Il giovane: il futuro del Paese

Indifferenza per la trascendenza; perdita della “grammatica della religione”, da cui estraneità e lontananza rispetto ai contesti comunitari di una religione istituzionale: queste sono le caratteristiche prevalenti nella sensibilità giovanile. La domanda di senso e di Dio non è spenta nei giovani. Avrebbero bisogno di incontrare esempi e proposte di vita cristiana autentica, che facessero loro vedere e capire che la gioia e la realizzazione di sé sono inscritte in un modo umano, pienamente umano, di vivere il Vangelo.

La quasi totalità dei giovani che hanno ricevuto una formazione cristiana avendo frequentato il percorso dell’iniziazione, dopo la cresima si allontana dalla comunità cristiana, dalla pratica religiosa e dalle indicazioni della Chiesa, pur non rinunciando ad una propria ricerca esistenziale, soggettiva e solitaria, che li conduce all’approdo di una religiosità individualistica e “fai da te”. Verso gli anni del passaggio dalla giovinezza all’età adulta, spesso si registra un ritorno ad una propria fede, segnata dagli anni della lontananza dalla Chiesa e dalle forme della religione istituzionale. I giovani, più che pensare la loro vita a prescindere da Dio, la pensano a prescindere dalla Chiesa, dalla sua cultura spirituale e dalle sue indicazioni morali. La tensione verso Dio e la domanda di Assoluto sono ben presenti anche nella coscienza dei giovani di oggi, ma a questi interrogativi essi vorrebbero rispondere personalmente, prescindendo dalla dottrina e dalla tradizione della Chiesa. In tutto il mondo i giovani non vogliono sentirsi categoria svantaggiata e da proteggere, come soggetti che hanno bisogno di aiuto, ma come la risorsa più importante per creare un futuro migliore, come la parte della società più in grado di capire questo tempo e di vincere le sfide di questo secolo. I giovani del Millennio presentano alte potenzialità, grande capacità di impegno con elevati riscontri, ma che rivelano solo quando si trovano in contesti formativi e di lavoro stimolanti, in grado di riconoscere le loro specificità e metterle a frutto. I limiti principali sono però tre. Il primo è la maggiore esposizione al rischio di distrazione e demotivazione rispetto alle generazioni precedenti. Se non vengono incoraggiati e non vedono risultati concreti, rischiano di perdersi e abbandonare. Questo vale sia nell’impegno scolastico, sia nel contesto lavorativo, sia per la decisione di emigrare altrove, sia per la partecipazione sociale e politica. Il secondo limite, che riguarda più il nostro paese, è il fatto che i giovani italiani rimangono immaturi più a lungo, intrappolati nella condizione iperprotetta di figli anziché misurarsi presto con gli impegni e le responsabilità dell’età adulta. Il terzo è lo schiacciamento sul presente. È quindi importante una educazione che aiuti ad andare oltre il “qui e ora”, che prefiguri la possibilità di trasformare i desideri in veri progetti di vita con scelte fatte oggi che impegnino positivamente verso il domani. Serve anche una maggiore capacità di gestire la frustrazione e di imparare dagli errori, non considerandoli come fallimenti, ma come parte di un percorso di crescita. Il futuro di un paese si può allora misurare dal numero di giovani che mettono in relazione positiva il binomio “imparare” e “fare”, all’interno di un processo che porta a migliorare continuamente non solo conoscenze e abilità tecniche, ma alimenta anche la fiducia in se stessi e il desiderio di capire e saperne di più per provare a fare ancora meglio. I giovani hanno una grande necessità di avere ed esprimere fiducia (in se stessi, nelle persone che hanno attorno, nel proprio futuro) per potersi sbilanciare in avanti, mettersi alla prova e trovare stimoli a dare e fare ancora di più. Il ruolo dei genitori appare sempre più debole nell’orientare, nell’aiutare a capire il mondo che cambia, nel proporre e trasmettere valori solidi. Questo evidenzia anche la presenza di una sottostante “questione adulti”, che interagisce con la questione giovanile. Gli adulti devono essere “adulti” in senso proprio per accompagnare i giovani. Adulti, religiosi e laici, devono avere la maturità adatta per essere modelli autentici di riferimento per la maturazione dei giovani e nell’accompagnamento nelle loro scelte di vita e nell’arricchimento della loro dimensione spirituale. «Voi, vi domando, domando a voi: volete essere giovani addormentati, imbambolati, intontiti? [No!] Volete che altri decidano il futuro per voi? [No!] Volete essere liberi? [Sì!] Volete lottare per il vostro futuro? [Sì!]». […] «Questo tempo chiede di vivere da protagonisti, la vita è bella se la viviamo fino in fondo, non lasciamo che siano altri a decidere per noi. Quando il Signore ci chiama non pensa a ciò che siamo ma a tutto quello che vorremmo fare, scommette sempre nel futuro, sul domani, su tutto l’amore che siamo capaci di contagiare. Voi siete un’opportunità per il mondo, abbiate il coraggio di percorrere le strade della fraternità» Papa Francesco (alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia).

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 15 Aprile 2019

Rubrica "Fede e Società"

 

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