Io/Tu: lettura psicologica (Parte 3)

Quando immaginiamo l’amore, pensiamo all’esperienza del sentirci amati, compresi, accettati, desiderati. Ed è uno specchio veritiero, ma a condizione che ciò avvenga per entrambi i partner. Nel grande amore, i due cercano di esaudire i desideri dell’altro più dei propri, ma poiché lo fanno reciprocamente si sentono liberi e leggeri. Non hanno mai l’ impressione di sfruttare o essere sfruttati, cioè evitano che uno domini l’altro. L’amore reciproco duraturo ci consente l’esperienza più diretta della parità, e non importa se uno è più ricco, più istruito, più bello dell’altro.

Tutto ciò accade, però, soltanto nelle situazioni in cui l’amore è bilaterale. Che cosa succede, al contrario, se uno ama di più e l’altro meno? Questa è una delle insidie più frequenti che possono minacciare la coppia. Il partner che si lascia andare all’amore pur vedendo che l’altro è più esitante e controllato, “calcolatore”, dovrebbe subito fermarsi. Invece, accade che chi ama con più forza è disposto a esaudire tutte le richieste del partner, fino a diventare schiavo dell’amato nella speranza che torni a rispondere come ha fatto la prima volta, come accadeva nelle prime fasi della relazione. Questa situazione trasforma rapidamente la coppia, sana e basata sull’assoluta uguaglianza, in un rapporto di dipendenza affettiva, caratterizzato dal potere dell’uno sull’altro. Un’altra delle insidie più comuni nelle coppie durature è costituita dall’attrazione per altre persone: magari, in un periodo di freddezza con il nostro uomo o la nostra donna, arriva qualcuno che ci fa la corte, ci tratta bene, ci fa sentire apprezzati, desiderabili; e ci fa intravedere un altro tipo di vita possibile, oppure ci fa balenare la possibilità di un’evasione momentanea, magari una piccola vendetta contro qualche sgarbo del partner. Nella società moderna questo tipo di tentazione è divenuto molto frequente. Bisogna ricordare che niente uccide la coppia più della vita quotidiana, della convivenza monotona, della solita minestra tutte le sere. Sarà capitato a tutti di arrivare a casa sfiniti dopo una giornata di lavoro. È tardi, non abbiamo voglia di cucinare e in frigorifero non c’è nulla. Il partner ci dice con dolcezza: “Perché non usciamo?”. Ecco allora che una serata stanca si trasforma in un’occasione nuova e diversa, e quando torniamo a casa siamo allegri, abbiamo voglia di fare l’amore. E ci accorgiamo che bastava davvero poco per essere felici. L’amore che dura non è una linea dritta e continua, ma è più simile a un’onda. Noi subiamo continuamente spinte di fusione e spinte separative. Il desiderio dell’altro in certi momenti tende a decrescere, poi d’improvviso torna intenso. L’amore, dunque, dura in quanto rinasce. Amiamo perché ci re-innamoriamo dello stesso uomo, della stessa donna. Molte coppie, arrivano al punto di lasciarsi solo per accorgersi che non bastano i litigi, le divergenze, le incomprensioni per allontanarsi veramente e definitivamente. Perché quando inizi ad allontanarti improvvisamente senti che desideri l’altra persona, vorresti averla vicina, sentire l’odore della sua pelle, dei suoi capelli, il suo profumo. Le coppie che stanno insieme a lungo e hanno affrontato molte volte questi momenti si accorgono che, quando soccorrono l’altro in una situazione difficile, quando se ne prendono cura e lo sopportano nei suoi momenti di debolezza e insicurezza, in realtà non è tanto l’amato ciò che curano e proteggono, ma il loro stesso amore: lo spazio di coppia, il sogno iniziale, quando ancora prima d’incontrarsi avevano immaginato come dovesse essere il partner tanto desiderato. Se vogliamo che il nostro amore scorra duraturo e resista a ogni difficoltà, dobbiamo attenerci ai principi della morale universale. Fare in modo che il nostro partner stia bene, aiutarsi reciprocamente, trattarsi bene, ascoltare i bisogni di entrambi e cercare di soddisfarli. È importante non tentare di imporre sempre il proprio volere e non chiedere al partner ciò che non potrà mai darci; non cercare di cambiarlo secondo i nostri desideri.

 

 

 

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