L'attesa: Natale

Perché continuare ad attendere se non per quel di più di cui soltanto il cuore è capace? La ragione ti direbbe: lascia perdere; il cuore, invece, ti dice: «Se indugia attendilo». «Se ti aspetta, ti ama». Ogni distanza diventa, allora, un percorso brevissimo, ogni attesa una promessa meravigliosa, ogni silenzio una possibilità, ogni gesto caparra di più grande ricchezza e anche l’eventuale incomprensione si trasforma in uno sprone a vivere in modo diverso il rapporto.

L’Avvento torna ogni anno per chiederci cosa e chi attendo nelle mie notti. Se ti aspetti segni potenti resterai deluso o addirittura scandalizzato. Dio è sempre all’inverso di come te loro immagineresti. Mi viene in mente una storiella rabbinica riportata da Elie Wiesel. Essa racconta di un ragazzo, chiamato Jeschiel, che un giorno si precipita piangendo nella camera di suo nonno, il famoso rabbino Baruch. Le lacrime gli scorrono sulle guance ed egli si lamenta dicendo: «Il mio amico mi ha piantato in asso. È stato proprio ingiusto e sgarbato con me». «Senti, non puoi spiegarmi meglio come sono andate le cose?», gli chiede il rabbino. «Sì», risponde il ragazzo. «Stavamo giocando a nascondino, e mi ero nascosto così bene che il mio amico non riusciva a trovarmi. Allora ha smesso di cercarmi e se n’è andato. Che razza di modo di comportarsi!». Il più bello dei nascondigli ha perso tutto il suo fascino perché l’amico smette di giocare. Il rabbino accarezza il fanciullo sulle guance, anche a lui salgono le lacrime agli occhi mentre dice: «Sì, è davvero un modo di comportarsi che non va. E guarda: con Dio è la stessa cosa. Si è nascosto, e noi non andiamo a cercarlo. Pensa un po’: Dio si nasconde e noi uomini non lo cerchiamo neppure». Dio si nasconde. Non ci abbaglia con lo splendore della sua grandezza. Non ci costringe con la sua potenza a inginocchiarci davanti a lui. Vuole che tra lui e noi ci sia il mistero dell’amore, che presuppone la libertà. Vuole che vi sia l’attendere, il cercare, l’andare e il ritrovare, dai quali sorge di nuovo da ogni creatura quel sì all’more che in essa rappresenta il mistero peculiare ed eterno. Dio aspetta che ogni creatura si metta in cammino, che esprima un nuovo e libero sì alla sua proposta, che a partire dal creato si realizzi di nuovo l’evento dell’amore. Dio aspetta l’uomo. E per noi vuole che possiamo fare questa esperienza realmente divina: l’esperienza della libertà, del cercare, dello scoprire e del gioioso sì a un amore che è il cuore del mondo e grazie al quale il mondo è buono e noi siamo buoni. Dio è Emanuele. Dio si nasconde affinché noi siamo la sua immagine, affinché in noi ci possano essere libertà e amore. E che nascondiglio ha trovato! Non abbiamo forse fatto anche noi come quel ragazzo che giuocava a nascondino, non abbiamo già da tempo abbandonato il gioco che rappresenta la verità autentica della nostra vita? E qual è la persona libera da pregiudizi che accetterà di piegarsi davanti al bambino, di adorarlo e di riconoscere che in lui è entrato il Dio eterno che è in mezzo a noi? Quella persona troverà mille scuse, mille motivi per non farlo. Nel bambino egli diventa visibile così com’è, vale a dire come amore che può fare cose straordinarie, che ha tempo di farsi uomo. Se vogliamo trovarlo, dobbiamo passare dall’altra parte, dobbiamo attraversare con il nostro cuore la strada delle contraddizioni e trovare il cammino che porta alle trasformazioni, fino a che egli diventi visibile e udibile. “I grandi” sono rimasti attaccati alla parola e non hanno trovato al di là delle parole la strada che li conducesse alla realtà. Erode non pensava che quel bambino potesse essere Dio. Al massimo poteva immaginare che Dio fosse un sovrano ancora più crudele e potente di lui.

 

di don Salvatore Rinaldi

Articolo di lunedì 30 Novembre 2020

Rubrica "Fede e Società"

Scrivi commento

Commenti: 0