Non un grumo di cellule

Giovanni Paolo II nel 1991 in Polonia chiarì che il concepito è una persona. Quando scopre di essere incinta, la mamma sa che aspetta un bambino non un grumo di cellule. Uno “stato interessante” che dovrebbe interessare di più alla società. Se la gravidanza si interrompe, sa di aver perso un bambino. E se l’interruzione è volontaria, quel bambino non è finito in un buco nero ma lo ha semplicemente restituito al Mittente. E un giorno lo riabbraccerà. 

Perché generare è più grande che distruggere. Sono donne che portano nel cuore una ferita viscerale e vanno aiutate soprattutto con lo sguardo della trascendenza. È un errore pensare che chi non è in grado di esprimersi e relazionarsi non capisca. L’embrione si può paragonare alla persona in coma profondo o in stato vegetativo. Perché chi ne è uscito ha testimoniato che non riusciva a comunicare ma avvertiva ciò che accadeva intorno. Allo stesso modo è il grido del neonato appena uscito dal tunnel dell’espulsione, dal canale del parto. La scienza ci spiegherà col tempo cose sempre più stupende cioè che il concepito nel grembo avverte tutto (nel bene e nel male), e capisce molto di più di ciò che noi pensiamo. La maternità è realtà ontologica, dimensione costitutiva e sostanza profonda della natura femminile. La donna è visceralmente madre: nella mente, nel cuore e nel corpo. È la fecondità che la realizza: una fecondità che va oltre la sua fertilità biologica, e riguarda anche la donna sterile o la donna consacrata. La fecondità è una dimensione che transita dal cuore e lo dilata. Parlando ai giovani della bellezza della maternità, è da spiegare che non esiste soltanto la maternità fisica ma anche quella affidataria e adottiva come quella spirituale. Il Creatore ci chiede l’accoglienza generosa e non la cultura dello scarto, perché ogni figlio è un dono, non un diritto o un oggetto di proprietà. Maternità come splendore della donna, perché quando diventa madre, per lei è come una rinascita, dove raggiunge il massimo splendore; Con la maternità diventa donna trasformata, trasfigurata. Maternità come capitale, cioè bene economico. I figli sono il capitale umano, forza e futuro della società; Maternità come bene dell’ecologia umana, cioè garanzia di equilibrio tra i popoli: un popolo che non genera, oltre danneggiare se stesso, danneggia l’armonia della Creazione che invece ha previsto la varietà della popolazione; Maternità come ecumenismo vincente, che supera confini ideologici o religiosi. Riscoprire la meraviglia della fisiologia femminile e la sua perfezione, che io definisco “la sacralità della fisiologia”. Il Creatore, consegnando alla donna le chiavi della vita, l’ha voluta come regina della vita. Ed è venuto sulla terra passando dall’utero di una donna. Non è facile sconfiggere totalmente il dramma del’aborto, ma se soltanto la metà dei bambini abortiti fosse stata salvata, la situazione sarebbe diversa. Recentemente si è parlato di “sospendere” per cinque anni la legge 194 («tranne gravi casi di malformazione del feto o di violenza nei confronti della futura madre», ha precisato Lella Golfo) aiutando materialmente le madri a tenere il bambino. Il suggerimento, sebbene restrittivo dell’aborto legale, si pone in una prospettiva culturalmente utilitaristica perché la moratoria sarebbe dovuta solo all’esigenza di frenare la discesa libera del crollo delle nascite, ma - una volta risalita la china – nulla vieterebbe di riallargare le maglie. La riflessione sull’aborto deve essere seria. Dovrebbe essere sostenuto il volontariato impegnato ad aiutare le donne che subiscono una spinta sull’aborto. In questa prospettiva i CAV potrebbero essere inseriti nella strategia dello Stato e delle istituzioni locali. Sembra urgente anche una profonda revisione della funzione dei consultori familiari pubblici, trasformati spesso in strumenti di accompagnamento all’aborto. E poi non va sottovalutato l’enorme numero di figli appena concepiti a cui è tolta la vita mediante la c.d. “contraccezione post-coitale”. Fintanto che il figlio è funzionale al raggiungimento di determinati obiettivi costruiremo il futuro sulla sabbia.  

 

Articolo di lunedì 27 Settembre 2021

Rubrica "Fede e Società"

di don Salvatore Rinaldi

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