Salute della persona

Il personalismo si caratterizza per la sua proposta antropologica che vede nella persona umana una unitotalità di spirito e corpo, che ne fa un essere con valore di soggetto, non di oggetto. Questa dignità singolare si basa sullo spirito (intelligenza e volontà, coscienza e libertà) e comprende anche il corpo. Così, non solo il corpo non è riducibile a pura materia biologica, ma nelle sue manifestazioni è rivelatore e portatore di istanze valoriali e, perciò, di obblighi morali. Il corpo partecipa alla dignità inalienabile della persona: corpo soggetto e non corpo oggetto. 

La vita umana va compresa in accezione integrale: unità indivisibile di un corpo e di spirito, senza riduzioni né spiritualistiche né biologiche. La vita umana nella sua integralità esprime la persona e partecipa della dignità della persona, che è soggetto di diritto, non oggetto per nessuno, così da essere voluta per se stessa, non per altro o per altri. Da questo nucleo assiologico della vita umana discendono alcuni principi specifici che orientano la soluzione dei quesiti posti dalla biomedicina e vanno ad arricchire ed integrare i principi della bioetica anglosassone; tali principi sono sintetizzabili nei seguenti: la difesa della vita, dunque, l’intagibilità e indisponibilità  della vita umana; il principio terapeutico e della totalità - a cui si aggiunge il principio di proporzionalità; il principio di libertà e di responsabilità; il principio di socialità e di sussidiarietà.

Il corpo è il fondamento per la realizzazione della persona. Al di sopra di tale valore fondamentale esiste soltanto il bene spirituale della persona, bene che potrebbe richiedere il sacrificio della vita corporea soltanto quando tale bene spirituale e morale non potesse essere raggiunto se non attraverso il sacrificio della vita. Dal riconoscimento del valore fondamentale della vita fisica scaturisce il riconoscimento del diritto fondamentale alla vita fisica (principio di inviolabilità), diritto che non può essere violato neppure per favorire la vita di altri, perché la persona umana è fine in sè, totalità di valore e non parte della società. 

La soppressione della vita fisica rappresenta l'offesa più grave alla persona, al suo esserci. E ciò vale fin dal primo istante del costituirsi della sua dimensione corporea.

Il rispetto per la vita raggiunge anche livelli inferiori: il regno vegetale e quello animale. In questi ambiti la vita ha un suo valore e l'equilibrio delle varie forme viventi condiziona la sopravvivenza dell'uomo, cui spetta il dovere di mantenere tale equilibrio.

All'ambito della promozione della vita riferisce anche l'impegno per la difesa della salute dell'uomo. L'organizzazione Mondiale della Sanità afferma: «Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio della famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha il diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia e in ogni caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà».

Il significato del concetto di salute non può interessare semplicemente l'organismo fisico, né può definirsi in senso puramente organicistico. Infine, non basta promuovere la salute, ma occorre educare gli individui all'accettazione del dolore e della sofferenza.

Il principio della difesa della vita non viene smentito, ma anzi applicato, quando per salvare il tutto e la vita stessa del soggetto, si debba incidere anche in maniera mutilante su una parte dell'organismo. In ultima analisi, tale principio fonda ogni terapia medica e chirurgica: il chirurgo che asporta un'appendice è giustificato moralmente ed anche obbligato nella misura in cui tale asportazione è necessaria per la salvaguardia dell'organismo. È per questo che il principio si denomina come principio terapeutico. Lo stesso principio può avere applicazioni più rilevanti quando si tratta di interventi a rischio, come l'asportazione di tumori; a riguardo, in morale ci si appella al cosiddetto «principio del duplice effetto» e al principio della richiesta del consenso. È importante precisare il significato di totalità, intesa come l'insieme delle componenti fisiche, spirituali e morali della persona: il corpo non può essere preso in senso esclusivo, senza badare alle implicazioni spirituali e morali, ma in senso unitario. Il presente principio consiste nel non essere costretti da alcuno a fare scelte relative alla propria salute e alle proprie cure; non può essere, però, staccato al concetto di responsabilità: ognuno è responsabile della propria vita e della propria salute. Il principio sancisce l'obbligo morale del paziente a collaborare alle cure ordinarie e necessarie a salvare la vita e la salute propria e altrui, da un'altra, tale principio limita l'azione del medico, il quale non può trasformare la cura in costrizione in tutti i casi in cui è in pericolo la vita.

In definitiva, bisogna ricordare che la vita e la salute sono affidate primariamente alla responsabilità del paziente e che il medico non ha sul paziente diritti superiori a quelli che ha il paziente stesso nei propri riguardi. 

I principi di socialità e sussidiarietà esprimono esplicitamente il legame naturale che esiste tra gli uomini. La persona è, per natura sua, bisognosa della società: è chiamata a realizzarsi in società. La società, a sua volta, dovrà provvedere a impegnare le risorse per il bene sociale. La persona è essenzialmente aperta alla società: la socialità è una caratteristica intrinseca della personalità e la vita e la salute di ciascuno. Dove il singolo non è in grado di provvedere adeguatamente alla tutela della propria vita e salute, la società deve intervenire per assicurargli il raggiungimento degli obiettivi essenziali.

 

 

Scrivi commento

Commenti: 0