Abbracciarsi

Ogni litigata è come una bomba: c’è sempre un momento di innesco della miccia. Questo periodo storico ci ha costretti a un’altissima esposizione alle persone che abbiamo accanto. Le nostre relazioni più intime rischiano di diventare la nostra valvola di sfogo, tramite cui scarichiamo le nostre paure, ansia e rabbia. Il conflitto è inevitabile, fa parte di noi esseri umani: prima comprendiamo questa realtà, prima capiremo che non possiamo evitare il conflitto, ma dobbiamo imparare a gestirlo bene.

 

La litigata è come una bomba. Una bomba non scoppia da sola: prima di scoppiare, c’è sempre un momento in cui qualcuno innesca la miccia, e da lì a pochi secondi la bomba esplode. Come individuare quel momento e fermarsi prima, disinnescando quindi la miccia? Disinnescare non significa evitare le discussioni e le litigate, ma riuscire a mantenere la discussione in modo costruttivo. La litigata ha anche una funzione “terapeutica”, ma solo se riusciamo a portare avanti una discussione sana e funzionale, orientata a generare valore per entrambe le persone coinvolte. Ci sono delle buone prassi e regole che permettono di iniziare e portare a termine discussioni funzionali e costruttive che non rischiano di minare le relazioni. Per prima cosa, occorre comprendere che spesso il conflitto è inevitabile, quindi non lo si può evitare, ma si può imparare a gestirlo bene. La litigata deve rimanere sull’oggetto della litigata stessa o sull’emozione e non deve minacciare la relazione tra le persone.  Bisogna avere una comunicazione assertiva e non violenta, occorre spiegare come l’altro ci fa sentire e le emozioni che proviamo. È molto importante l’esplicitazione delle nostre emozioni interne, ed è altrettanto fondamentale riuscire a rimandare verbalmente le emozioni che crediamo stia provando l’altro. In tal modo riusciremo ad attuare una sintonizzazione emotiva. Non dobbiamo sfruttare i punti deboli dell’altro. Non usiamo delle informazioni che conosciamo sulla storia personale dell’altra persona per ferirla nel profondo. Bisogna ascoltare cosa dice l’altra persona e accogliere le parole dell’altro. La parola d’ordine dev’essere “empatia”: bisogna saper comprendere, anche quando non condividiamo il punto di vista altrui. Bisogna trovare i punti in accordo. Ci sono diverse tipologie di litigata, alcune servono solo per esprimere un proprio stato d’animo, mentre altre servono per arrivare a un punto in comune. Non si tratta sempre di raggiungere un compromesso, ma di riuscire a costruire insieme una nuova prospettiva. Se notate che la litigata è solo su base emotiva, correggetevi ed esplicitate di non essere arrabbiati con la persona a cui vi state rivolgendo, ma di avere bisogno d’aiuto perché è un periodo difficile. Quando si ha torto bisogna ammetterlo. A volte si inizia una litigata e dopo un po’ ci si rende conto che non si ha ragione; in quel caso, disinnescate la bomba e non andate avanti. Abbiate il coraggio di dire: «Ho sbagliato». Non interrompete l’altro. È giusto  che ogni membro della discussione abbia i propri spazi in cui potersi esprimere, dobbiamo riuscire a rispettare i tempi di cui la persona necessita. Dobbiamo mantenere la distanza fisica! Nessuna litigata deve arrivare a un contatto o ad un approccio fisico, se non per un abbraccio. Fare pace non significa solo dirlo, ma, per esempio, significa anche abbracciarsi: il comportamento fisico dev’essere sintonizzato e alleato delle nostre parole.

 

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