Guida interiore psicofarmaci

Si è creata una malattia sociale terribile, forse la più pericolosa che sia mai esistita per gli uomini e le donne. La credenza che la nostra vita sia solo esterna, che l’interiorità sia del tutto secondaria, che non conti nulla, forse che neppure esista. Gli antichi ci avevano avvisato: senza il mondo interiore, se non conosciamo le “sue leggi” il peggio può solo arrivare. Esiste una Guida Interna, un Nucleo che conduce la nostra esistenza verso la sua meta? Se la risposta è sì a questa domanda, il mondo esterno diventa solo lo sfondo. 

Se esiste una Guida Interiore, che sa, che conduce il nostro essere, la soluzione viene solo da dentro. E quindi tutta la partita diventa non disturbare la Guida che sa… Sa dove andare, sa come condurci... Se esiste un Guida Interiore, il nostro approccio non può prescindere dall’avvicinarsi al “suo” modo di operare. Che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore? Che cosa ha portato? La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio. Ha portato il grande desiderato dell’uomo, colui che da sempre l’uomo cerca, verso cui è proteso. Dal punto di vista esistenziale questa è l’esperienza che vive ogni uomo di qualunque epoca e luogo: l’esperienza di essere fatto per un «di più» inafferrabile, di essere «troppo grande per bastare a se stesso» (Blaise Pascal), di sentirsi un «promontorio sporgente sull’assoluto» (Carlo Maria Martini). L’uomo è costantemente alla ricerca di qualcosa che sta sempre un po’ più avanti: può riuscire a soddisfare tutti i bisogni che ha, eppure gli manca sempre qualcosa. Vive l’esperienza dell’attesa, dell’attesa di qualcosa, di qualcuno che resta oltre, che trascende i limiti umani. L’uomo è abitato da una nostalgia e da una tensione mai risposte, da un desiderio che rimane sempre e misteriosamente inappagato. Oggi, la cosa sconvolgente è che libri, manuali, intere biblioteche, saperi immensi vengono spazzati via da una pillola… Scuole di pensiero antichissime, filosofie di vita, la natura differente di ciascuno di noi neanche prese in considerazione. In 15-20 minuti ecco il tuo protocollo psicofarmacologico: non conta se stai domando il tuo carattere, se lotti contro la tua timidezza, se il tuo rapporto con la sessualità è in conflitto con l’atteggiamento mentale in cui ti sei identificato. Non conta se stai con la persona sbagliata. L’importante è non sentire il dolore, non intristirsi, il più in fretta possibile. Soffrire non è più di moda, si è pronti a qualsiasi patto col diavolo pur di non avere disagi e non sentire male. E le case farmaceutiche hanno cavalcato questo bisogno e alimentato queste aspettative sviluppando in pochi decenni un business della salute da capogiro, a volte senza scrupoli. Possiamo assumere tutti gli psicofarmaci che vogliamo e trarne anche sollievo, ma il nodo rimane irrisolto. La libertà esige anche il coraggio di sopportare un dissenso, di sentirsi non in sintonia, di contrapporsi se è necessario, pur di salvare quella parte di verità di cui ciascuno è portatore. Ciò non equivale al gusto della polemica, né alla persuasione di essere sempre e solo dalla parte della ragione, né implica per ciò stesso che ogni libertà si incarni solo nel dissenso: ciò comporta solamente quella disposizione al vero e all’autentico, realmente svincolata da ogni altra preoccupazione e tesa unicamente a realizzare ciò che è stato capito come vero. Ciò comporta, in altre parole, essere pronti a collaborare portando ciascuno quanto ha di meglio, e non accettando soltanto quanto gli altri stanno già facendo. La pluralità di voci può e deve fondersi in rapporti di armonia. Liberi non si è ma si diventa! La libertà di ciascuno è legata a quella dell’altro, non nel senso egoistico che la libertà dell’uno limita quella del suo prossimo: no, la libertà è la verità dell’esistenza dell’uomo che è fatto per stare insieme, che è socievole di natura e che quindi ha bisogno del suo simile. 

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