Il gioco è un’attività presente nell’uomo e nell’animale fin dalla nascita, ed ha una funzione specifica: essere piacevole, divertente, gratificante, e cioè capace di facilitare l’acquisizione di importanti capacità personali e sociali. Inoltre favorisce (ad esempio negli sport) la possibilità di sperimentare la propria abilità, di entrare in rapporto con gli altri, di confrontarsi con il rispetto delle regole, di vivere la competitività, l’autoaffermazione, la perdita, la frustrazione
A partire dagli anni Novanta in Italia si è assistito ad un incremento esponenziale delle offerte di gioco e delle scommesse. Di conseguenza, è aumentato il numero di persone che ricercano assistenza per problemi correlati al gioco, rendendo il disturbo del gioco d’azzardo un importante problema di salute pubblica. È nel 2012 che, per la prima volta, il Decreto Balduzzi riconosce il disturbo del gioco d’azzardo come patologia e quindi, da allora ad oggi, il soggetto affetto ha il diritto alla cura presso il sistema sanitario pubblico Ser.D. (Ser.D. sono i servizi pubblici per le dipendenze patologiche del Sistema Sanitario Nazionale, istituiti dalla legge 162/90, essi sono dedicati alla cura, alla prevenzione e alla riabilitazione delle persone con problemi di dipendenza). Gli apparecchi di intrattenimento (slot machine, VLT, Gratta e Vinci, Lotto) cumulano quasi 64 miliardi di euro di giocate (l’86% del totale su rete fisica). Alcune situazioni mostrano come certi stimoli possono condizionare il giocatore a ritornare a giocare. La “quasi vincita” è una situazione che si verifica ogni volta che il risultato ottenuto in un gioco non conduce ad una vincita, ma presenta degli elementi che inducono il giocatore a pensare di averla sfiorata: questo viene recepito come un segnale incoraggiante che stimola a riprovare a giocare. È quello che accade, per esempio, ad un’estrazione della lotteria, quando i numeri vincenti si avvicinano a quelli scelti dal giocatore ma sono precedenti o successivi a quelli della sestina vincente. Nelle slot machine, invece, succede quando solo una figura non corrisponde alla combinazione vincente. Altra caratteristica dei giochi d’azzardo che può portare il giocatore a ritentare la fortuna sono le “piccole vincite” a forma intermittente con intervalli causali: esse includono la convinzione che la ricompensa prima o poi arriverà e così si sfida nuovamente la sorte. Chi è più vulnerabile al gioco e all’illusione che esso genera resta molto colpito dalle vincite esposte nelle tabaccherie che frequenta abitualmente, oppure se assiste ad una cascata di monetine vinte nella slot machine. Queste esperienze possono persuadere il giocatore vulnerabile che sia probabile e facile vincere, nonostante le possibilità di successo dipendano esclusivamente dal caso. Altre convinzioni sono date dalle proprie abilità o qualità atte a modificare a proprio favore l’esito della giocata (illusione del controllo). Pensieri distorti derivano dall’ottimismo irrealistico, cioè la tendenza a pensare che la possibilità di imbattersi in eventi positivi sia maggiore della probabilità di incontrare eventi negativi. L’attivazione dell’ottimismo irrealistico diventa il meccanismo mentale per cui spesso sono supervalutate le vincite e sottovalutate le perdite, e viene usato come strategia previsionale e di decodificazione degli eventi. Al giocatore, illusoriamente ottimista, succederà che qualche volta riesca a vincere (anche piccole somme), e in tal modo si convincerà che fa bene a credere nella possibilità di vincere e che forse è veramente fortunato e che se continua a giocare la fortuna arriverà. Quando il gioco inizia ad interferire con la vita lavorativa e familiare, a danneggiare la salute mentale e fisica, a provocare problemi finanziari allora il giocatore ha sviluppato una vera e propria dipendenza da gioco. Il giocatore che diventa dipendente: presenta un desiderio intenso di andare a giocare, che domina il pensiero e lo induce ad agire immediatamente; ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro al fine di raggiungere l’eccitazione desiderata; vive un’intensa sofferenza psico-fisica nel caso in cui il comportamento si riduca o non venga messo in atto (astinenza); perde il senso del tempo: «Non c’era più sera o mattina per me»; non considera le conseguenze negative del giocatore. Raramente il giocatore chiede aiuto, perché nega fino alla fine di vivere un problema (la negazione dell’evidenza è una caratteristica della dipendenza). È generalmente un famigliare a chiedere per primo aiuto dopo aver scoperto che un proprio congiunto ha un problema di gioco. Il giocatore dipendente spesso ha bisogno di qualcuno che contrasti il suo impulso e assuma le redini della situazione divenuta per lui ingestibile. In tal senso può essere determinante la presa di posizione di un famigliare significativo.
Articolo di lunedì 28 Febbraio 2022
Rubrica "Fede e Società"
di don Salvatore Rinaldi
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