Agesci Venafro 4: 37 anni vivendo al servizio

Cronaca di un capo scout. «Siamo pronti, come i nostri santi patroni a un nuovo anno di bene per noi e per gli altri, mentre il nostro vessillo ora s’innalza nel cielo…». Così, la cerimonia dell’alzabandiera, semplice e solenne, ha segnato l’inizio del 37° anno di attività per il gruppo Agesci Venafro 4.

Un pernottamento di inizio anno, sabato 20 e domenica 21 ottobre ha richiamato nella loro storica sede in via Duomo scout di ogni età: lupetti e lupette (bambini dagli 8 agli 11 anni), esploratori e guide (ragazzi dai 12 ai 16), rover e scolte (dai 16 ai 21 anni) e capi.

La ripresa delle classiche attività di branca è stata seguita dalla cena preparata dai ragazzi più grandi del clan e consumata tutti insieme. In seguito un grande gioco ha visto tutti coinvolti, in pattuglie miste (per sesso e per età) che si sono ritrovate immerse in luoghi, personaggi, tradizioni, curiosità e prodotti tipici locali. In tal modo abbiamo ripercorso le vie più o meno frequentate quotidianamente della nostra città, ma notando particolari mai notati e scoprendo aneddoti e storie che costituiscono la trama e l’ordito di quella che è poi l’appartenenza al nostro territorio.

Ovviamente “tutto col gioco e niente per gioco”. L’attività serale si è conclusa con un meraviglioso Signor fra le tende schierati cantato a lume di candela, non a caso davanti al teatro romano, purtroppo non ancora riportato completamente alla luce, ma luogo suggestivo che ha visto rappresentazioni che erano considerate dei veri e propri strumenti educativi.

La notte, in perfetto stile, è stata trascorsa dai piccoli lupetti nei letti in accantonamento con i loro capi, dagli esploratori nelle tende grandi di squadriglia, montate nel pomeriggio sul prato e dai rover nelle tende piccole e leggere da route, che si montano e smontano velocemente. La mattina successiva l’intero gruppo, alla presenza dei genitori dei ragazzi, nel piazzale della chiesa San Luigi Orione ha vissuto uno dei momenti più suggestivi dell’anno: la cerimonia dei passaggi. È questa una cerimonia durante la quale i più grandi di ogni branca, che hanno concluso il percorso in quella branca, la lasciano per intraprendere una nuova parte del percorso nella branca successiva. Inoltre è il momento in cui l’Assistente Ecclesiastico e i capi gruppo danno a ogni capo il mandato di servizio per un nuovo anno di attività. La pergamena di mandato contiene ogni anno una frase preziosa per i capi, che li guiderà durante l’anno.

La frase donataci quest’anno è la seguente: «Non resistere a Dio: questo dovrebbe essere il senso della vita». Quest’anno tra l’altro partiamo con una marcia in più. Non capita sempre infatti di iniziate con tre nuovi capi, di cui due partenti (ragazzi che hanno portato a termine il loro percorso educativo all’interno dell’Associazione) e un capo proveniente da un altro gruppo e presente nel nostro territorio per motivi di studio.

A conclusione della cerimonia abbiamo partecipato tutti insieme: ragazzi, capi e genitori alla Celebrazione Eucaristica parrocchiale delle ore 11. Provvidenzialmente la liturgia ci ha proposto brani scritturistici che ci hanno parlato di servizio, quel servizio tipico dello scoutismo, che sta proprio alla base della scelta scout, tanto che uno dei nostri motti è estote parati, cioè “pronti a servire”.

E il nostro storico Assistente Ecclesiastico don Salvatore Rinaldi, anche lui capo scout come noi, e appartenente al gruppo da quando nel 1981 lui stesso lo fondò, ci ha lasciato durante l’omelia un prezioso messaggio, ottimo sprone per iniziare il nuovo anno di attività: «Gregorio Magno diceva di “essere servi dei servi di Dio” e don Tonino Bello di essere il prolungamento del servizio, con il grembiule, perché questo è il potere che abbiamo. “A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere” (Luca 8,18). Il potere di costruire una nuova umanità nasce dal servizio. Dio ha servito tanto l’umanità da sposare la natura umana (cfr. Giovanni 3,16). La grandezza di Dio sta nell’amore di inginocchiarsi e lavarci da tutto ciò di cui contaminiamo il nostro esserci».

 

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