La città di Venafro e la Diocesi di Isernia-Venafro hanno celebrato i Santi Martiri e Patroni Nicandro, Marciano e Daria. Discorso integrale del Sindaco durante

Si sono conclusi a Venafro i solenni festeggiamenti in onore dei Ss. Martiri Nicandro, Marciano e Daria - patroni principali della città e dell’intera Diocesi di Isernia-Venafro – martirizzati nel 303 d.C. durante la feroce persecuzione dei cristiani intrapresa dall’imperatore romano Diocleziano. 

Il Martyrologium Romanum, libro ufficiale della chiesa latina, in data 17 giugno 303 d.C. sostiene: Apud Venafrum sanctorum martyrum Nicandri et Marciani, qui in persecutione Maximiani capite caesi sunt (Presso Venafro, i santi martiri Nicandro e Marciano sono decapitati durante la persecuzione di Massimiano). Stessa sorte, ma in un periodo successivo non specificato dalle fonti, subì Daria, moglie di Nicandro secondo la tradizione locale. Sul luogo del supplizio, nel 313 d.C., venne edificata la basilica in loro onore nella quale tuttora sono custodite le reliquie.

La festa dei Santi Nicandro, Marciano e Daria è una tradizione ricca di significati religiosi. Il pensiero antropologico, il vivere sociale e l’aspetto culturale legato a tale ricorrenza possono definirsi patrimonio della città. Il coinvolgimento dell’intera comunità testimonia questo indissolubile legame che esiste tra il culto dei Ss. Martiri e la storia stessa di Venafro, una storia permeata dal cristianesimo con la presenza fin dal III-IV secolo d.C. di una comunità cristiana e, dal V secolo d.C. di una sede vescovile.

La festa è stata preceduta dal “Mese di San Nicandro” caratterizzato dalla Celebrazione della Santa Messa in basilica a partire dal 17 maggio ogni mattina alle ore 6,00. I festeggiamenti però sono entrati nel vivo sabato 16 giugno quando, nel tardo pomeriggio, il busto argenteo di San Nicandro, insieme alle reliquie dei Ss. Martiri, dopo la celebrazione della Santa Messa nella chiesa dell’Annunziata è stato condotto in processione alla basilica ove sono stati celebrati i solenni vespri presieduti dal vescovo Camillo Cibotti. Quest’anno non si è verificato il prodigio della Santa Manna, un liquido che fuoriesce dalla tomba di San Nicandro a cui i fedeli attribuiscono doti taumaturgiche.

La giornata del 17, solennità dei Ss. Martiri, è stata caratterizzata dalle numerose e partecipate Sante Messe in Basilica nel corso dell’intera giornata. Cuore delle celebrazioni religiose è però il solenne Pontificale - presieduto dal vescovo Camillo Cibotti - durante il quale si è ripetuto l’antico rito di consegna delle chiavi della città e dei ceri da parte del neo sindaco Alfredo Ricci al Pastore diocesano. Un chiaro segno di vicinanza e di fiducia della città e delle sue istituzioni civili ai Ss. Patroni e alla Chiesa così come ha sottolineato il primo cittadino di Venafro nel suo discorso: «Per ogni Venafrano che abbia Fede nei Santi Martiri, lo scopo di questi tre giorni di festeggiamenti non deve essere soltanto quello di rinnovare una tradizione, bensì deve essere quello, più profondo, di comprendere i valori di questi tre Santi, farli propri e attualizzarli nel presente momento storico. Muovere dal loro esempio e concretizzarlo e testimoniarlo nella propria vita di tutti i giorni: questo è il senso della Fede dei Venafrani verso i Santi Martiri. - che cercano di operare e vivere il quotidiano facendo propri la testimonianza e l’insegnamento che Nicandro, Marciano e Daria hanno impresso in questo popolo con il loro martirio».

