Famiglia relazionale

Il sociologo Marc Augé (Non luoghi, Elèuthera, Milano 2005), definisce il nostro tempo come l’età surmoderna. Un tempo connotato da quelli che lui chiama i non-luoghi. Oggi quelli che un tempo erano vissuti come nodi di percorrenza, di transito di persone e di circolazione di merci e di veicoli si sono trasformati in spazi di insediamento. Sono questi non-luoghi ad essere diventati paradossalmente i luoghi di residenza. Luoghi di massificazione spersonalizzati e spersonalizzanti, in cui si sfiora senza stabilire relazioni. 

Ne sono un esempio emblematico i centri commerciali: spazi di transito ripetitivo privi di incontro. È significativo che vengano affollati anche nei giorni festivi, durante i quali ci si aspetterebbe tempi di ricreazione e di intimità. Tra i non-luoghi del tempo della globalizzazione rientrano gli spazi della comunicazione virtuale introdotti dalla rivoluzione digitale. Sono questi a determinare sempre di più gli attuali processi di socializzazione, attivando spesso legami casuali non ponderati e, a volte, persino violenti. Comunicazioni che favoriscono la frattura tra il cognitivo e l’affettivo fino a generare il cosiddetto analfabetismo emotivo, l’incapacità cioè di riconoscere e gestire le proprie emozioni. Nel tempo la famiglia ha subito innumerevoli mutamenti di carattere culturale e sociale ed ha assunto forme diverse, mantenendo però delle costanti. L’unione tra due persone e la costituzione di una famiglia non soddisfano solamente degli stati emotivi, ma hanno una notevole rilevanza sociale. Una coppia stabile è un fenomeno socio-culturale più articolato e rilevante della semplice coabitazione: significa condividere un progetto, realizzarlo insieme e coglierne la portata pubblica. La sua identità non è il semplice perseguire la soddisfazione dell’individuo, ma costituire e generare relazioni umanizzanti. Relazioni connotate cioè da rapporti di fiducia sincera e di autentica solidarietà. Il movimento generativo della famiglia si gioca nella reciprocità di una triplice relazione: «Io con te», «Io per te», «Noi per l’Altro», dove l’Altro è il “terzo” incarnato rispettivamente nella qualità stessa della relazione interpersonale intrapresa e vissuta, nel figlio desiderato (che si riesca o meno a generarlo) e nella società sostenuta nella ricerca del bene comune (Cfr. P. Donati, La famiglia, Soveria Mannelli, 2013). Questo assunto implica l’adozione di un paradigma culturale che pensi all’uomo come ad un soggetto che trova il compimento della sua libertà nella relazione con l’altro. È significativo che la condizione favorevole alla crescita sana di un figlio sia la presenza dei genitori che rappresentino una base sicura, tale da “autorizzarlo” a lasciare la casa per andare a scoprire il mondo e alla quale tornare con la certezza che sarà accolto e accudito fisicamente ed emotivamente. La sola convivenza sotto il medesimo tetto non è in se stessa capace di trasformare automaticamente due persone in una coppia, come anche il figlio non crea immediatamente dei genitori. Per raggiungere sia il primo che il secondo risultato è necessario un duplice processo. Uscire dalle logiche delle relazioni mercantili contrassegnate dall’idea che coppia e famiglia (realtà di cui ci occupiamo, ma il discorso vale anche per gli altri ambiti quali la politica e l’economia) debbano essere prioritariamente funzionali al benessere dell’individuo. Rovesciare l’assunto contemporaneo secondo cui la reciprocità coincide con il soddisfacimento dei propri bisogni, che il dono gratuito sia impossibile e che la procreazione risponda alla realizzazione narcisistica dell’io. Di contro è necessario favorire la capacità di integrare l’asse della reciprocità interpersonale con quello della generatività  del dono, inserendo l’uno e l’altra in una progettualità stabile nel tempo. La bellezza che salverà il tessuto sociale è quella che il Rapporto CISF definisce famiglia relazionale, nella quale le relazioni sono connotate da stima, fiducia, cooperazione e reciprocità vissute come «progetto riflessivo di vita» che si diffonde nell’educazione e nella pratica delle virtù sociali della giustizia e della solidarietà (Donati, Nuovo Rapporto CISF, 2020).

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