Gioia di sentirsi amati

Benedetto XVI diceva: Non v’è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non v’è niente di più bello che conoscere lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui. Siamo consapevoli che ogni giorno le invocazioni risuonano in modo differente dentro di noi, ci sollecitano e suscitano interrogativi diversi, poiché si intrecciano a ciò che abbiamo concretamente vissuto quel giorno, agli incontri fatti, alle gioie provate e alle amarezze subite, agli eventi grandi e piccoli dei quali siamo stati protagonisti o testimoni. Benedetto XVI ha scritto: «Che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore? 

Che cosa ha portato? La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio». Ha portato il grande desiderato dell’uomo, colui che da sempre l’uomo cerca, verso cui è proteso ( Ratzinger Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano 2007, p.67). L’uomo è costantemente alla ricerca di qualcosa che sta sempre un po’ più avanti: può riuscire a soddisfare tutti i bisogni che ha, eppure gli manca sempre qualcosa. Vive l’esperienza dell’attesa, dell’attesa di qualcosa, di qualcuno che resta oltre, che trascende i limiti umani. L’uomo è abitato da una nostalgia e da una tensione mai risolte, da un desiderio che rimane sempre e misteriosamente inappagato. Questo desiderio non è desiderio di qualcosa di vago e astratto né aspirazione a un mondo perfetto, ma – più radicalmente – è desiderio di un «tu»: di un volto, di uno sguardo che ci faccia sentire finalmente a casa, che ci ami senza condizioni. L’uomo desidera e ha nostalgia di un «tu» che si prenda cura di lui e agisca sempre per il suo bene, che lo ami per quello che è, anche quando sbaglia, anche quando diventa orribile persino a se stesso. Ha desiderio e nostalgia di una relazione e una comunione d’amore assoluta, invincibile. Tutti cerchiamo questa comunione, questo incontro. Gesù è il «tu»: è quel volto, quello sguardo che ci fa sentire a casa. La fede cristiana è anzitutto gioia di sentirsi amati senza condizioni, commozione di scoprire che non siamo più soli. Gesù è l’Altro che ci viene incontro per stare con noi, donarci la sua vita. È Dio che vuol farsi conoscere nella sua natura più intima. E la vita di Gesù ci rivela questa natura, i Vangeli la documentano: Dio è Amore. Gesù è uomo di carne, ma è anche Figlio e contemporaneamente è manifestazione-rivelazione del Padre («Chi ha visto me ha visto il Padre», Gv 14,9; «Io e il Padre siamo una cosa sola», Gv 10,30). Gesù è Dio che, innamorato della sua creatura dall’eternità, è venuto sulla terra a cercarla, amarla, unirsi a lei, è Dio che ha voluto imparare il linguaggio dell’uomo, accarezzarlo con mani di carne, e riversare su di lui il suo amore appassionato, rivelare il suo vero volto: il volto di un Dio-Amore del quale possiamo fidarci. Ma anche e al medesimo tempo, Gesù è vero uomo, venuto a mostrarci il volto dell’uomo quando è pienamente tale: Gesù descrive se stesso e agisce come «figlio amato dal Padre e uomo che ama il Padre e i fratelli» e proprio questa è la nostra natura: siamo figli amati dal Padre fatti per amare lui e gli altri. Noi fatichiamo a immaginare che sia così perché, sotto sotto, pensiamo a Dio come un padrone il quale, al pari di tutti i padroni, ha interessi che non coincidono con quelli dei suoi servi. E quindi, se vogliamo fare i suoi interessi, mortifichiamo i nostri. Questo è l’errore! Noi siamo figli amati, i suoi interessi coincidono sempre con i nostri, anche se - occorre sottolinearlo – possiamo non capire subito e con chiarezza quali siano e dunque vi è sempre la possibilità di commettere errori. La parola «Regno» è citata da Gesù novanta volte nei Vangeli e tuttavia lui non ne ha mai dato una definizione. Con le sue parole e le sue scelte, però, ne ha tratteggiato la figura. Potremmo dire che il Regno è lo sguardo di Dio sull’uomo e sul mondo, ossia la sua azione, il modo di comportarsi nei confronti di ciascuno di noi. Per comprendere le caratteristiche del Regno devo allora osservare da vicino Gesù, scoprire come si è comportato lui, quali scelte ha compiuto: Gesù ha condiviso la vita e la morte dell’uomo, ha accolto, servito, perdonato, facendo dono di sé. Ha guardato ogni persona come la guarda il Padre, cogliendovi la dignità che appartiene a ogni uomo perché ogni uomo è figlio. Quando do per scontato l’amore che ricevo, la relazione muore; devo invece continuare, ogni giorno, a meravigliarmi dell’altro e di ciò che mi offre. La strada giusta è imparare a gustare e approfondire il rapporto con Dio, scoprendo ogni giorno, nella vita che conduciamo, la sua presenza al nostro fianco e il suo amore, la bellezza dei suoi doni. Essi ci sono continuamente offerti.

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