Possiamo e dobbiamo sfruttare la natura per soddisfare i nostri bisogni ed i nostri desideri ma nel far questo abbiamo anche il dovere di preservare, rispettare ed accrescere la sua bellezza e preservare la sua fecondità per le prossime generazioni.
L’azione umana è creativa non solo perché cambia (in meglio o in peggio) il mondo attorno a noi. L’azione cambia anche noi stessi, l’uomo che la compie, facendone un uomo migliore o peggiore. Ognuno di noi, infatti, attraverso la sua coscienza, interiorizza il mondo in cui vive e crea il suo mondo interiore mentre al tempo stesso contribuisce alla costruzione del mondo della intersoggettività umana, del comune mondo della vita. Anche in questo caso l’uomo è creatore ma non in senso assoluto.
La costituzione della realtà esterna attraverso il lavoro ed anche quella della propria interiorità attraverso gli atti di coscienza non avviene e non può avvenire in modo arbitrario ma sulla base di ciò che è. Ciò che è, d’altro canto, non è una realtà data una volta per tutte ed impermeabile all’azione ed alla creatività umana. Il mondo fuori di noi ha una struttura che l’azione umana deve rispettare. E anche noi abbiamo una nostra struttura interiore, sia fisica che psichica, che abbiamo la possibilità di conoscere ed il dovere di rispettare. L’uomo non è dunque, come una filosofia idealistica, pura creatività. Diremo che, se mai, l’uomo è una libertà incarnata che porta sempre con sé il proprio presupposto nell’ordine della natura e verso tale presupposto rimane sempre responsabile.
La prima questione è oggi al centro della discussione nel tema dei diritti umani. I bambini non nati, gli embrioni, sono o non sono esseri umani e soggetti di diritti? La conoscenza oggettiva, la scienza biologica ci dice che sono individui della specie umana. Se la nostra coscienza ritiene di essere vincolata all’interiorizzazione di ciò che le offre la conoscenza oggettiva è difficile negare che siano persone e soggetti di diritti. Alcuni si rifiutano di costruire come persona un individuo della specie umana che non soddisfi alcune condizioni, per esempio sia in coma. La sua, si dice, non è vita. Invece di riflettere sul dato oggettivo offerto dalla scienza medica (è vivo ed è in coma, magari irreversibile) si pensa di poterlo violare con una condizione arbitraria. A cosa ha diritto l’uomo? Se noi riteniamo che l’uomo sia costituito dalla coscienza è evidente che esso non può avere diritti predefiniti. L’uomo è ciò che decide di essere ed ha quindi i diritti che decide di avere. Il diritto fondamentale, ovvero l’unico diritto che rimane e, insieme, riassorbe in se tutti gli altri, è il diritto alla non-discriminazione.
Ovviamente la non-discriminazione è una cosa importante e nessuno di noi vuole essere discriminato, tuttavia è assai pericoloso considerare il diritto di non discriminazione come un diritto assoluto. Il diritto di non discriminazione deriva dal principio di eguaglianza. L’eguaglianza della dignità è compatibile con molte differenze. Una delle più importanti è quella del merito. Aristotele spiega che è giusto trattare situazioni eguali in mondo eguale e situazioni diverse in modo diverso. È, questa, la formulazione corretta del principio di eguaglianza.
La famiglia ha una funzione sociale, quella di generare ed educare i bambini. È una funzione sociale decisiva per la sopravvivenza ed il benessere della società. Questa funzione presuppone la differenza sessuale, una differenza sessuale reale non immaginaria, non costituita unilateralmente ed arbitrariamente nella coscienza. Esiste qui un buon motivo per trattare in modo diverso situazioni diverse, non si tratta di discriminazione ingiusta.
Diritti naturali sono quelli che corrispondono alla natura della cosa e i diritti umani sono i diritti che corrispondono alla natura della cosa uomo.
Il primo e fondamentale diritto di ogni uomo è quello di fare il proprio dovere, di compiere quelle operazioni alle quali la sua natura lo destina. Quali sono, nel caso dell’uomo, queste operazioni?
L’operazione propria dell’uomo, quella che fa di un uomo un uomo, è cercare la verità, conoscerla, vivere seconda la verità conosciuta. Cercare la verità non è solo un’operazione intellettuale. La ricerca umana della verità contiene necessariamente un momento di rischio e di esperimento. L’esperienza orienta la ricerca. Esiste dunque un movimento circolare che va dalla ricerca alla conoscenza all’esperienza di vita e da lì riconduce alla ricerca. La ricerca non ha fine. Di conseguenza il primo e fondamentale diritto dell’uomo è quello della libertà che inizia con la libertà di coscienza. Questo contiene in sé il diritto all’errore. Non si tratta di un diritto dell’errore ad essere messo sullo stesso piano della verità. Si tratta del diritto che l’uomo ha di sbagliare perché nel processo dinamico dell’umana ricerca della verità anche l’errore è (può essere) un momento del suo percorso verso la verità.
Scrivi commento