Le emozioni sono preziosi messaggeri del nostro mondo interiore e per questo ci aiutano a soddisfare i
nostri bisogni e ci guidano alla realizzazione dei nostri desideri più profondi. Ma dobbiamo imparare a
comprendere il loro linguaggio e soprattutto dobbiamo viverle in modo autentico, senza giudicarle e senza
soffocarle. Nessuna emozione è buona o cattiva.
La tristezza può coglierci per un evento drammatico come una perdita, un lutto, una separazione. In questi
casi è normale e necessaria: quando arriva ci priva della nostra forza, riportandoci in contatto con la nostra
interiorità e spingendoci a un periodo, più o meno lungo, di ritiro per poi “rimetterci al mondo”. Tutte le
forme di tristezza, però, arrivano e se ne vanno. Nessun dolore è per sempre, a meno che non siamo noi a
trattenerlo e a prolungarlo. La tristezza si presenta dopo che qualcosa, o qualcuno, ha minato le nostre
sicurezze, ha fatto crollare il mondo che abitavamo. Di fronte ad un lutto è possibile che a crollare sia stato
un mondo felice. La vita è un continuo cambiamento, e non possiamo evitare eventi dolorosi. La tristezza
serve a creare lo spazio vuoto necessario a farci rinascere. La tristezza ci porta a ripiegarci in noi stessi,
perché è dentro di noi che troveremo la forza per tornare a vivere con gioia. Tenere lontana la tristezza
rinforza quel lato di noi che vede sempre lo stesso angolo di realtà e non si accorge dei cambiamenti che
accadono ogni giorno. La tristezza ci fa sentire sopraffatti ed esausti perché la proviamo di fronte a tutto ciò
che è, o riteniamo, irreversibile; ci può portare al silenzio oppure a cercare conforto nelle parole o nelle
lacrime. La tristezza trasforma il nostro viso: ogni sua parte tende verso il basso e lo sguardo si “chiude”,
perché le pupille si restringono per far entrare poca luce, un modo naturale e simbolico per rifugiarsi
nell’ombra.
Se quando siamo tristi ci viene voglia di piangere, facciamolo! Il pianto è una valvola di sfogo, ma anche uno
strumento che aiuta a metabolizzare gli eventi e favorire la consapevolezza dei nostri stati d’animo perché
prendono forma e si manifestano in modo corretto. Piangere è anche un modo per scaricare la tensione e
prevenire eventuali malesseri e disturbi. Prima si manifesta in modo transitorio e leggero, con
un’improvvisa insofferenza, un senso di spossatezza e un sonno costante. Se forziamo la mano, se non
accettiamo la sua richiesta di prenderci cura di noi, ecco che disagi e disturbi si faranno sentire più forti.
Ignorare la tristezza, non prendersi il tempo per elaborare un lutto o un evento doloroso, stringere i denti e
tirare avanti porta anche a indebolire le nostre difese. Sta a ciascuno di noi riconoscere la tristezza che si
può celare dietro comportamenti compulsivi e saper accogliere il desiderio di cambiamento che porta con
sé. Così possiamo attivare le nostre risorse e cercare fonti di gratificazione più appropriate e più durature,
che possono migliorare la qualità della nostra vita. La tristezza ci fa stare male, ma talvolta siamo proprio
noi a non farla andare via. Quando siamo tristi il pensiero razionale dovrebbe stare sullo sfondo. La
tristezza, poi, presenta una seria di sfumature che possono davvero rendere grigie, e a lungo, le nostre
giornate. È il crollo delle illusioni, dal sapore amaro e struggente. Abbiamo perso qualcosa cui abbiamo
creduto ciecamente e per questo proviamo un dolore rovente.
Cosa dobbiamo fare per accogliere la tristezza e lasciare che dentro di noi faccia pulizia, prepari il terreno
per il nuovo che sta arrivando?
Affidati al silenzio. Il compagno ideale del vuoto che la tristezza sta creando in te. Non parlare, ma osserva
cosa succede: così riattivi le tue energie interiori.
Metti da parte la razionalità. Quando tendi a gestire e a organizzare la vita usando solo la testa, cercando di
controllare e razionalizzare ogni cosa, rischi solo di renderti più fragile e di spalancare le porte a disistima e
depressione. Ogni tanto fai qualcosa di spensierato e senza scopo, lasciando che la spontaneità trovi spazio
nella tua giornata.
Riscopri il lavoro manuale.
Fai spazio e liberati delle cose inutili. Ripulire e buttare via ciò che è inutile o non usi più da tempo equivale,
simbolicamente, a sgomberare lo spazio interno da contenuti morti, compresi quelli che alimentano la
tristezza. Spazzare e lavare con energia, eliminare tutto quello che non ti serve più può aiutarti a
trasformare la tristezza in una sensazione di leggerezza. Non è un caso, infatti, che dopo un abbandono,
come la fine di una relazione, un trasloco, un trasferimento, un profondo dolore come un lutto, una
separazione o un tradimento l’istinto ci porta a… pulire.
L’obiettivo: liberarsi di ciò che non ti rispecchia, che appartiene a una fase superata della tua vita per far
entrare aria nuova.
Riporta l’attenzione a ciò cui tieni davvero e come metterlo in pratica ogni giorno.
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