Matrimonio: crescere in umanità

I giovani capiscono abbastanza facilmente che il matrimonio deve diventare un’intima comunità di vita e di amore. Ma sono meno propensi a pensare che essa abbia come primo scopo quello di farli crescere nella loro umanità. Si sposano per diventare di più «persone umane», e più «capaci di relazioni umane costruttive». Ma cosa vuol dire crescere e realizzarsi?

 

 

Vuol forse dire poter avverare i propri desideri e i propri sogni? Sì, ma a condizione che il primo sogno sia quello di crescere nei valori che formano la ricchezza della persona umana. E non - come quasi tutti pensano - nell’affermarsi sugli altri, o nel fare carriera, o nel possedere ricchezze, o in una vita facile e comoda. Quando si vive insieme, si desidera avere accanto a sé una persona che sia capace di amore vero, di tenerezza, di affetto, di attenzione delicata: una persona sincera, fedele, forte nelle difficoltà, equilibrata, che sappia valutare e scegliere le cose che veramente contano. Purtroppo non è facile trovare persone che pensino in questo modo, e che vedano nel matrimonio il luogo in cui crescere nei valori umani. E appunto perché molti non hanno mai pensato che il matrimonio servisse a questo, non si sono neppure preoccupati di prepararsi a questo compito. Eppure il compito più importante dell’uomo è quello di fare se stesso. Serve a poco avere successo; serve a poco saper fare tante cose, possedere ricchezze, vivere tra le comodità, se poi l’uomo dimentica di costruire se stesso. Anche la vita matrimoniale serve a continuare la costruzione di se stessi. Solo che questa costruzione non viene più portata avanti da soli, ma in due. Ognuno si preoccupa di sé, e in egual modo dell’altro. Il tempo del fidanzamento e la lunga stagione del matrimonio possono essere l’occasione per capire quanto lavoro ci sia da fare sopra se stessi, per correggere errori, per cercare nuove dimensioni e nuovi sbocchi di vita, in modo che si possa diventare persone umane «decenti». È proprio vero che non è mai troppo tardi per incominciare ad essere uomini. Col matrimonio arriveranno i figli. È un fatto naturale.. ogni coppia prima o poi mette al mondo dei figli. E se i figli non arrivano, la vita è invasa da una grande tristezza. È raro incontrare coppie che hanno scelto di non procreare, perché hanno paura di affrontare la responsabilità del figlio. Tutt’al più ritardano e aspettano che siano risolti i tanti problemi della casa, dell’assestamento affettivo, del lavoro ecc. Ma giunge il tempo in cui il desiderio cresce e la coppia decide di far fiorire nella propria vita la freschezza di una vita nuova. Quello che può produrre stupore è sentirsi dire che la procreazione è un compito affidato da Dio alla coppia. Si dice: «Dio affida agli sposi il compito di essere ministri della vita». Non ci siamo mai accorti di essere stati incaricati da Dio di questo compito. C’è il desiderio, abbiamo le possibilità e i mezzi per farlo, la natura ci ha dotati del meccanismo necessario per procreare. In tutto questo, Dio non c’entra. Generare un figlio è diverso dal creare un’opera d’arte o dal costruire un congegno di alta tecnologia. Il figlio non è una macchina sofisticata o una realtà deliziosa nata per la gioia di mamma e papà. Ha una dignità infinita. Collaboratori di Dio! Dio non fa inserzioni sui giornali, non convoca per lettera, non sottopone a test e a colloqui come fanno gli imprenditori. Fa nascere nella coppia il desiderio del figlio. E il desiderio diventa l’invito attraverso il quale Dio chiede alla coppia di aiutarlo a creare una nuova vita. Quando due persone si uniscono nell’amore, nasce nella società una piccola comunità, diversa per qualità da tutte le altre: una comunità di amore. Non è piccola cosa. Infatti gli uomini sono chiusi nel loro individualismo e vivono all’insegna dell’egoismo, della mancanza di attenzione reciproca; e diventano sempre più scettici sulla possibilità che esista l’amore. Per cui quando nasce un rapporto di amore, gli uomini riprendono fiducia. Anche se gli sposi non fanno nulla in particolare per gli altri, hanno già fatto molto perché hanno fatto nascere una nuova luce di speranza, in una società che vive nel grigiore dell’egoismo.

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 22 Ottobre 2019

Rubrica "Fede e Società"

 

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