In questo periodo siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e a uscire alimentando speranze, alimentando sogni per un futuro nuovo. Stare svegli e pregare. Il sonno interiore nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori, ma sempre girano intono a noi stessi.
E questo stanca, questo annoia, questo chiude la speranza. Allora vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, al desiderio di un mondo nuovo. Per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. Quel primo Natale della storia fu pieno di sorprese. Si comincia con Maria, che era promessa sposa di Giuseppe: arriva l’angelo e le cambia la vita. Da vergine sarà madre. Si prosegue con Giuseppe, chiamato a essere padre di un figlio senza generarlo. Un figlio che - colpo di scena – arriva nel momento meno indicato, cioè quando Maria e Giuseppe erano sposi promessi e secondo la Legge non potevano coabitare. Di fronte allo scandalo, il buon senso del tempo invitava Giuseppe a ripudiare Maria e salvare il suo buon nome, ma lui, che pur ne aveva diritto, sorprende: per non danneggiare Maria pensa di congedarla in segreto, a costo di perdere la propria reputazione. Poi un’altra sorpresa: Dio in sogno gli cambia i piani e gli chiede di prendere con sé Maria. Il Natale porta cambi di vita inaspettati. E se noi vogliamo vivere il Natale, dobbiamo aprire il cuore ed essere disposti alle sorprese, cioè a un cambio di vita inaspettato. E a portare un po’ di unzione, di pace, di gioia. Questa è la gioia del cristiano. Viene il regno di Dio, anzi, è vicino, è in mezzo a noi! Ma che cos’è questo regno di Dio, noi pensiamo subito a qualcosa che riguarda l’aldilà: la vita eterna, ma la bella notizia che Gesù ci porta, è che il regno di Dio non dobbiamo attenderlo nel futuro: si è avvicinato, in qualche modo è già presente e possiamo sperimentarne fin da ora la potenza spirituale. “Il regno di Dio è in mezzo a voi!”, dirà Gesù. Dio viene a stabilire la sua signoria nella nostra storia, nell’oggi di ogni giorno, nella nostra vita; e là dove essa viene accolta con fede e umiltà germogliano l’amore, la gioia e la pace. La condizione per entrare a far parte di questo regno è compiere un cambiamento nella nostra vita. Si tratta di lasciare le strade, comode ma fuorvianti, degli idoli di questo mondo: il successo a tutti i costi, il potere a scopo dei più deboli, la sete di ricchezza, il piacere a qualsiasi prezzo. Egli non toglie la nostra libertà, ma ci dona la vera felicità. Con la nascita di Gesù a Betlemme, è Dio stesso che prende dimora in mezzo a noi per liberarci dall’egoismo, dal “peccato” e dalla corruzione, da questi atteggiamenti che sono del “diavolo”. Quindi pregare perché Dio ci dia ogni giorno la speranza e la dia a tutti, quella speranza che nasce quando vediamo Dio nel presepio a Betlemme. In quel bimbo appena nato, bisognoso di tutto, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, è racchiusa tutta la potenza del Dio che salva. È la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi. “Emmanuele si chiamerà il bambino, che significa Dio-con-noi”, cioè Dio vicino a noi. E a Dio che si avvicina io apro la porta. Cerchiamo di entrare nel vero Natale, quello di Gesù, che ci si avvicina - Dio-con-noi, vicino a noi – per ricevere la grazia di questa festa, che è una grazia di vicinanza, di amore, di umiltà e di tenerezza. La speranza è entrata nel mondo, con l’incarnazione del figlio di Dio, che si avvicina fino a spogliarsi della sua divinità e dona una nuova speranza all’umanità. E qual è questa speranza? È che egli entra nel mondo e ci dona la forza di camminare con Lui: Dio cammina con noi in Gesù e camminare con Lui verso la pienezza della vita ci dà la forza di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso. Sperare per il cristiano significa la certezza di essere in cammino con Cristo. La speranza mai è ferma, la speranza è in cammino e ci fa camminare. Quando guardiamo un papà o una mamma che si avvicinano al loro figliolo noi vediamo che diventano piccoli, parlano con la voce di un bambino e fanno gesti da bambini. Chi li vede dal di fuori può pensare che sono ridicoli. Ma l’amore del papà e la mamma ha necessità di avvicinarsi, di abbassarsi al mondo del bambino. E anche se papà e mamma gli parlassero normalmente, il bambino li capirebbe; ma loro vogliono prendere il modo di parlare del bambino. Si avvicinano. Si fanno bambini. E così è il Signore.
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