Matrimonio: molto da capire

Gli amori, che al loro sorgere si mostrano nella veste splendente di un itinerario perfetto, di un compimento senza sforzo, di una durata eterna, rivelano presto il peso della fatica di vivere, e quanto occorra essere saldi e duttili, persuasi e mobili al tempo stesso per evitare che si infrangano contro gli scogli della delusione, se non dello scacco. Come aiutare due persone all’inizio del loro cammino in comune? Come essere loro accanto senza essere invadenti, come suggerire accortezze senza inutili cinismi?

Per chi viva dentro una dimensione di fede è possibile anche altro: accompagnare i due “amati” - poiché ciascuno è amato dall’altro - dentro un percorso nelle Scritture. Lasciandoli liberi di cercare quali posano essere le figure, le parole, le storie che meglio rispondono alla qualità, alle attese, anche ai problemi del loro amore. E soprattutto una gamma vastissima e inconsueta di parole bibliche che narrano l’amore: brani del libro della Sapienza, di Qohélet, delle Lettere ai Corinzi, o dei Salmi, o di Genesi o di Isaia, o dei Vangeli. Nell’esortazione postsinodale (In amoris letitia, Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia 2016), papa Francesco si è mosso tra le sponde dell’eredità dottrinale e della realtà pastorale, tra i limiti del diritto canonico e le esigenze del rinnovamento spirituale, tra le aspettative dei riformisti e il malumore dei conservatori. Alla fine ha imposto un nuovo paradigma, spostando il tiro dal primato dei principi astratti all’ideale della vita secondo il Vangelo. Papa Francesco sceglie un tema, la famiglia, sul quale la Chiesa dibatte poco nonostante le sue diverse anime abbiano idee profondamente diverse. E sceglie uno strumento, il Sinodo appunto, espressione visibile della collegialità episcopale, nato con il Concilio ma da allora sottoutilizzato. Per sottolineare il peso della scelta, convoca una prima assemblea straordinaria a ottobre del 2014 e una seconda ordinaria nell’ottobre del 2015. In Evangelii gaudium (esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale 2013): al nesso tra Vangelo e cultura allude anche la formula “la grazia suppone la cultura”. Non si può immaginare una Chiesa disincarnata, il Vangelo non è una dottrina avulsa dalla storia ma è un dono di grazia che include il suo interlocutore in modo decisivo. Non si dà il Vangelo senza uomini e donne che lo annunciano. In quest’ottica i nodi da cui ripartire sono molteplici, e il primo è proprio la parola su cui si fonda l’intera esortazione: «Sì, oggi la parola amore “molte volte appare sfigurata” dice lo stesso Francesco rimandando alla Deus caritas est» . Alla teologia è chiesto di pensare il rapporto tra le varie figure dell’amore. E, citando l’esortazione, fa alcuni esempi: «Per quanto riguarda il rapporto tra amore coniugale e passione erotica, dopo che per molti secoli la teologia e l’esperienza cristiana hanno nutrito un sospetto verso le passioni, è certamente un merito che l’antropologia e l’etica teologiche abbiano recuperato il tema». «Si richiede a tutta la Chiesa una conversione missionaria: è necessario non fermarsi ad un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone» (Amoris Letitia 201). Non si tratta di fare sconti e compromessi, ma di guardare alle ferite, agli interrogativi, ai dubbi di chi vive la realtà della famiglia, con gli occhi di Dio, che sono gli occhi della misericordia. Quegli occhi che fanno fiorire anche il deserto e con il perdono… risuscitano anche i morti! Solo da questo sguardo rinasce il desiderio della bellezza. In Gaudium et spes 16, la coscienza è “voce” di Dio. Essa coincide con l’identità morale del soggetto ed è costituita o “formata” dalle esperienze fondamentali della vita, in primis quella filiale. In queste esperienze, tutte relazionali, l’uomo si scopre anticipato da un bene - nel bambino la cura che riceve dai genitori – che gli chiede di essere voluto perché sia veramente suo. In tal senso, nella coscienza c’è una voce imperativa, non una costrizione esterna, ma un appello che esige una risposta libera, che a sua volta decide dell’appello stesso. Da qui l’importanza del discernimento: la coscienza è chiamata a decidere di sé, non semplicemente applicando una norma, ma rispondendo al bene, che nelle sue forme concrete è tutelato dalla norma, ma non le è identico. Il Vangelo incontra la perona umana nelle diverse situazioni in cui vive, non di rado aggrovigliate e persino contraddittorie, per liberarle e lievitarle da dentro, promuovendo e orientando processi di maturazione, di discernimento, di accompagnamento. Questo è lo stile pastorale di una Chiesa in uscita. Che è poi una Chiesa più vicina al Vangelo e per questo più vicina alla gente. «Spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine unitivo, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco sono rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della procreazione», ha scritto Francesco. «Altre volte abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono». Ancora: «Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di significato la loro vita insieme». Ora è il momento che la Chiesa focalizzi tutte le sue forze nel mostrare la bellezza dell’amore coniugale e della famiglia. Fiduciosa nei confronti dei fedeli, perché «siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle». Amoris laetitia ci invita più a far crescere le comunità che non a produrre ulteriori fogli stampati. Amoris laetitia non è il capriccio di un Papa illuminato ma voce di popolo che nasce da un processo condiviso. Chi fa opposizione ad Amoris Laetitia fa opposizione alla Chiesa, non a Francesco. «Papa Francesco scrive che “oggi più importante di un pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture”». Oggi la pastorale familiare stà lavorando sull’accompagnamento dei fidanzati che chiedono il matrimonio, partendo dalla constatazione che sempre di più sono già conviventi (al Nord quasi totalmente). E poi sull’allarmante isolamento delle famiglie davanti ai problemi dell’educazione dei figli, della salute, del lavoro… L’aiuto da famiglia a famiglia, sta diventando un nuovo metodo pastorale: famiglie tutor, le chiamano coppie angelo, che possono sostenere alcuni passaggi della vita. Anche il lavoro intrapreso con i tribunali ecclesiastici, dove sono in aumento i processi per il riconoscimento della nullità, incoraggiati dalle semplificazioni volute da Francesco: «Prima tribunali e pastorale familiare si parlavano un po’ poco. Ora la riforma chiede comunità più accoglienti e un iter più agevole, sfatato il mito che siano cose per ricchi». Non si può sostenere la famiglia senza una profonda competenza teologica e nelle scienze umane, ma serve una teologia in ginocchio, che sappia incontrarsi con l’umano. Fino ad ora si è instituito troppo sul fine generativo del matrimonio, Amoris laetitia ci sta aiutando a guardare anche al fine unitivo.

 

 

 

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