Ricerca di miracoli? Vivere il già e non ancora

La chiesa come comunità di fede deve domandarsi in modo autocritico perché mai persone interessate alla religione cercano le risposte alle loro domande al di fuori della chiesa. Perché perdiamo l’anticipo di fiducia? La sfida permanente è pertanto la seguente: come possiamo trasmettere nel nostro tempo il messaggio di Gesù agli uomini come un’offerta valida? Ci troviamo di fronte a un bivio. 

Dobbiamo di nuovo superare la paura e trovare la forza di svolgere con coraggio e in modo attivo l’opera missionaria. La chiesa di Gesù Cristo non può infatti soddisfare sempre tutte le aspettative e «assumere una forma che va bene a tutti» senza tradire il messaggio del proprio fondatore. Una chiesa annacquata ed evanescente non può affatto darsi un profilo. Il suo profilo consiste anzitutto e soprattutto nella sua apertura a Dio e nel suo essere capace di Dio. Se essa è realmente una testimone di Dio e un luogo della salvezza, allora può esplicare una permanente forza di attrazione sugli uomini. Il nostro compito all’interno è creare le condizioni adatte affinché le persone possano scoprire la verità della propria vita nel messaggio allietante di Gesù Cristo. Di grande importanza è di nuovo parlare della prospettiva escatologica insita nel messaggio cristiano, affinché gli uomini si liberino della loro fissazione sull’al di qua e si aprano al senso completo della vita, “parlare del già e non ancora”. La chiesa non deve apparire solo come una agenzia di etica e di valori, bensì come relazione redimente con Dio. Una preferenza per Dio non significa ovviamente affatto trascurare l’uomo, ma proprio al contrario che la priorità riservata a Dio e al divino nella chiesa è la fonte della consapevolezza che gli uomini possono entrare con fiducia nel mistero della salvezza e che l’amore e la misericordia di Dio possono assumere una nuova forma nel mondo. Il vangelo di Gesù Cristo non è una costruzione dottrinale o una teoria per il miglioramento del mondo. Esso è la parola di Dio e la parola della vita. Il vangelo è la stessa persona di Gesù Cristo, il Dio vivo su cui costruiamo e nel quale confidiamo. La chiesa, se appare solo come una associazione umanistica migliore e se viene percepita solo come tale, a lungo termine è destinata a scomparire. Essa può mostrare quel che veramente è solo se appare chiaramente nella sua relazione con Dio. Solo attraverso una testimonianza credibile e viva, resa a Cristo da noi cristiani, il messaggio di Gesù Cristo e la sua chiesa possono diventare attraenti e capaci di rendere ragione di sé. La chiesa nasce dal raccogliersi attorno alla persona di Gesù Cristo e dalla sua sequela. La chiesa cresce attraverso il discepolato. Se ci poniamo tutti alla scuola di vita di Gesù e facciamo, per quanto possibile, del nostro meglio per il regno di Dio, allora la chiesa dimostrerà nella fede una nuova forza e vitalità. Se non ci fissiamo sulle carenze e sulle difficoltà, ma gioiamo per il dono della fede e apriamo i nostri occhi al regno di Dio, ci rinnoveremo interiormente e diventeremo vivi nella fede. La questione d’importanza capitale è questa: come possiamo trovare nuove vie per testimoniare in modo convincente nel nostro mondo il messaggio salvante e sanante del regno di Dio e per annunciarlo con gioia? Un’apertura al mondo è possibile solo se ci lasciamo introdurre, mediante un rinnovamento culturale e spirituale, nella vastità e nella profondità della nostra fede. Qualsiasi rinnovamento comincia con la preghiera e con un’approfondita relazione con Dio, “diventare conforme a Cristo”. Se la chiesa cerca anzitutto e soprattutto il regno di Dio, tutto il resto le viene dato (cf. Mt 6,33). Solamente attraverso un rinnovamento culturale e spirituale essa può trovare nuove energie per agire di nuovo. La crisi attuale può diventare una opportunità, se noi sappiamo comprenderla, convertirci e renderci consapevoli dell’essenziale. Chi è disposto a pagare questo prezzo può sperimentare come la sua vita sia arricchita e nutrire una speranza che si spinge al di là della realtà terrena e le conferisce un senso ultimo.

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