L'umanizzazione del Figlio di Dio

Gesù, nato da Maria, è il Figlio di Dio, generato nella potenza dello Spirito santo, è l’uomo che solo Dio ci poteva dare. Il bambino che nascerà sarà dunque chiamato con un Nome che indica la sua totale appartenenza a Dio e, nello stesso tempo, la missione che egli porterà a compimento vivendo a servizio degli uomini suoi fratelli: Gesù, Jeshu’a, che significa «il Signore salva» e, quindi, Salvatore. “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele” (Is 7,14), che significa Dio-con-noi. Sì, «alla pienezza dei tempi» (Gal 4,4), al compimento di tutte le promesse e le alleanze, Dio ha visitato il suo popolo in modo unico e irripetibile: si è fatto Immanu-El, Dio-con-noi, in Gesù, il Figlio della Vergine Maria, il Messia «nato dalla stirpe di David secondo la carne» (Rm 3,3).

I primi destinatari del grande annuncio della natività sono i pastori. Essi, infatti, costretti dal loro lavoro a una vita di nomadismo, per la cultura religiosa dell’epoca erano persone impure e quindi escluse dalla vita liturgica ufficiale: eppure proprio a questi poveri, emarginati e disprezzati va la predilezione di Dio, che li sceglie per fare la «sua» storia. Questo segno così quotidiano e per nulla straordinario manifesta, a chi sa accoglierlo, che la gloria di Dio è una gloria scandalosa, ben diversa da quella che immaginiamo noi uomini: è la gloria dell’umiltà, dell’ abbassamento… È la realtà umanissima di un neonato in fasce, tra i suoi genitori. Ecco come si manifesta che Gesù è il Salvatore, il Messia, il Signore: in un bambino rifiutato già nel grembo di sua madre perché «non c’era posto per loro nel caravanserraglio» (Lc 2,7); in un neonato ancora in fasce, figura dell’impotenza e della dipendenza dagli altri che contraddistingue la nostra condizione umana; in un bambino deposto nel luogo dove mangiano gli animali. I pastori diventano a loro volta annunciatori, «riferiscono ciò che del bambino era stato detto loro». Il testo dice letteralmente che essi «fanno conoscere» ciò che prima è stato «fatto conoscere loro». Diventano testimoni, non restano semplici spettatori di un fatto di cronaca. Ma questa è l’esperienza di fede che ciascuno di noi è chiamato a fare nella propria vita cristiana: un’esperienza che non è acquisizione di qualcosa di ulteriore rispetto all’annuncio a noi trasmesso, ma che ci rende annunciatori più convinti e affidabili del «Vangelo eterno» (Ap 14,6). «Maria custodiva tutti questi eventi-parole, mediandoli nel suo cuore». La sua è una fede pensata, un custodire attivo, che collega e confronta la parola di Dio con la realtà. Maria, come i pastori, è l’esempio del discepolo in ascolto e in cammino: un discepolo messo in cammino dalla rivelazione del modo sorprendente con cui Dio ha scelto di farsi uomo in Gesù, un discepolo che illumina e interpreta con la luce della fede ciò che ascolta, vede e vive. Su Betlemme ha sovranità il re Erode il grande, il quale, turbato dalla ricerca del neonato «re dei giudei» (Mt 2,2) da parte dei Magi, decide misure drastiche per eliminarlo. Alla morte di Erode un angelo rivela nuovamente in sogno a Giuseppe che egli può fare ritorno in Israele. La situazione però non è ancora sicura, perché sulla Giudea regna Archelao, figlio di Erode. Per questo Gesù e i suoi vanno in Galilea. E Gesù va ad abitare in una città chiamata Nazaret, cioè abitante di Nazaret e al contempo «nazir», nazireo, cioè separato da Dio e a lui consacrato fin dal seno di sua madre (cfr. At 2,22; 3,6). Gesù è nato a Betlemme (cfr. Lc 2,4.15), otto giorni dopo si canta la sua identità e perciò la sua appartenenza: come era prescritto dalla Legge, Gesù viene circonciso per entrare così nell’ «alleanza santa» stipulata da Dio con Abramo (cfr. Gen 17,10-11). Nella carne di Gesù quella ferita, che resterà per sempre, indica il suo essere figlio di Abramo, in alleanza definitiva e perenne con il suo Dio: quel segno inciso nel corpo di Gesù narra il suo essere ebreo, ed ebreo per sempre. La circoncisione è segno della promessa fatta ai padri che ora si è compiuta (cfr. Lc  1,72-73), anche se è segno che verrà trasceso dalla Nuova Alleanza, per la quale appare necessaria la circoncisione non fatta da mano d’uomo (cfr. Col 2,11), la circoncisione del cuore già richiesta dai profeti (cfr. Ger 4,4)…

 

 

Scrivi commento

Commenti: 0