L'intelligenza artificiale

In piazza San Pietro deserta il 27 marzo 2020: «In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». 

Senza lo sguardo contemplativo sulla creazione come dono, rischiamo di passare dalla padella alla brace: affrontare temi etici con il solo approccio tecnologico. Sarebbe come illudersi di uscire dalla pandemia con la sola campagna vaccinale. È necessaria e fondamentale, ma non è sufficiente. Serve anche un modo diverso di stare insieme, di vivere il rapporto con il creato, di metterci in gioco nella fraternità. Le celebrazioni dei progressi della scienza e della tecnologia che hanno permesso di migliorare la natura, compresa la natura umana, possono sembrare fantascienza. Esperti di fama, responsabili politici o di governo, rettori di università e imprenditori stabiliscono però priorità e mobilitano vaste risorse per realizzare questo sogno, che ha implicazioni di ampia portata per la Terra. Ogni giorno compaiono notizie di progressi sorprendenti in molti campi: nell’agricoltura, nell’ingegneria, nelle tecnologie di produzione, nelle comunicazioni, più recentemente nella preparazione di vaccini per combattere il covid-19. Sono progressi davvero miracolosi. Ed è difficile non arrivare a concludere più in generale che stiano anche trasformando radicalmente la natura umana con la tecnologia informatica e l’intelligenza artificiale. In questa visione, «la natura umana è un lavoro in corso», che questa generazione di esseri umani sta imparando a «rimodellare in modalità vantaggiose». L’obiettivo comprende «l’allungamento radicale della durata della salute umana, l’eradicazione della malattia, l’eliminazione di sofferenze non necessarie e l’accrescimento delle capacità intellettuali, fisiche ed emotive umane», insieme a «progetti economici, sociali, istituzionali, di sviluppo culturale e quanto a capacità e tecniche psicologiche». In definitiva, questi pionieri sperano, «con un uso responsabile della scienza, della tecnologia e di altri mezzi razionali, che alla fine riusciremo a diventare postumani, esseri con capacità di gran lunga maggiori di quelle di cui dispongono gli esseri umani attuali». Nella storia, gli esseri umani hanno sempre desiderato di possedere una maggiore potenza fisica per difendersi dalle minacce provenienti dall’ambiente. A questo fine hanno cercato di comprendere come la natura funzioni e di sfruttare-imitare le forze naturali per il loro benessere. Dalla realizzazione dei primi utensili in pietra decine di migliaia di anni fa alla rivoluzione digitale iniziata nella seconda metà del XX secolo, gli esseri umani del XXI secolo sono progrediti fino alla creazione di macchine, robot e altri marchingegni avanzati di intelligenza artificiale con capacità sovraumane. Le macchine si comportano in modo simile agli esseri umani, con capacità enormi rispetto a un essere umano medio: e arrivano addirittura oltre. L’umanità sta dunque procedendo a tappe forzate dalla soglia del transumano alla possibilità di un’esistenza postumana più ampia.

Nella nostra vita quotidiana l’accesso a computer, laptop, telefono cellulare, fotocamera digitale, internet, iPhone, visori per la realtà virtuale, tra molte altre innovazioni, ha reso accessibile per gli esseri umani un’immensa mole di contenuti intellettuali che in passato la gente pensava appartenessero ad angeli e spiriti divini. I progressi tecnologici contemporanei in qualche modo stanno travolgendo le comunità umane. Nessuna delle innovazioni realizzate finora ha rappresentato una minaccia, al punto di sostituire gli esseri umani e il loro dominio sulle loro innovazioni. È dunque necessaria una rivalutazione della natura e del destino della vita umana. L’intelligenza artificiale, mentre ha modellato macchine progettate per assumere il controllo degli affari finora gestiti dall’uomo, sfida nondimeno l’umanità a individuare la natura e la portata della “danza di uomo e macchina”. Non è possibile tornare indietro dopo i progressi delle innovazioni biotecnologiche e della comunicazione digitale che pervadono ogni aspetto della vita sulla terra.

Nel Documento sulla fratellanza umana, firmato da papa Francesco e Ahmad al-Tayyib, il grande imam di Al-Azhar, nel febbraio 2019, è interessante osservare come la dichiarazione riconosca i passi positivi compiuti nel campo della scienza, della tecnologia, della medicina e dell’industria per il bene dell’umanità. I cristiani dovranno lavorare in solidarietà con scienziati e imprenditori impegnati ad approfondire la ricerca sull’intelligenza artificiale per garantire che in ogni fase delle nuove innovazioni sia salvaguardato l’aspetto che riguarda il bene comune di tutta la vita.

 

Un possibile sfida dal punto di vista religioso è assicurarsi che, date le capacità cognitive e l’abilità intellettuale dell’intelligenza artificiale che sono copiate dal cervello umano, tali copie non perdano in alcuna circostanza i nobili valori che gli esseri umani hanno sviluppato, come l’empatia, l’onestà, l’integrità, il coraggio, la gentilezza. Questo significa realizzare l’intelligenza artificiale perché gli esseri umani sono progettati con «intelligenza emotiva e sociale».

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