Vivere il presente

Non sono gli eventi trascorsi a renderci infelici, ma le opinioni che continuiamo a trascinarci dietro. La famiglia è il campo in cui è stato gettato il seme da cui cresce la pianta che diventeremo, ma un albero lo riconosci dalle sue caratteristiche, non dal terreno in cui è spuntato. La vera origine dei disagi, come sempre, è dentro di noi. Qualsiasi cosa sia accaduta, è accaduta e non c’è più. Ciò che siamo e quello che proviamo non è determinato da come ci hanno trattato i genitori, ma da come noi stessi ci trattiamo, ovvero se rispettiamo le nostre caratteristiche innate e le lasciamo emergere. 

Siamo scontenti di noi stessi quando stiamo perdendo la nostra unicità, quella “differenza” che caratterizza ciascuno di noi rispetto a ogni altro. Lasciarsi condizionare dagli eventi trascorsi ci predispone alla scontentezza permanente, al malessere e alla rassegnazione. Occorre convincersi che nessun evento trascorso ha potuto intaccare il nostro nucleo naturale, il quale conserva intatte tutte le proprie potenziali. Il percorso per realizzare in pieno noi stessi è ancora davanti a noi, anzi è dentro di noi. Se rimani al passato, se lo rievochi continuamente con i ricordi, coltivi inutilmente il dolore o la nostalgia e fuggi dal presente, questo vale sia per i ricordi di momenti felici, sia per quelli di eventi spiacevoli e dolorosi. Nel primo caso ti lasci cullare nella rievocazione di un passato idealizzato; lo trasformi in una tana mentale in cui rifugiarsi. Quando ripensi ai momenti negativi o alle situazioni di sofferenza, ti immergi volontariamente nel dolore, nell’autocritica o nel vittimismo. Usa i ricordi che affiorano spontaneamente non per rimpiangere il passato o per commiserarti, ma per rimettere in moto le energie interne. I ricordi non devono essere zavorre che ci bloccano nel passato bensì stimoli che ci attivano nel presente. Quando ragioniamo sui ricordi e li rigiriamo nella mente, inevitabilmente li alteriamo, li modelliamo secondo le nostre convinzioni e i nostri modelli. La memoria non è un fedele testimone; quante volte restiamo amaramente delusi incontrando dopo qualche tempo una persona che avevamo idealizzato, che magari pensavamo fosse l’amore della nostra vita. Avevamo incarnato in quella persona la rappresentazione dei nostri modelli mentali, ma era solo un’illusione. Siamo molto abili nell’arte del ritocco, facciamo dei bellissimi restauri di ciò che abbiamo nella memoria, e il risultato è spesso molto diverso dall’originale. La memoria aggiusta gli eventi del passato per farceli apparire come particolarmente felici oppure molto traumatici, a seconda del nostro atteggiamento mentale e delle aspettative che ci siamo creati. Offese, tradimenti, delusioni, episodi traumatici… finiscono spesso per diventare un fardello ingombrante da trascinarsi dietro per tutta la vita. Il cervello ha già superato il passato, si è già adattato, è andato avanti, ma noi rimaniamo indietro. Usiamo quel passato come alibi per lamentarci e restare immobili, o per ricattare affettivamente gli altri. L’arte di vivere pienamente consiste invece in buona parte nel dimenticare ciò che ci è accaduto; l’oblio è una forma di libertà, perché ci permette di riprendere ogni volta la nostra strada senza condizionamenti, vincolo o pesi. Il cervello ha bisogno di dimenticare per lasciare spazio al nuovo che ogni giorno incontriamo. Non voler dimenticare significa restare ancorati alla vita di ieri, impigliati in una relazione o in una situazione ormai al tramonto e imprigionati in una ragnatela di sentimenti che ci impedisce di aprirci al nuovo e a ciò che di bello la vita avrebbe in serbo per noi. La memoria può modificare il senso di ciò che è accaduto; può capitare di sentirci responsabili per qualcosa  che non abbiamo fatto, o credere di aver subito un torto che in realtà non è stato duro come lo ricordiamo. Siamo capaci di attribuire il valore di un trauma a un evento del passato che in realtà, mentre accadeva, non era così grave emotivamente. Lo stesso avviene per i ricordi di momenti felici: la memoria li ha ritoccati edulcorandoli, accentuando le tinte della felicità. Se proviamo nostalgia per essi, è bene sapere che le cose, in realtà, non erano così belle e piacevoli come ci appaiono nei ricordi. Molte persone vivono nel dispiacere per aver perso quella che credono fosse l’occasione della propria vita. In realtà ci passano continuamente sotto il naso molte opportunità, ma non le sappiamo cogliere perché abbiamo lo sguardo rivolto all’indietro. Il rimpianto è tipico soprattutto di coloro che preferiscono continuare a percorrere solo strade conosciute. Lo scopo, inconsapevole, dei rimpianti è in molti casi quello di giustificare il proprio immobilismo. Il vero problema, se continui a rimpiangere, infatti non sta in quello che è accaduto (o non è accaduto) tempo fa, ma nel fatto che oggi continui a trattenerti dal buttarti nel mare della vita, con la scusa che ormai l’occasione è passata. 

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