Nell'incarnazione l'amore di Dio per noi diventa non solo visibile, ma permanente in quanto si trasforma in amore eucaristico (cfr. Sc 11). Nell'Eucaristia il desiderio di giustizia ha un fondamento reale: «Attraverso il memoriale del suo sacrificio, Egli rafforza la comunione tra i fratelli e, in particolare, sollecita coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro riconciliazione aprendosi al dialogo e all'impegno per la giustizia. È fuori dubbio che condizioni per costruire una vera pace siano la restaurazione della giustizia, la riconciliazione e il perdono.
La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente» (Dce 28).
Non c’è alcuna divisione tra ciò che avvenne nel cenacolo duemila anni fa e quanto si ripete in ogni chiesa sparsa per il mondo nel momento in cui si celebra la santa eucaristia. La vita di Dio-Amore non potrebbe avere inizio se non come puro dono di sé, senza nulla chiedere in cambio; un amore che si offre in un tempo senza tempo, nell’eternità dell’attimo che lo vede sempre presente e per questo il suo amore non conosce termine. Eucaristia dice amore, sic et simpliciter! Non un amore qualunque, né mediato dall’esperienza personale; esso è amore derivato direttamente dall’essere di Dio che immette nella storia una nuova verità: l’amore come un donarsi totale e gratuito senza nulla richiedere in cambio. L’amore dell’eucaristia dice una forma originale e originaria di amore. Esso non è dato per un attimo, né per una sola persona, né per chi potrà ricambiare nell’amore né per chi è degno di amore. L’amore di cui si parla è dato a tutti, per sempre, senza differenza alcuna e offerto quando si è ancora nella condizione di non doverlo meritare (cfr. Rm 5,8). «Il culto gradito a Dio non è mai atto meramente privato, senza conseguenze sulle nostre relazioni sociali: esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede. Ciò vale ovviamente per tutti i battezzati, ma si impone con particolare urgenza nei confronti di coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme. Tali valori non sono negoziabili. Pertanto, i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana» (Sc 83).
S. Agostino, vescovo di Cartagine, nell’anno 251, così scriveva nella sua opera L’unità della Chiesa per indicare la perenne unità che intercorre tra la Chiesa e l’eucaristia nel realizzare il vincolo della comunione: «La Chiesa è una e si moltiplica nello spazio in forza dell’incremento della sua fecondità. E come il sole ha molti raggi, ma una sola è la luce; come l’albero ha molti rami, ma uno è il tronco solidamente radicato nel terreno; come molti ruscelli fluiscono da una sola polla e conservano l’unità di origine anche se per abbondanza d’acqua si moltiplicano ancora. Ma se tu dividi un raggio dal sole, il raggio non darà più luce perché l’unità della luce non sopporta divisione alcuna, e se tu strappi un ramo dall’albero, il ramo non germoglierà; e se scindi il ruscello dalla polla, secca. Così pure la Chiesa di Cristo. Piena di luce lancia i suoi raggi su tutto il mondo; ma una sola è la luce che si diffonde ovunque senza scindere la sua unità. La Chiesa estende largamente i suoi rami su tutta la terra, spande in tutte le latitudini le sue scorrevoli acque; uno solo, però, è il tronco, una sola la sorgente, una sola la madre feconda dal cui seno tutti quanti noi siamo usciti, del cui latte siamo nutriti, dalla cui anima siamo stati fatti vivere». Insomma, la “tunica” di Cristo di cui la Chiesa è rivestita non può essere lacerata, ma mantenuta intatta perché composta tutta d’un pezzo.
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