Madre: prima immagine di Dio

Aiutato da noti professionisti propongo questa prima lettura. Nell’essere umano la nascita biologica e la nascita psicologica non coincidono. Mentre la nascita biologica è un fatto ben preciso e osservabile, la nascita psicologica è frutto di un lento e complesso processo, nel quale la figura materna è un partner irrinunciabile.

Essa è chiamata ad avere un’interazione costante ma graduale, che ha come esito finale l’individuazione differenziata, la separazione lenta ma progressiva della figura genitoriale, portando il figlio ad acquisire la propria identità, e la capacità di dare fiducia, che lo rende capace a sua volta di amare e di rendersi responsabile di altri. Queste abilità fondamentali vengono trasmesse dalla presenza dei genitori, una presenza che permane, anche se a livelli diversi, per tutta la vita: «Non è tanto ciò che i genitori fanno, ma ciò che i genitori sono a influenzare il Sé del bambino. Se la fiducia in se stessi dei genitori è solida, per quanto seri possono essere i colpi ai quali è esposta dalla realtà della vita la grandiosità del bambino, il sorriso orgoglioso dei genitori manterrà vivo […] il nucleo della fiducia in sé stessi e della sicurezza interiore» (H. Kohut - E. S. Wolf, «Profilo riassuntivo dei disturbi del Sé e del loro trattamento», in H. Kohut, La ricerca del Sé, Torino, Bollati Boringhieri, 1982, 178 s. Cfr). La presenza del padre e della madre accompagna in modo decisivo il nascituro, ne plasma la storia e la personalità fin dai primissimi istanti della sua esistenza. Fin dal concepimento. Se, dal punto di vista biologico, ogni nascituro è il frutto dell’incontro di due gameti, diverso è il contesto relazionale e affettivo nel quale avviene tale incontro. Ermes Luparia ipotizza «una correlazione positiva tra la qualità della vita e la qualità dell’atto procreativo nella sua componente progettuale» (M. E. Luparia, Scienza, sapienza e presunzione. Riflessioni morali sulla ricerca scientifica e la realizzazione di nuove tecnologie, Roma, Lateran University Press, 2018, 127, Cfr V. Tucci, «Il genoma materno: un vero leader della nostra evoluzione», in Id., I geni del male, Milano, Longanesi, 2019, 186-223). In questo incontro, un tale contesto è altrettanto importante per la vicenda del nascituro. «Se l’incontro avviene all’insegna della violenza, della mancanza di affetto, o è attuato in maniera asettica, artificiosa, ciò avrà delle conseguenze rilevanti nel periodo successivo» (Cfr. F. Occhetta, «La maternità surrogata», in Civ. Catt. 2017 II 368-379). Sono i primi traumi che accompagnano l’essere umano, espressi dal termine, scioccante ma eloquente, «stupro esistenziale». Con esso l’autore intende caratterizzare un contesto di concepimento antitetico al modo «caldo e appassionato in cui la coppia si coinvolge»: la mancanza di questo aspetto essenziale dell’amore umano trova riscontro, sul piano psicologico e affettivo, nella molteplicità di «nuove» problematiche e patologie in preoccupante aumento nelle società occidentali (ansia, disturbi del linguaggio, dell’umore, dell’attenzione, dell’apprendimento, dell’alimentazione, del sonno, dell’aggressività) (Cfr M. E. Luparia, Scienza, sapienza e presunzione…, cit., 127). Il nascituro si trova infatti sprovvisto da aspetti preziosi e indispensabili per l’essere umano, in particolare del contesto relazionale e narrativo nel quale egli viene al mondo: «Essi, nella migliore delle ipotesi, non saranno generati da una progettualità endogena all’interno della quale sono stati attivi già a livello di gameti, bensì sono stati oggetti passivi di una progettualità che invece di estrinsecarsi nella triade [padre, madre, figlio] necessita della presenza di un altro, o addirittura di altri» (M. E. Luparia, Scienza, sapienza e presunzione…, cit., 128). Si pensi alle difficoltà alla base di tante adozioni, soprattutto a partire dal momento in cui il figlio viene a sapere che i genitori adottivi non sono i suoi genitori biologici. Gli studi sul periodo fetale della vita umana vengono anche a smentire la visione del nascituro come «tabula rasa», immacolata, priva di qualunque informazione: «La memoria genetica che è inscritta nel Dna cellulare non è un semplice registratore che ripete pedissequamente ciò che ha impresso […]. Saranno i coinvolgimenti relazionali propri dell’esistenza di ognuno di noi, che non possono non cominciare che al momento del concepimento, a costituire lo stimolo evolutivo individuale che sarà chiamato personalità» (Ivi, 133 e 128. cfr T. R. Verny, Vita segreta prima della nascita, Milano, Mondadori, 1981). La psicanalisi, da parte sua, ci ha consegnato pagine celebri sui primi anni di vita del bambino e sull’apporto specifico della figura materna, smentendo tendenze attuali, anche se pervasive, a considerare la figura materna ininfluente. Continua…

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 27 Gennaio 2020

Rubrica "Fede e Società"

 

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