Cannabis

Notiamo che giovani, e non solo loro, sentono il bisogno di ricercare strategie per uscire dalla realtà con le varie dipendenze o almeno di sentire la realtà meno gravosa e terribile. Va sottolineato che nessuna delle strategie di moda, dall’alcol alla droga al gioco d’azzardo, sono immuni da effetti collaterali. Quindi va creato un processo culturale, prima che penale, per portare i giovani ad una vita attiva, sana, lontana dai tristi fenomeni delle famiglie distrutte, della disoccupazione, del bullismo, della discriminazione. 

Oggi viviamo in una grande ipocrisia: tutti sanno che si spaccia e tutti sanno dove, ma si accetta il dato di fatto, lo status quo. La cosiddetta “cultura dello sballo” è un fenomeno alimentato negli adolescenti e nei giovanissimi dal sensation seeking. Tale condizione si associa ad una immaturità del cervello in fase di sviluppo, caratterizzata da una eccessiva reattività del sistema limbico a scapito del sistema cortico-frontale. Pertanto, i giovani sono predisposti alla ricerca di emozioni forti, alla sfida alla morte e alla ricerca di nuove esperienze. L’esperienza correlata alla cannabis viene ampiamente sottovalutata nonostante la sua documentata capacità nociva proprio sui cervelli in fase di sviluppo. Se consideriamo che ai nostri giorni l’assunzione di cannabis e derivati avviene in tempi precocissimi, molto frequentemente già in fase adolescenziale quando il cervello non ha ancora raggiunto la piena maturazione, è evidente che i giovani si sottopongono a gravi rischi. Oggi possiamo affermare che il periodo di transizione che si interpone tra l’infanzia e l’età adulta sembra essersi modificato. Il periodo dell’adolescenza fino all’età di 24 anni. Stando a questo dato interessante, il processo di maturazione continuerebbe anche dopo la maggiore età e in questo arco temporale l’assunzione di droghe potrebbe avere un effetto deleterio sul piano biologico-evolutivo.  I nostri adolescenti sono frequentemente dei sensation seekers, emotivamente vulnerabili e incapaci di inibire comportamenti inappropriati legati agli impulsi, costantemente alla ricerca di emozioni forti, talvolta estreme, con l’intento di ottenere gratificazione immediata. La loro incapacità di posporre tale soddisfazione è legata all’incapacità di tollerare la noia e la monotonia che si manifesta con sensazioni di irrequietezza e disagio emotivo. Per tentare di uscire dalla tediosità che vivono, questi ragazzi si imbattono spesso in esperienze divertenti, euforiche, anche a limite, con comportamenti rischiosi sostenuti da un forte senso di narcisismo e onnipotenza, legati alla mancanza di differenziazione tra realtà esterna e realtà interna. Ci troviamo di fronte a giovani curiosi, bisognosi di approcciarsi a situazioni eccitanti, anche sconosciute, difficilmente persuasi dal timore per la propria incolumità fisica e mentale. Quando più la vita appare monotona e scontata, tanto più i giovani sono tentati ad immergersi nel mondo parallelo della “cultura dello sballo”, in cui prevale la propensione all’uso di sostanze stupefacenti, alcol, esperienze ad alta intensità emotiva e, a volte, con un’elevata carica di aggressività. Trovando sicurezza, euforia e disinvoltura negli stati di sovraeccitazione, i ragazzi non si sforzano di trovare modi alternativi di interesse e gratificazione, rischiando così di restare spaesati e indifesi di fronte alle situazioni stressanti della vita, in preda al senso di vuoto. Le spinte sociali unitamente alla velocità di quest’epoca frenetica condizionano, dunque, lo stile di vita degli adolescenti, sempre più inclini ad attuare pratiche estreme ed enfatizzanti nel tentativo di auto affermare la propria identità. Come in ogni altri Paesi occidentali, anche in Italia il consumo di cannabis non rappresenta più soltanto un problema sociale in espansione, ma anche un fenomeno che una parte dell’opinione pubblica considera ormai un tema da “sdoganare”, con tanto di relativa banalizzazione degli effetti e dei rischi legati all’assunzione prolungata di tale sostanza. In realtà la cannabis ha un costo sociale pesante nel campo della salute, come dimostrano gli imparziali dati della scienza e come ben sanno coloro che operano nel settore. Tuttavia la risposta “etica” da dare a questo fenomeno non può ridursi soltanto ad un secco e apodittico “no”, né - all’opposto - all’opzione di una spensierata liberalizzazione di questa sostanza, con l’ingenua illusione che l’apertura del suo mercato ne sottrarrà il commercio alla gestione delle mafie. Occorre piuttosto un previo approfondimento, operato da professionisti, dei vari aspetti coinvolti nel tema, che consenta di confrontarsi col fenomeno concreto, di individuarne i reali rischi, di valutare le possibilità effettive - se ce ne sono - di utilizzo medico e commerciale della cannabis.

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