Qualcuno che ci dia delle garanzie

La domenica delle palme è una domenica particolare, per noi è la giornata della pace, la giornata in cui ognuno di noi può dare quel segno attraverso i ramoscelli d'ulivo. Come abbiamo ascoltato dall'antifona “Osanna” Gesù entra trionfale nella storicità degli uomini. C'è un cammino, Gesù invita i suoi a prepararsi per celebrare la Pasqua. Perché questo momento di ascesa da Gerico verso Gerusalemme? Ne scopriremo insieme il significato.

 

Abbiamo ascoltato quello che è il percorso che l' uomo di Nazareth ha voluto fare a conclusione della sua storia tra gli uomini. È un percorso che noi mai avremmo voluto fare e mai vorremmo fare. Ma lui ha fatto questo percorso e questo cammino e ha voluto indicarci questa strada perché già il popolo di Israele era a conoscenza di quella che è la rivelazione di Dio. Infatti nel momento in cui il popolo di Israele era nel deserto, nel momento in cui stava vivendo quel passaggio dalla schiavitù alla liberazione, già la profezia contenuta nel libro dell'Esodo aveva parlato loro dell'agnello. "Un agnello senza difetto, maschio, che al tramonto davanti agli occhi dei figli d'Israele viene immolato come rito perenne" (cfr. Esodo, 12,5-6.14). Questa è la profezia già enunciata in quella che è stata la storia di Israele, la storia di questo popolo che Dio ama, nonostante sia un popolo infedele, un popolo - come dice la stessa storia di Israele - che si prostituisce alle diverse divinità, che incontra le divinità cananee, un popolo che si concede perdendo come punto di riferimento quel “Tu sei il mio popolo, tu sei mia sposa” (cfr. Isaia, Osea e Cantico dei Cantici). Questo popolo che nel corso degli anni cerca di allontanarsi dal punto di riferimento fondamentale, il tempio, il luogo sacro. Gesù è andato verso questo luogo sacro perché il popolo doveva rievocare, far memoria di quello che già Dio aveva compiuto verso di loro. Ecco il percorso di Gesù verso Gerusalemme. Gesù si trovava a Gerico, una piccola realtà, una piccola città che si trovava a 250 metri sotto il livello del mare. Gesù va verso, ascende, sale verso Gerusalemme che si trovava invece a 780 metri sopra il livello del mare. Tutto questo sta a significare per noi un doverci elevare, un dover fare un'ascesa interiore, un doverci liberare dalla volgarità, da quella volgarità di cui i nostri piedi sono impregnati e quindi i nostri piedi hanno bisogno di camminare, di andare, di fare un pellegrinaggio e di ritrovare di nuovo noi stessi. Ecco il tempio di Gerusalemme. Il tempio di Gerusalemme era il percorso che anche l'uomo di Nazareth ha fatto, perché doveva portare l'uomo a dover ritrovare la fonte della propria vita, il significato, il senso dell'essere uomo, uomo a immagine di Dio, non l'uomo che appartiene alla volgarità, a quel discorso senza senso, a quel discorso che vuol fare a tutti i costi capire e vuol rendere l'uomo schiavo con delle catene che poi lui stesso (uomo) si dà. Lui stesso (uomo) si imprigiona, lui stesso (uomo) si sente legato. Le catene portano alla paralisi, al non senso. E allora questa domenica di oggi è la domenica della sequela. La dobbiamo smettere miei cari di essere della brava gente, dei bravi uomini e delle brave donne, di essere gente che dice e a cui gli altri dicono ”guarda che bravo uomo, segue quelle che sono le tradizioni; guarda che bravo uomo, conosce la Parola di Dio in modo stupendo; ma guarda che bravo uomo, è uno che sa fare volontariato, si dedica agli altri”. No. Seguire Gesù è fare ogni giorno un cammino, un pellegrinaggio. Seguire Gesù significa essere il suo prolungamento, significa ogni giorno purificarsi, significa ogni giorno raggiungere la meta. La meta è rendere effettivamente presente quel "già", è diventare già da oggi quello che saremo per sempre. E allora, cari amici, è necessario che ognuno di noi - e specialmente in questo momento così delicato - si riempia del significato della vita. Oggi sentiamo anche uomini che ci rappresentano, uomini che stanno prendendo delle decisioni, tra virgolette, per il nostro bene. Ebbene l'uomo va visto nella sua totalità, nella sua completezza. L'uomo ha sì bisogno di quella che è la realtà organica, l'uomo ha sì bisogno di quella che è la sua manifestazione di intelligenza. Ma l'uomo è anche altro. È molto importante che in questo periodo oltre a dire quelle parole famose che stiamo usando e che ormai stanno diventando quasi un disco che dà pure fastidio, che ci dice ”tutto andrà a finire bene, restiamo a casa, manteniamo le distanze”. Ma noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia delle garanzie. E allora è giunto il momento, miei cari, di incominciare a vivere bene "con scienza e con coscienza”. Queste due realtà devono andare insieme, perché questa è la realtà che l'Uomo di Nazareth vuole farci comprendere. Ebbene con scienza significa saper guardare all'interno di ogni persona umana, che non può fare a meno di essere rispettata, perché ognuno di noi è un Dio, in quanto a immagine di Dio siamo stati voluti (cfr. Genesi 1,27). Dobbiamo solo scoprire che questo cammino va fatto, perché noi vogliamo non solo essere a immagine di Dio, ma vogliamo essere a sua somiglianza. Vivremo in questa settimana un percorso. Abbiamo un percorso da compiere. Dobbiamo rinascere a vita nuova. Questo è il significato della Pasqua. E oggi più che mai, come già ripreso dal libro dell'Esodo, ormai c'è già chi si è immolato: "un agnello senza difetto, maschio, che al tramonto, davanti agli occhi dei figli d'Israele, viene immolato, come rito perenne" (cfr. Esodo, 12,5-6.14). Non c'è bisogno di sacrificarsi, ma c'è bisogno di essere discepoli di Cristo.

 

 

 

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