La verità va comunicata

Uno dei pilastri necessari per costruire una vita sociale ordinata è il rispetto della verità. Infatti, "sarebbe impossibile la convivenza umana se gli uomini non avessero fiducia reciproca, cioè se non si dicessero la verità” (San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 109, a. 3, ad 1)».

Una parte della cultura odierna diffida della verità o della possibilità di raggiungere quelle verità profonde sull’essere umano che mostrano il senso della sua vita, personale e sociale, e orientano il suo agire. La dottrina cristiana ricorda che l’uomo ha sempre cercato e trovato una verità più profonda. Infatti l’intelligenza, non è ristretta ai soli fenomeni, ma può conquistare la realtà intelligibile con vera certezza, anche se, in conseguenza del peccato, è in parte oscurata e debilitata. Infine la natura intellettuale della persona umana si completa e deve completarsi per mezzo della sapienza, che attira dolcemente la mente dell’uomo a cercare ed amare le cose vere e buone, e impregnato della quale l’uomo viene condotto all’invisibile attraverso il visibile. La nostra epoca, più che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza, perché tutte le novità che vengono scoperte dall’uomo diventino più umane. È davvero in pericolo il destino futuro del mondo, a meno che non vengano suscitati uomini più saggi. Con il dono dello Spirito Santo l’uomo può giungere per fede a contemplare e gustare il mistero del piano divino (CONCILIO VATICANO II, Cost. past. Gaudium et spes, 15). L’uomo, con l’aiuto della grazia e della fede, può raggiungere quelle verità permanenti che gli disvelano la ragione della sua vita e del suo operare. Oltre alla possibilità di pervenire alla verità, va anche sottolineato il dovere di ricercarla e di vivere secondo verità. La ricerca della verità e la vita secondo verità riguardano anche il campo sociale: ogni uomo è tenuto, a seconda delle proprie condizioni, a cercare soluzioni alle questioni sociali in consonanza con la piena verità umana, tenendo conto che né la verità né la moralità possono dipendere dal giudizio delle maggioranze. Occorre insistere sulla necessità di una profonda formazione. La persona ha bisogno della formazione sapienziale che offre il senso ultimo dell’esistenza, prima e più di queste verità «penultime» che spiegano e facilitano soltanto la vita terrena. Il dovere di questa formazione sapienziale non è solo passivo, cioè di ricevere la formazione, ma è anche attivo: l’uomo, specialmente se cristiano, deve in ogni momento testimoniare la verità, sull’esempio di Gesù (cfr. Gv 18,37); tale testimonianza è un atto di giustizia poiché onora il diritto delle persone di conoscere la verità: «I discepoli di Cristo, intimamente solidali con gli uomini nella loro vita e nella loro attività, sperano di offrir loro un’autentica testimonianza di Cristo e di operare per la loro salvezza, anche dove non possono annunziare pienamente il Cristo. Non cercano il progresso e la prosperità puramente materiale degli uomini, ma promuovono la loro dignità e l’unione fraterna, insegnando le verità religiose e morali che Cristo ha illuminato della sua luce» (CONCILIO VATICANO II, Decr. Ad gentes, 12). La verità non può rimanere oggetto di mera contemplazione: essa va vissuta, comunicata ed applicata a tutti i campi della vita umana; è un talento che Dio ha affidato agli uomini affinché fruttifichi in opere di bene comune. La verità è un valore fondamentale dell’insegnamento sociale cristiano: «Il programma sociale della Chiesa Cattolica si sorregge su tre importanti colonne di carattere morale: sulla verità, sulla giustizia e sull’amore cristiano» (Pio XII, Messaggio Ecco ego 24 dicembre 1945; Pio XII, Radiomessaggio Mit dem Gefühl 9 settembre 1949).

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 22 Luglio 2019

Rubrica "Fede e Società"

 

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