banche nei piccoli centri del frusinate. Gli stessi imprenditori venivano avvicinati dalla presenza dei Rom, i quali chiedevano prestiti. Negli anni 2000 si pensò per i giovani di spostare la trasmissione della cultura da una cultura prettamente liturgica a una cultura che prevedeva la lettura del territorio. Così, come docente, incominciai ad inserire giovani nella politica locale, prendendo spunto dalla “Scuola di politica” di padre Sorge, riunendo giovani e istruendoli sul fatto che anche la Chiesa ha una Dottrina Sociale. Dalla lettura del territorio nasceva inoltre anche un’altra esigenza: i centri di ascolto parrocchiali, seguendo in particolare le indicazioni che provenivano dalla Caritas Italiana. Nascevano così anche nella nostra Diocesi 18 centri di ascolto su 51 parrocchie. Ma la risposta più tangibile del nostro territorio fu data il 7 ottobre 2007 con l’apertura del Consultorio Familiare Diocesano, benedetto da Mons. Salvatore Visco. Questa realtà è aperta, da allora, tutti i giorni, e presenta al suo interno tutte le figure professionali. Ad oggi, quello che i Vescovi campani con il documento del 1982 Per amore del mio popolo, non tacerò e la CEI con i documenti Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno del 1989 e con il documento Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno del 2010 hanno espresso negli ultimi 35 anni sul meridione, nella nostra Diocesi lo abbiamo concretizzato, in particolar modo negli ultimi 10 anni, nella sinergia tra la Diocesi Isernia – Venafro, l’organismo pastorale Caritas, la Fondazione Antiusura “San Pietro Celestino”, il Consultorio Familiare Diocesano, i progetti della Caritas Italiana (Prestito della Speranza e Microcredito), le istituzioni presenti sul territorio coinvolte (Camera di Commercio e Provincia) e il Movimento per la Vita. I dati dettagliati sulle singole iniziative è possibile ritrovarli nei Report pubblicati periodicamente dall’Associazione “Girasole – Onlus” in cui sono forniti dati precisi per ciascuna area di attività: Area Medica, Area della Consulenza Psicologica e del Sostegno Psicoterapeutico, Area dell’Assistenza Sociale, Area della Mediazione Familiare, Area Giuridica e Legale,  Area per la Formazione dei fidanzati e sostegno alle coppie sposate, Area di Sostegno al Bisogno Educativo, Area di Consulenza Finanziaria, Area di consulenza Antiusura, Area di consulenza Etico – Morale, Area di consulenza legata all’Integrazione, Area di consulenza per Problemi Adolescenziali, Area di consulenza legata all’Immigrazione, Area Mediazione Linguistica, Area Microcredito, Area Prestito della Speranza, Area beni e servizi materiali, Area sussidi economici e servizi di segreteria (ascolto semplice/primo ascolto, ascolto con discernimento e progetto e altri servizi).

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 16 Aprile 2018

Rubrica "Fede e Società"

Scrivi commento

Commenti: 0