Monsignor Cibotti durante l’omelia ha sottolineato l’attualità dell’esempio di questi Martiri nella ricerca del comprendere come l’uomo di oggi possa concretamente testimoniare il Cristo. «I Santi Martiri sono coloro che proprio in quel momento terribile, quello che più di ogni altro gli ha messi alla prova, hanno saputo aggrapparsi ad unica certezza e ad un’unica forza: Cristo. Il loro esempio deve rinnovare in tutti noi il coraggio, la disponibilità e l’attenzione all’accoglienza del prossimo. E ciò non può concretizzarsi se non si parte dall’accoglienza domestica. Ecco, carissimi, riappropriamoci della nostra identità culturale, del nostro essere molisani e venafrani, riappropriamoci dell’essere cristiani noi che viviamo nel luogo del martirio di questi Santi Martiri, eroi e testimoni da seguire non solo nel loro ricordo ma soprattutto nella concretezza della nostra vita quotidiana. Cristo sia colui al quale attingere le capacità per poter amare e perdonare senza limiti, per poter accogliere la diversità e poter condividere la qualità di questa vita, qualità culturali e di sensibilità». Il Vescovo ha quindi proseguito la sua omelia lanciando un forte appello sull’attuale questione dei migranti e degli ultimi: «Non possiamo dimenticare chi soffre, chi è nella situazione di emergenza e fugge perché vuole trovare persone che condividano la loro precarietà. Questi uomini, queste donne, questi fanciulli non vengono per impoverirci, non vengono per rubare ma vengono da noi solo per poter imparare a costruire una società civile, democratica e giusta. Abbiamo paura, ma la paura non viene da questa invasione straniera, viene dalla nostra insicurezza interiore perché sono venuti meno i valori dell’accoglienza, è venuta meno la credibilità e l’identità culturale a cui spesso ci appelliamo ed il più delle volte improduttiva e poco costruttiva».

Nella serata del 18 giugno, invece, a partire dalle 20,30, si è svolta la solenne processione dei Ss. Patroni - dalla basilica alla chiesa della Ss. Annunziata - che ha visto la partecipazione di migliaia e migliaia di fedeli. Una processione lunga e suggestiva caratterizzata, oltre che dalla grande partecipazione popolare, anche dal luccichio delle candele e dal canto dell’antico inno popolare ai Ss. Martiri, composto e musicato nel 1881 da Domenico Criscuolo e tanto caro ai venafrani. Il corteo religioso seguendo il percorso tradizionale ha fatto sosta anche nella Concattedrale di Santa Maria Assunta, dove il Vescovo ha incentrato la sua omelia sulle problematiche sociali ed economiche che attanagliano il nostro territorio.

 

Vincenzo D’Ottavio

 

DISCORSO DEL SINDACO DI VENAFRO ALFREDO RICCI DURANTE IL PONTIFICALE DEL 17 GIUGNO 2018

 

Eccellenza Reverendissima, le rivolgo i saluti miei personali e dell’Amministrazione che ho l’onore di guidare, unitamente a quelli del popolo venafrano.

Saluto le Autorità Civili, in modo particolare S.E. il sig. Prefetto di Isernia, che ci onora ancora una volta della sua presenza, e il Presidente della Regione Molise Donato Toma, presente oggi per la prima volta in veste ufficiale nella nostra Città.

Un saluto ossequioso alle Autorità Militari, a cui non è mai superfluo o ridondante rivolgere un ringraziamento per la fattiva attenzione e collaborazione che offrono alle esigenze di ordine e di sicurezza del nostro territorio.

Un saluto ai parroci di Venafro, che ringrazio per il contributo fattivo che danno alla crescita anche civile e sociale della nostra città, talora colmando carenze della Pubblica Amministrazione, e a tutti i presbiteri che oggi concelebrano con lei, Eccellenza, confermando attenzione speciale del clero della chiesa locale alla fede del popolo di Venafro nei confronti dei Santi Martiri.

Un saluto caloroso al Rettore di questa Basilica e Padre Guardiano dell’annesso convento e, con lui, all’intera comunità dei frati cappuccini, a cui è affidata la custodia di questi luoghi sacri, ma, dico di più, la cura e la custodia della fede e del culto dei Venafrani verso i Santi Martiri. Missione a cui essi attendono con spirito di carità, amore e disponibilità verso i fedeli venafrani, confermandosi ogni giorno punto di riferimento imprescindibile per l’intera cittadinanza. Per questo li ringrazio.

