Apprezzare la vita

Alcune persone sanno godersi la vita: adempiono con soddisfazione ai loro doveri e non si angustiano se qualcosa non va come previsto. Lottano contro le difficoltà, ma sanno bene che ogni cosa ha il suo tempo, che bisogna sempre sperare e accettare che questa terra non sia il cielo. Altre persone sono sempre rivolte al futuro: vivono cioè in continuo anticipo, cercando di accelerare ogni cosa. Tutto dev’essere “già”.

Così facendo si negano alla vita, rigettando la realtà e si trasformano in nemici del presente. In definitiva, si chiudono in se stessi, nei loro piani per il futuro, e si illudono di essere come dèi che tengono tutto sotto controllo. “Se questo non accade, non accetteremo che altri si intromettano nei nostri progetti, ci interrompano, ci diano fastidio, e perderemo facilmente la pazienza”, e l’ansia è una specie di fretta interiore permanente. La persona può anche apparire serena, ma dentro è “accelerata”. Sente una necessità impellente di risolvere tutte le difficoltà di farlo immediatamente, come se tutto fosse urgente o indispensabile. La persona vuole terminare rapidamente ciò che deve fare, senza lasciare alcunché in sospeso. Per via della sua ansia, non riesce a godere pienamente di alcuna attività, né a dare un senso profondo a ciò che fa. Con il tempo, la persona sente che non sta vivendo e non dedica tutta la sua attenzione alle persone che incontra: le ascolta pensando a ciò che dovrà rispondere o a ciò che dovrà fare dopo. Ne nascono allora delle malattie: allergie, problemi digestivi, palpitazioni, oltre il logoramento e all’affaticamento del sistema nervoso. Imparare a fermarci non solo ci libera dall’ansia: ponendoci in profondo contatto con la realtà, ci apre a prospettive luminose, offrendoci orizzonti vastissimi e ricchi; al contempo, la vita si semplifica, si libera dalle complicazioni e smette di avvilupparsi lungo sentieri tortuosi che non ci portano da nessuna parte. Quando riusciamo a fermarci e un oggetto o una persona occupano tutto il nostro interesse per un istante, quel momento viene vissuto appieno. Quando tutto il nostro essere si unifica in un’unica direzione, realizziamo un incontro autentico, una fusione, un’unione perfetta, anche se per pochi minuti soltanto. Perché io possa sostare dinanzi a qualcosa o a qualcuno, dedicandogli per un istante tutte le mie energie, i miei interessi, la mia attenzione mentale e affettiva, devo mettere da parte per quell’istante tutto il resto, affinché nulla mi distragga e tutte le mie energie si unificano solo in quel punto. Diversamente, le mie energie continueranno ad essere deconcentrate, disperse, e io non potrò sperimentare l’incontro pieno con quella realtà che ho davanti. Niente di quanto mi capiti da vivere deve apparirmi insignificante. Tutto è prezioso, se mi tocca viverlo. È però necessario acquisire l’abitudine di soffermarci dinanzi alle persone, agli eventi, alle azioni. Andiamo avanti per abitudini, e qualcosa diviene abitudine quando diventa nostra, quando si fa carne, quando si trasforma in cosa spontanea. Qualunque cosa ci interessi raggiungere ha bisogno di una sosta. Curarci da una malattia, superare un difetto, fare qualcosa di grande: tutto ciò che è importante per noi necessita che ci fermiamo un poco. Tutti sappiamo che masticare lentamente e molte volte ciascun boccone è una delle chiavi per la buona salute. Le persone ansiose, però, se lo ripetono molte volte, ma continuano a mangiare velocemente. Solo quando si ammalano e soffrono per la loro malattia può succedere che prendano la decisione di masticare di più e con maggior lentezza. È il presente che conta, e nient’altro. Questa è la vita. Quanto vale ogni momento, quando è vissuto così! Quando è così, la persona confida nel dinamismo che ha preso forza nel suo essere e lascia che tutto abbia luogo. È chiaro che quando uno raggiunge una certa abilità le cose appaiono più facili, ma è altrettanto sicuro che l’abilità sarà tanto maggiore quanto più ci libereremo del timore e delle distrazioni esterne. Neanche nei momenti di preghiera è il caso di angosciarsi per ottenere una concentrazione totale, poiché tal angoscia ci può portare a distrarci ancora di più e a confondere la preghiera con un esercizio di controllo mentale. Bisogna accettare serenamente una certa dispersione, con la tranquillità e la condiscendenza della madre che si prende cura del figlio diletto e ogni tanto deve riportarlo accano a sé, ma con tenerezza e delicatezza. Quando la mente è piena di progetti e vive anticipando le cose, nella moltitudine dei pensieri regna una gran confusione e si finisce per non fare bene alcunché.

 

 

 

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