Cammino dell'abbassamento e della misericordia

Ma la circoncisione è anche la circostanza in cui viene dato il nome al bambino, e così avvenne anche per Gesù: Giuseppe e Maria lo chiamano Jeshu’a. In realtà questo nome - che fa riferimento all’impronunciabile Nome di Dio, JHWH – è dato da Dio stesso (cfr. Lc 1,31), non dagli uomini: Gesù è un bambino che nasce per volontà e azione di Dio e, quindi, dargli il nome spetta a Dio. Jeshu’a è invocazione di salvezza («Signore, salva!)». Egli è la Parola di Dio, il Figlio vivente in Dio dall’eternità: «In principio era la Parola, la Parola era presso Dio e la Parola era Dio… E la Parola si è fatta carne e ha dimorato tra di noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria del Figlio unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità». 

Qual è il nostro Dio dopo la sua umanizzazione in Gesù? L’umanizzazione di Dio in Gesù ha reso possibile la visione del suo volto già qui sulla terra, sicché nella conclusione del nostro prologo si legge: «Dio nessuno l’ha mai visto, ma il Figlio unigenito lo ha raccontato», narrato, spiegato… Il nostro Dio, dopo la sua umanizzazione in Gesù, può essere solo e unicamente il Dio da lui narrato, perché l’uomo Gesù è l’ultimo e definitivo racconto di Dio, e chi vede lui, chi contempla la sua vita conosce il Padre, perché nella carne di Gesù il Dio invisibile ha reso visibile la sua gloria. Ecco in cosa consiste la singolarità del cristianesimo rispetto a ogni religione e a ogni monoteismo: il suo essere adesione a un Dio-uomo, Gesù Cristo, e, attraverso di lui, a Dio. Da allora l’esistenza di Gesù di Nazaret, vissuta nella libertà e per amore, è parsa agli uomini. Come rivelazione della vita stessa di Dio. Di più, la vita di Gesù è stata l’epifania, la manifestazione di Dio per gli uomini, ma nello stesso tempo l’epifania per tutta l’umanità dell’uomo vero, autentico, come Dio l’aveva pensato e creato. Come recita sempre il prologo: «In lui era la vita e quella vita era luce per gli uomini», cioè Gesù è stato un vero vivente e come tale «ci ha insegnato a vivere in questo mondo» (cfr. Tt 2,12)… Dopo Gesù Cristo chi cerca Dio passa necessariamente per la ricerca del vero uomo, e la vita cristiana coincide con un cammino di umanizzazione nella potenza della grazia. Non è possibile cercare Dio senza cercare la vera umanità, né fare un cammino di salvezza senza aprire strade di genuina umanizzazione: la vita umana autentica è sempre vita cristiana e quest’ultima è sempre un capolavoro di arte umana che attende la salvezza dalla morte, attende la resurrezione al seguito di Gesù, uomo e Dio! A Natale si è manifestato ai poveri, rappresentati dai pastori; all’Epifania si è manifestato alle genti; ricevendo da Giovanni l’immersione nel Giordano, egli si manifesta al popolo di Israele. Il battesimo è la prima occasione in cui Gesù, uomo maturo, entra sulla scena pubblica: egli non si mostra protagonista di gesti straordinari né di un insegnamento, bensì uomo pienamente solidale con gli uomini peccatori. Il cammino intrapreso da Gesù fin dall’inizio del suo ministero è segnato dall’abbassamento, dall’umiltà, dalla misericordia per gli uomini, ed è così che egli narra Dio (cfr. Gv 1,18). Proprio nel momento in cui Gesù risale da quell’acqua carica dei peccati dell’umanità, «si aprono i cieli e lo Spirito di Dio scende come colomba su di lui. Ed ecco una voce dal cielo: “Questi è il mio Figlio l’amato, nel quale ho posto la mia gioia”». Così si compiono le Scritture (cfr. Sal 22,7; Gen 22,1; Is 42,1) e la voce del Padre attesta che la sua giustizia si è realizzata: Dio voleva vedere Gesù così, in mezzo ai peccatori, e proprio in quell’atto di abbassamento voleva riempirlo di Spirito santo. Il Padre opera attraverso il Figlio Gesù Cristo, conferendogli tutta la potenza dello Spirito.

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