Un saluto sentito rivolgo a voi, Venafrani, che oggi partecipate a questa celebrazione, con lo spirito di chi vuole immergersi nella memoria della passione di questi tre personaggi, Nicandro, Marciano e Daria, per percorrere il proprio cammino quotidiano all’insegna del modello di vita da loro testimoniato.

Questo, Eccellenza, è il solenne Pontificale del 17 giugno.

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Eccellenza, non le nascondo l’emozione personale di questo momento. Fin da ragazzino ho partecipato a questa celebrazione, con la devozione che ogni Venafrano ha verso i Santi Martiri e, aggiungo, con la curiosità verso il discorso del Sindaco.

Mai avrei creduto che un giorno i miei concittadini mi avrebbero scelto per essere in questo giorno su questo altare durante questa celebrazione nella odierna veste.

Per questo ringrazio il popolo venafrano, sperando di poterlo rappresentare adeguatamente, in questo momento come nei prossimi anni, e scusandomi fin da ora per le volte in cui sarò inadeguato; e, mi sia consentito, ringrazio il Signore da cui, da credente, so che proviene ogni grazia.

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Nei giorni scorsi, riflettendo sulle parole che avrei dovuto pronunciare oggi, mi interrogavo sul concetto di santità, sul modello dei nostri Santi Martiri e sul senso che la odierna celebrazione deve avere per ciascuno di noi, cittadini e amministratori della cosa pubblica.

Per ogni Venafrano che abbia Fede nei Santi Martiri, lo scopo di questi tre giorni di festeggiamenti non deve essere soltanto quello di rinnovare una tradizione, bensì deve essere quello, più profondo, di comprendere i valori di questi tre Santi, farli propri e attualizzarli nel presente momento storico.

Muovere dal loro esempio e concretizzarlo e testimoniarlo nella propria vita di tutti i giorni: questo è il senso della Fede dei Venafrani verso i Santi Martiri.

Nicandro, Marciano e Daria non erano uomini fuori dal comune; non erano neanche sacerdoti, religiosi o religiose; erano figli del loro tempo, che semplicemente attendevano alle proprie occupazioni quotidiane.

Il martirio per loro è stato l’epilogo.

Ma a me, da cittadino, piace pensare al prologo, al punto di partenza: una vita, quella dei Nostri, vissuta con amore e offrendo la propria testimonianza nelle attività ordinarie di tutti i giorni.

Nicandro, Marciano e Daria rispondono al modello dei “santi della porta accanto” di cui Papa Francesco ci parla nella Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo: donne e uomini capaci di grandi missioni e di piccole vie.

Papa Francesco ci insegna che tutti i fedeli, di ogni stato e condizione, sono chiamati, ognuno per la sua via, alla santità: ognuno per la sua via.

Volendo declinare la chiamata alla santità in una dimensione civile, nella vita di tutti i giorni che mi compete, volendo attualizzare il messaggio dei nostri Santi Martiri nel presente momento storico, così dando alle celebrazioni di questi giorni il giusto senso anche civile, ecco penso che ognuno di noi dovrebbe avere la capacità di discernere la propria strada e fare emergere il meglio di sé, senza cercare di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui o lei, ma mettendo a frutto i talenti ricevuti.

Tutti siamo chiamati ad essere testimoni secondo la propria inclinazione: questo è il messaggio dei Santi Martiri che noi, popolo venafrano, vogliamo fare proprio nella nostra vita di tutti i giorni.

Per noi amministratori, in particolare, tanto più in questo momento in cui ci accingiamo ad iniziare il nostro percorso amministrativo lungo 5 anni, questo messaggio va attualizzato nell’impegno costante e gioioso in favore del bene comune.

