Consultori familiare: accoglienza

Tutti nella chiesa siamo chiamati ad assumere lo stesso sguardo di tenerezza ed amore che fu Gesù. Egli, come ci ricorda Papa Francesco: «ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e tenerezza accompagnando i loro passi con verità, pazienza e misericordia, nell’annunciare le esigenze del Regno di Dio» (AL 60 Amoris Laetitia). Inoltre, come sappiamo, nel suo pellegrinare terreno Gesù ha incontrato molta gente.

Lo sguardo di Gesù è particolare, in quanto penetra nel loro cuore con rispetto, delicatezza, misericordia, incoraggiamento, consolazione, illuminazione, anche riguardo alla propria condizione familiare o matrimoniale. A tal proposito, significativo ed emblematico è l’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe in quanto costituisce un esempio e un paradigma importante di prossimità, ascolto e accoglienza nell’intraprendere un percorso di accompagnamento, discernimento e integrazione per le diverse situazioni di fragilità matrimoniale. Ulteriormente, lo stesso Pontefice all’inizio del capitolo 8 di AL nel suggerire le piste dell’azione pastorale, che permettano di affrontare in maniera costruttiva le diverse situazioni complesse “irregolari”, trasformandole da obiezioni in opportunità di cammino, ricorda che tali situazioni vanno accolte ed accompagnate con pazienza e delicatezza assumendo il medesimo sguardo di Gesù con la samaritana (cfr. Gv 4, 1-26). Gesù parla alla donna con verità e comprensione, assumendo lo stesso comportamento misericordioso e libero da pregiudizi che ha avuto con tutte le persone che ha incontrato nel suo itinerario di vita. Gesù è lì proprio per donare a quella donna un’acqua che davvero disseterà la sua sete di vita e di amore. Gli apostoli, al ritorno dalle spese, si stupirono nel vedere Gesù parlare con quella donna, oltre tutto samaritana; il loro sguardo, meravigliato e sorpreso, rivelava tutta una serie di blocchi culturali, religiosi, psicologici, come nodi bisognosi di essere sciolti alla luce di un nuovo modo di guardare le persone, quello appunto di Gesù. Nel dialogo con la samaritana Gesù ci mostra la prossimità di un Dio che vuole incontrare la persona nelle sue fragilità e accompagnarla con pazienza per aiutarla a ricominciare un percorso di vita significativo, capace di rispondere alle sue aspettative di amare e di essere amata. Come comunità, un atteggiamento capace di superare giudizi negativi, permeato di fraterna pazienza e disponibile ad accompagnare, mettendosi in ascolto delle persone ferite nelle relazioni, per aiutarle ad incontrare Cristo ed intraprendere nei loro confronti una «terapia della speranza». Sostare al pozzo e dialogare con chi ha fatto i conti con il dolore, con il fallimento di un rapporto importante, con chi ha ancora voglia di immergersi nel dinamismo della grazia. Il tutto dovrà essere compiuto imparando l’arte dell’ascolto: tutti devono trovare una porta aperta nei momenti difficili o gioiosi della vita. Occorre incrementare la dimensione dell’accoglienza, cordiale e gratuita, prima di ogni evangelizzazione. Alimentare pratiche di accompagnamento, secondo il bene possibile, guardando le persone segnate da un nome ferito e smarrito con gli occhi di Dio e non del sospetto, del pregiudizio. Si tratta, insomma, di superare una sorta di sindrome del fratello maggiore (cfr. Lc 15) che talvolta coglie i più vicini delle nostre comunità. Passare da una pastorale della perfezione ad una pastorale della conversione, che senza tradire la verità oggettiva, sappia entrare, «con la luce dello Spirito, nelle pieghe delle coscienze per guardare con benevolenza le persone così come sono, sapendo che il Signore le ama, le cerca, le attrae e offre loro una nuova possibilità, proponendo l’ideale della vita cristiana, seppure è prevedibile che possano ricadere». Occorre, perciò, cambiare lo sguardo, avere un atteggiamento nuovo verso i fedeli in fragilità, che chiedono non tanto un “certificato di onorabilità” davanti agli altri fedeli, ma piuttosto di essere aiutati a riconoscere ciò che il Signore chiede loro, i passi che sinceramente sono in grado di fare e soprattutto di non essere considerati come fedeli di “serie b”. Abbiamo il dovere di conoscere l’Esortazione Apostolica Postsinodiale di Papa Francesco data il 19 Marzo 2016 nel Giubileo straordinario della Misericordia, l’Amoris laetitia per accompagnare e riprendere un dialogo che, con tante persone che vivono situazioni irregolari di separazione, divorzio, matrimonio dopo un divorzio, si è interrotto con un semplice diniego o, peggio, con una condanna severa.

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