Sotto Colui che parla

I veri poveri sono coloro che gemono per sopravvivere, anche se in modo silenzioso, anche se la loro povertà non è materiale. I veri poveri sono consumati dal loro grido, dal loro lamento, nell’attesa di una vita nuova. La condizione di povertà non si esaurisce in una parola, ma diventa un grido che attraversa i cieli e raggiunge Dio. Che cosa esprime il grido del povero se non la sua sofferenza e solitudine, la sua delusione e speranza? (Francesco, Messaggio per la IIª Giornata mondiale dei poveri, 13 giugno 2018).

Spesso - molto spesso - essi sperimentano che intorno a loro nessuno li ascolta né li vede: non esistono per la società. Essi sono al di fuori della rete relazionale che i gruppi dominanti hanno costruito. Eppure, la fede ebraica e la fede cristiana attestano che Dio ascolta i gemiti dei poveri: ascoltandoli, li vede intrappolati e agisce. Il Verbo di Dio entra nell’umanità attraverso i poveri, grazie a loro: trova in Maria, ultima destinataria di una stirpe di gementi, di poveri (‘anãwîm’) in Dio. Gesù è la risposta del Padre al grido. Dio si fa lui stesso un supplicante in mezzo agli uomini, rinunciando alla maestà della sua divinità, per imparare dagli uomini e per passare con loro attraverso la morte con la sua potenza di vita, portando con sé nella vita tutti coloro che lo seguono. Attraverso Gesù, attraverso lui stesso nella sua umanità, Dio vede, ascolta, conosce il mondo dei poveri e li conduce alla vita buona. Passare attraverso le grida e gli occhi dei poveri si rivela allora come una necessità per la chiesa affinché possa essere di Cristo. Questa scelta di comportamento richiede di mantenersi in atteggiamento di ascolto, di obbedienza. Mettersi “sotto” colui che parla. La chiesa, comprendendo che non diviene se stessa se non obbedendo a Dio, è chiamata a lasciarsi rinnovare scoprendo sempre più che ciò significa che deve obbedire ai veri poveri. In altri termini, essa deve mettersi ai loro piedi (cf. Gv 13,14-17), vedere e comprendere con i loro piedi e le loro braccia, discernere a partire dalla loro sensibilità, dalla loro cultura. Papa Francesco apre alla chiesa la via di un nuovo modello, radicato nella strada dei poveri che sono soggetti completi (Francesco Omelia per la Iª Giornata mondiale dei poveri, 19 novembre 2017). Se agli occhi del mondo hanno poco valore, sono loro che ci aprono la via al cielo, sono il nostro “passaporto per il paradiso”. Per noi è un dovere evangelico prenderci cura di loro, che sono la nostra vera ricchezza, e farlo non soltanto dando del pane, ma anche spezzando con loro il pane della Parola, di cui essi sono i più naturali destinatari (Congregazione per la Dottrina della Fede allo sviluppo integrale, 6 Gennaio 2018). Nelle società moderne internazionali, il denaro è diventato l’idolo a cui sottomettersi per vedere i propri appetiti soddisfatti. È il supporto di un sistema che permette che si esprima il godimento illimitato di un gruppo, arrivando a umiliare deliberatamente i più deboli o a mettere sotto controllo la parola che cerca di rendere conto della verità. Nel mondo contemporaneo, strutturato dalle tecniche e dalle scienze, il ripetersi delle crisi sociali deriva prima di tutto da una onnipotenza di sistemi di controllo del potere, che suscita in particolare un denaro divenuto tentacolare, perverso e manifestatosi come incontrollabile per i governi che vogliano essere veramente democratici. Questi richiedono l’instaurarsi di relazioni di fiducia tra cittadini e governanti, basate sull’ascolto e sul dialogo, ma l’accento posto sul denaro manifesta l’assenza di fiducia nelle relazioni. La fiducia nel futuro è legata all’ammontare di beni accumulati, e non più alla qualità. La chiesa, deve amare questo mondo come Dio lo ama e vuole prendersene cura, non può fare a meno di essere sempre più consapevole dei giochi perversi in cui essa stessa può rimanere intrappolata. La chiesa deve costantemente riscegliere di stare con gli uomini sul sentiero che li conduce alla salvezza. Oggi, l’ascolto che deve condurre a rendere giustizia è richiesto alla chiesa per almeno quattro luoghi di povertà: i giovani (25% della popolazione mondiale), gli esclusi da tutti i tipi di società (cultura dello scarto, del rifiuto, del disprezzo), le tradizioni religiose del mondo (un concentrato del desiderio di salvezza dei popoli), il pianeta (ferito, martoriato, sfruttato).

 

di don Salvatore Rinaldi

 

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