Un impegno che, muovendo ancora dall’esempio dei Santi Nicandro, Marciano e Daria, venga portato avanti:

- con sopportazione, pazienza e mitezza, perché, quando si opera nell’interesse pubblico, è possibile sopportare, sostenere le contrarietà e anche le aggressioni degli altri, comprese le calunnie, anche quelle peggiori, diffuse con i moderni mezzi informatici;

- nel contempo, con gioia e senso dell’umorismo, senza perdere il contatto con la realtà e con la gente, ma anche senza perdere mai uno spirito positivo e ricco di speranza, che viene dall’agire e agire secondo coscienza nell’interesse comune;

- infine, con audacia e fervore, e, quindi, muovendo da quel “non abbiate paura” più volte ricordatoci da Papa Giovanni Paolo II, operare, non scegliendo scorciatoie o strade comode, bensì avendo il coraggio di mettere tutti i giorni le nostre capacità e il nostro impegno massimo al servizio dei cittadini.

Il nostro impegno, con l’aiuto e l’intercessione dei Santi Martiri, dovrà essere rivolto in primo luogo ai giovani, che tanta speranza e fiducia ripongono nel futuro e tanto amore nella nostra città; ai padri di famiglia, che si sentono mortificati per non riuscire a garantire il pieno sostentamento ai propri figli; agli anziani, che in una società accelerata spesso si ritrovano soli e senza interessi; infine, mi sia consentito, a tutti coloro che hanno sofferto per avere avuto persone care decedute per tumore e agli stessi malati, affinché il diritto alla salute, anche coniugato con il diritto al rispetto dell’ambiente, sia tutelato effettivamente.

Il Comune, da solo, non può fare miracoli, neanche quando il Sindaco ha conseguito un risultato elettorale specialmente entusiasmante; tuttavia, contiamo di costruire quella giusta collaborazione con le altre istituzioni, che consenta di amministrare bene il presente e programmare anche meglio il futuro, mettendo al centro sempre e soltanto il benessere di tutti i nostri concittadini indistintamente.

Con questo spirito e avendo nel cuore queste intenzioni, a breve a nome dei Venafrani consegnerò ai Santi Martiri le chiavi della città e i ceri, ponendole nelle sue mani, Eccellenza, lei, che è continuità di Cristo, oggi, nella chiesa locale, così da dare continuità anche nel tempo

attuale al messaggio dei Santi Martiri, sperando di riuscire ad attualizzarlo nell’impegno amministrativo che ci attende.

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Da ultimo, mi sia consentito approfittare di questa occasione per una richiesta personale, che, però, in fondo è nell’interesse di tutti.

Eccellenza, so che i sentimenti di gioia e affetto e l’aria di festa che in questi giorni i Venafrani ci stanno dimostrando, e per cui li ringrazio, nel tempo potrebbero affievolirsi, spero senza mai sparire del tutto; e so che verranno momenti meno facili, come è normale per chi, impegnato nell’Amministrazione della cosa pubblica, è chiamato a fare delle scelte, che non sempre possono soddisfare tutti.

Per questo, come già ho avuto modo di chiederle nei giorni scorsi, le rinnovo la richiesta di pregare per me e per coloro che compongono questa Amministrazione, affinché, con umiltà, determinazione e perseveranza, possiamo sempre essere all’altezza delle sfide che attendono Venafro sull’esempio dei Santi Martiri.

E voglia pregare anche per i Venafrani, affinché possano essere sempre vicini a noi, per consentirci di trovare e attuare, insieme, le migliori soluzioni alle difficoltà di Venafro.

Concludo con le parole di Madre Teresa di Calcutta:

«Sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro.

È Lui che pensa.

È Lui che scrive.

La matita non ha nulla a che fare con tutto questo.

La matita deve solo poter essere usata».

Circa 15 anni fa il mio parroco mi fece conoscere queste parole; ne fui enormemente colpito per il senso di umiltà, affidamento e serenità nell’impegno che trasmettevano.

Da allora non le ho più dimenticate, cercando di coniugarle nella vita di tutti i giorni.

Queste parole, anche oggi, che mi accingo alle responsabilità conseguenti all’ufficio per cui i cittadini mi hanno scelto, costituiscono il mio imprescindibile faro, punto di riferimento e programma, nell’interesse comune dei cittadini e di Venafro.

Grazie.

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