Mi fido di Te

«Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore». Il bacio è l’istante in cui il respiro si fonde con il Respiro, in cui la parola tace e discende nel cuore. «Baciare», nashak in ebraico, evoca nelle lingue semitiche l’idea di «respirare insieme», di sentire lo stesso odore, di stringersi in una cosa sola, unendo nella propria persona il creato e il non creato…

Il théandros è il «bacio incarnato»: Dio che respira nell’uomo, l’uomo che respira in Dio, avendo il suo odore. Dio è il creatore dell’uomo, lo fa a propria immagine e somiglianza, per poter dialogare con lui e perché questi sia in grado di rispondergli. A motivo di questa corrispondenza, seppur disorientata dalla caduta, la relazione di amore da parte di Dio e di continua e faticosa conversione da parte umana si esprime in termini antropomorfici, per cui Dio si rapporta al suo popolo in modo umano. Ma è specialmente nell’evento di Gesù Cristo che rifulge il volto veramente umano di Dio. Troppo spesso, nella cultura religiosa di matrice cristiana, e non solo, «le passioni» sono state considerate in modo negativo, come qualcosa da cui liberarsi o superare volgendole al loro superiore livello spirituale. In realtà, se la persona umana ne è così profondamente segnata, ciò significa che nel piano creativo le passioni hanno un senso, e non solo come riflesso della caduta originaria. D’altronde, è pur vero che le forti emozioni, che la ricerca del piacere suscita, non sempre conducono al bene, al vero e al bello, cui l’essere umano è destinato. Ma non è possibile rinunciare a ricercarne il valore positivo che rivestono, pur nella loro complessità, per cui potremmo anche dire che: «La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare» (Jovanotti, canzone Mi fido di te). Antoine de Saint-Exupéry: «Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito». «Io sono tua e tu sei mio», questo senso di appartenenza, questo desiderio di fagocitarsi donandosi reciprocamente, senza violenza, senza possessività, né dominio né oppressione, esaltando il piacere e il piacersi, un piacere muto, condiviso, reciprocamente accettato e goduto. Questo piacere è un dono di Dio, benedetto da Dio, perché si sviluppa all’interno di un processo amoroso tra due persone con un cuore, una mente, un’anima, e questo piacere può portare a scoprire la bellezza del mondo, della creazione, fa parte quindi della creazione stessa. Questo amore che coinvolge tutti i sensi, la vista dell’altro, l’udire la voce dell’altro, l’odore dell’altro, il contatto tra i due amanti è senza pudore, il desiderio magnetico, chimico che attrae i due giovani non toglie niente alla gioia innocente dei loro sensi, inno all’amore sensuale senza pudori ma con innocenza. Le immagini che nominano ed esaltano la nudità dei loro corpi sono naturali e non peccaminose, perché paragonate a realtà naturali, a creazioni divine, il nudo è divino, è il perfetto lavoro che Dio ha compiuto nel momento della creazione; bellezza e piacere dunque anche come fonte di avvicinamento dell’uomo a Dio senza tendere mai a sublimarli solamente in forme spiritualistiche, perché la bellezza fisica e il piacere hanno un loro significato e una loro funzione. Il cuore che batte di amore, di nostalgia, di desiderio e di malinconia, due persone che si uniscono nel corpo e nello spirito. Ciò deve aiutarci a non temere il nostro corpo e la bellezza del corpo dell’altro, perché il corpo è la persona stessa in relazione con l’altro da sé. Come potrei relazionarmi con l’altro se non fossi corporeità? Come potrei entrare in contatto col mondo senza un corpo? Questo amore può però diventare un amore totale che comprende ogni aspetto della nostra vita sulla terra, noi possiamo trasporre il nostro amore di coppia nell’amore per tutte le creature. L’amore per l’altro da noi è un desiderio di comunanza, di appartenenza e di fratellanza con gli altri.

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 9 Settembre 2019

Rubrica "Fede e Società"

 

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