Coppia: rete di relazione

Ciascuno dei partner ha fatto esperienza dell'essere figlio/a, ha quindi un modello di riferimento nei propri genitori.

 

Ciascun partner è portatore di relazioni e queste relazioni sono anche (e soprattutto) con la propria famiglia di origine. In virtù di questo, non ci dobbiamo quindi dimenticare che ogni coppia si definisce e trova la sua identità a partire dal confronto che ciascun partner fa (più o meno consapevolmente) con la relazione di coppia dei propri genitori. In questo continuo confronto la nuova coppia può mettere in atto diversi comportamenti più o meno funzionali e generatori, tutti volti a definire la propria identità, che non può prescindere dal confronto col tipo di coppia che sono, o sono stati i rispettivi genitori. 

Proviamo a vederli uno per uno.

·         Un primo comportamento può essere denominato "ripetizione" e, appunto, porta la coppia a ripetere, senza cambiare, quanto trasmesso dalla famiglia d'origine.

·         Un secondo comportamento, basato sulla convinzione della coppia di essere totalmente differente dai rispettivi genitori, può invece portare i partner a voler rompere qualsiasi tipo di trasmissione e riedizione dei modelli sperimentati nelle famiglie d'origine. Di conseguenza, può accadere che sentano in qualche modo di "subire" anche questo loro atteggiamento alquanto differente, proprio perché imposto loro dall'esigenza di "rompere" con il passato. In questa modalità il modello genitoriale non sparisce totalmente, perché la nuova coppia costruisce la propria identità proprio per "contrasto" rispetto a quanto fatto dai genitori e in questo mostra tutta la sua dipendenza dal modello da cui intende allontanarsi.

·         Un terzo comportamento può essere definito di "sbilanciamento" perché con esso la coppia decide di rompere (per motivi ideologici, valoriali, per differenza di posizione sociale ecc.) con una delle due famiglie d'origine. L'identità di coppia viene quindi costruita a partire solo dai modelli genitoriali che sono considerati "accettabili" e che sono spesso gli unici effettivamente accessibili.

·         Un quarto comportamento è quello che porta la coppia a negare in toto di aver avuto dei modelli ("negazione"). Viene, quindi, a mancare completamente il riferimento alle famiglie d'origine. Sono quelle situazioni in cui spesso i partner pensano: "Io sto con te, non con i tuoi genitori, perciò siamo noi a dover prendere in mano la nostra vita". In questi casi si ritiene che la coppia sia qualcosa che riguarda e "deve" riguardare solo i partner. Le famiglie devono starne fuori perché metterebbero i bastoni fra le ruote alla coppia!

In tutti questi comportamenti, e in tutte le declinazioni e le mescolanze che possiamo ritrovare nelle coppie reali, ciò che viene meno, in un modo e nell'altro, è la consapevolezza che entrambi i partner appartengono a una storia che, volenti o nolenti, influenza il tipo di relazione che intendono far crescere nel tempo. È molto probabile che all'inizio della relazione i partner pensino di bastare a loro stessi e abbiano bisogno di prendere le distanze dalle proprie famiglie, per cercare di costruire una propria identità di coppia. 

La coppia non si costruisce solo grazie alla distinzione dalle famiglie d'origine, ma anche grazie al confronto con il contesto socioculturale e con la comunità nei quali è inserita. Ogni coppia, infatti, è parte di una rete di relazioni formali e informali che ne definiscono la natura "sociale".

La natura sociale della coppia può ritrovarsi nel fatto che la coppia nasce e si sviluppa come istituzione sociale: essa, essendo l'incontro di mondi e relazioni personali, si propone come una realtà intermedia tra il singolo individuo e il contesto sociale. Il sociale, inoltre, può a sua volta influenzare la relazione di coppia rappresentando un "luogo di rifugio e di supporto".

 

"Una persona antisociale crede che gli altri esistano per soddisfare le sue necessità, e che quando lo fanno compiono solo il loro dovere. Dunque non c'è spazio per l'amabilita dell'amore e del suo linguaggio" (Papa Francesco, Amoris Laetitia, n.100).

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